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lunedì 29 dicembre 2014

Un pomeriggio con la storia.

Quando vai a trovare un Reduce, non è solo per un doveroso saluto, per il rispetto che hai che per quella persona e per tutto quello che rappresenta.
Quando suoni alla porta di un Reduce e questa si apre, varchi una soglia che è quella della storia, con essa si apre un mondo di ricordi e la persona che hai davanti a te ha scritto la storia. 
E' la Storia che leggi nei libri, quella che leggi nelle targhe nei sacrari, quella che vedi nei filmati in bianco e nero che con passione archivi e rivedi, è la Storia.
Passare del tempo in sua compagnia è come sfogliare le pagine di un libro, è precipitare nei fatti bellici e nella vita di quei giorni, come se fossero accaduti ieri.
Impressiona a volte la semplicità con la quale, mentre si prende un caffè e si chiede quanto zucchero si desideri, i racconti ripartano da quella tragica mattina, o da quel ponte attraversato sotto i colpi dei mortai, ogni particolare è vivo nella mente del reduce; la guerra, nella sua tragicità, ha la capacità di fissare nella mente del soldato, in maniera indelebile, tutte le immagini e le emozioni vissute, una ad una e queste ritornano come un fiume in piena, quando i suoi occhi diventano rossi e lucidi e le sue mani iniziano a gesticolare ripercorrendo azioni, movimenti e grida.
L'incontro avuto qualche giorno fa dal nostro Vice Presidente con Giorgio Carducci, reduce del LI° Btg. Bersaglieri è stato tutto questo ed  i suoi ricordi e la sua gioia per aver vissuto un pomeriggio con la Storia ci sono stati trasmessi la sera stessa con una mail e con delle immagini che Giorgio Carducci vuole condividere con tutti noi.
La prima è quella del suo tesserino, del Primo Raggruppamento Motorizzato, una rarità, la seconda è la poesia scritta da suo nipote, colpito dai racconti del nonno ed in particolare dal racconto della grande amicizia che aveva con Sergio Corvino, giovane bersagliere, che ha visto morire al suo fianco, colpito da una scheggia di mortaio, la terza è la foto del suo amico, Sergio.
A distanza di decine di anni, tornando a casa di Giorgio Carducci, l'amicizia con quel Bersagliere è immutata e indelebile nel tempo è ferma ai giorni trascorsi insieme ed a quel tragico istante.
Noi andiamo ad ascoltare Lui e Lui ci racconta di un'altro che non è tornato, perchè nel suo cuore pensa che ne abbia più diritto, è questa la grandezza di questi uomini, di questi Bersaglieri, passati attraverso la Seconda Guerra Mondiale e giunti fino a noi.
Vi riportiamo, tra le immagini, quella di Giorgio Carducci davanti la Sala della Memoria, rimase in silenzio, con i suoi ricordi, l'immagine era troppo forte per lui e ognuna di quelle croci bianche era per lui un volto, un racconto, una situazione vissuta.
Prima di avvicinarsi, chiese alla figlia il cappello piumato, lo indossò e riprese ad avvicinarsi alla Sala, dando ad ognuno di noi il significato più profondo che hanno quelle piume al vento.



                                                            Il suo amico, Sergio Corvino

                                                 Giorgio Carducci visita la Sala della Memoria






sabato 27 dicembre 2014

Trincee '14 / '18 - La Grande Guerra negli occhi di un soldato



Prima mostra in 3D dedicata al Centenario della Grande Guerra. Promossa dalla Fondazione Moderni, la mostra, che è stata riconosciuta dalla Struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministro per il centenario della Prima Guerra Mondiale e ha ottenuto il patrocinio di Roma Capitale e della Regione Lazio, permetterà al grande pubblico di ripercorrere l’ inferno delle trincee attraverso gli occhi di un soldato al fronte.
Grazie ad un esclusivo materiale audiovisivo ed a una rara collezione di oltre 1000 lastre fotografiche tridimensionali scattate nelle prime linee, la mostra permetterà al grande pubblico di ripercorrere l'inferno delle trincee, attraverso gli occhi di un soldato al fronte, con l'obiettivo di diffondere nelle giovani generazioni una maggiore conoscenza storica e consapevolezza di uno degli eventi che hanno maggiormente influito sul processo di costruzione del nostro Paese.
L’ iniziativa, sponsorizzata dalla società di produzione Amygdala, si inserisce nel calendario delle commemorazioni dedicate ai 100 anni dallo scoppio della prima Guerra mondiale a cui hanno partecipato circa 6 milioni di italiani. Un evento che ha segnato profondamente la storia sociale, politica, economica e culturale del nostro Paese.
Tra gli obiettivi espliciti della mostra la promozione nelle giovani generazioni di una maggiore consapevolezza storica e della conoscenza degli eventi che hanno influito sul processo di costruzione del nostro Paese.

Dal 24 maggio al 24 settembre 2014 (prorogata al 31 dicembre 2014)
Lun-sab ore 10.00-13.00 / 15.00-19.00
Ingresso gratuito, Prenotazione consigliata


FONDAZIONE MODERNI
La Fondazione Moderni è stata costituita dai coniugi Pompeo Moderni e Rosa Gordini in memoria del giovane Mario Moderni, nato a Roma nel 1893 e morto eroicamente il 3 novembre 1915 a soli 22 anni sul fronte di guerra.Eretta in ente morale con Regio Decreto 16 maggio 1926, n. 1116, la Fondazione ha lo scopo di eternare il nome di Mario Moderni, studente dell'Accademia di Belle Arti di Roma, mediante il conferimento di borse di studio a giovani meritevoli. La Fondazione, a partire dal 2003 è stata profondamente rinnovata con l'adozione di un nuovo statuto che ne ha rilanciato le attività, prevedendo, in aggiunta alle borse di studio, l'istituzione di comunità studentesche in grado di sostenere il percorso di studio e di inserimento professionale di giovani meritevoli e lo svolgimento di attività di promozione e valorizzazione dei giovani talenti nel mondo dell’arte e della cultura.

Info tratte dal portale della fondazione Moderni e dal sito del Comune di Roma





lunedì 22 dicembre 2014

Bastogne... Dicembre 1944 well we remember !


L'assedio di Bastogne fu lo scontro più importante combattuto dalle forze americane contro l'Esercito tedesco, durante l'offensiva delle Ardenne nel dicembre 1944 sul fronte occidentale nella seconda guerra mondiale, ed ebbe un'importanza decisiva sull'esito complessivo della campagna. La lunga battaglia fu caratterizzata inizialmente dalla pericolosa avanzata delle Panzer-Divisionen tedesche e dal conseguente accerchiamento il 21 dicembre della 101ª Divisione aviotrasportata americana all'interno della città di Bastogne, importante nodo di comunicazioni in Belgio.
Gli scontri proseguirono per numerose settimane anche dopo che il 26 dicembre i valorosi paracadutisti statunitensi, che avevano organizzato una tenace resistenza, furono sbloccati dalla controffensiva di alcune divisioni corazzate americane al comando del generale Patton.
Il comando tedesco non arrestò i combattimenti ma, al contrario, radunò forze sempre più numerose nell'area di Bastogne, sottraendole ad altri settori del fronte delle Ardenne per cercare di richiudere il corridoio americano e conquistare la città. Questi ultimi tentativi tedeschi diedero origine a nuovi duri scontri fino ai primi giorni di gennaio 1945, e terminarono comunque con il successo delle forze americane che, malgrado l'inferiorità numerica e di mezzi, respinsero i tentativi del nemico e mantennero il possesso di Bastogne, costringendo le forze tedesche a desistere, a retrocedere e da quella sconfitta, passare sulla difensiva solamente.
Dopo lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, gli americani avanzarono fino alla linea Sigfrido. Dopo questa manovra la Germania era in guerra su tre fronti: est, ovest e sud.

Nella tana del lupo, a Rastenburg, Prussia Orientale, nel quartier generale di Adolf Hitler, i generali col comandante dell'esercito, Hasso von Manteuffel, progettavano l'estrema difesa di Berlino: Manteuffel, pensava di trincerarsi lungo la linea Sigfrido ma Hitler non voleva solo difendersi, ma attaccare nell'inverno, proprio mentre gli alleati erano più stanchi, secondo le sue concezioni strategiche di guerra lampo (in tedesco Blitzkrieg). Hitler propose un audace attacco diretto verso il porto di Anversa, un obiettivo inutile in quanto gli alleati non adoperavano il porto, pur in loro mani, ma nessuno dell'alto comando tedesco osò contrastare le decisioni di Hitler. Il 15 dicembre 1944 nei dintorni di Heinerscheid, Belgio, era stanziata la 28ª divisione, l'attacco era imminente.

Il 16 dicembre 1944 i tedeschi presero l'iniziativa con l'Offensiva delle Ardenne.
Il 17 dicembre i panzer attraversarono il Clerf e invasero Clervaux.
Le Ardenne sono una zona collinare e boscosa, era dunque molto importante per la rapidità di movimento dei carri armati tedeschi il controllo di Bastogne, su cui convergono le sette principali strade della regione e inevitabile punto di passaggio per raggiungere Anversa.

La sera del 16 dicembre il tenente generale Troy H. Middleton ed il comando dell'VIII Corpo d'armata capirono la gravità della situazione; dopo la perdita definitiva della coraggiosa 28ª Divisione fanteria e dopo che le colonne corazzate tedesche superarono i fiumi Our e Clerf, le vie di accesso a Bastogne, nodo di comunicazioni fondamentale e sede del quartier generale del corpo, erano aperte ai panzer tedeschi che acceleravano l'avanzata, percorrendo le vie d'accesso alla città belga.
Entro la mezzanotte del 17 dicembre, il colonnello Joseph H. Gilbreth, comandante del Combat Command R della 9ª Divisione corazzata, si portò, secondo gli ordini di Middleton, rapidamente a est di Bastogne e organizzò le sue forze in quattro raggruppamenti tattici: la Task Force Rose, guidata dal capitano L. K. Rose, con una compagnia di carri M4 Sherman, un plotone di genieri e reparti di fanteria meccanizzata, a Lullange (15 km a nord-est di Bastogne); un gruppo principale subito dietro, ad Allenborn: la Task Force Harper del tenente colonnello Ralph S. Harper con il grosso del 2º battaglione corazzato (due compagnie di carri armati) e due compagnie di fanteria (a cui si unì anche il colonnello Gilbreth con il suo quartier generale); ed infine due gruppi più piccoli: a nord di Allenborn la Task Force Booth (guidata dal tenente colonnello Robert M.Booth) e a sud la Task Force Hayze, a Derenbach, 10 km a est di Bastogne.

La 101ª e l'82ª aviotrasportate si stavano riprendendo e rinfoltendo di rimpiazzi a Mourmelon-le-Grand. La città però non aveva depositi di munizioni e le truppe, fino a quel momento, convinte di dover stare ferme fino a primavera in attesa di essere lanciate su Berlino. Il 18 dicembre 1944 a difendere Bastogne fu mandato Anthony C. McAuliffe, un generale d'artiglieria al comando della 101ª Divisione aviotrasporta, un corpo d'elite di paracadutisti, che raggiunsero Bastogne con i camion dell'esercito. Il generale McAuliffe, che era un generale d'artiglieria, non disponeva di forze sufficienti ma sapeva bene dove, quando e come disporre quei pochi pezzi d'artiglieria che aveva. Dislocò i suoi reparti in modo che avessero il massimo di mobilità, schierandoli in piccoli gruppi su tutto il perimetro e aumentando la forza d'urto delle sue forze d'artiglieria spostandole celermente, là dove avveniva l'attacco nemico e mise in atto un devastante ed efficace fuoco di sbarramento, che i tedeschi non riuscirono a superare.
Le truppe non disponevano di abbigliamento adatto al freddo inverno delle Ardenne. Vennero mandati al fronte con scarse munizioni, solo quelle che i soldati avevano salvato singolarmente dalla campagna in Olanda, vestiario non invernale (nessun cappotto imbottito, stivali da neve, calze pesanti, guanti o altro equipaggiamento), e scarse razioni alimentari. Molti avevano solo le razioni K personali.

La compagnia Easy costituì la sua linea di difesa nei boschi del Bois Jaques a sud della città di Foy.
Il 22 dicembre gli americani malgrado tenessero la posizione, erano arrivati alla fine delle proprie risorse alimentari e scorte di munizioni. Il tempo nuvoloso aveva impedito i rifornimenti per via aerea. L'ordine di McAuliffe era di sparare solo a colpo sicuro. Von Manteuffel, si rese conto della situazione e mandò un messaggio chiedendo la resa degli americani. La risposta del generale Anthony C. McAuliffe fu Nuts, un gioco di parole che oltre a volere dire Not fa riferimento alle noci genitali come insulto. Von Manteuffel furibondo, quella stessa notte fece bombardare Bastogne dalla Luftwaffe ma la 101° non mollò.

Il 23 dicembre 1944, Patton era vicino, la 3ª armata che era diretta a Sud, venne mandata a marce forzate verso Bastogne.
Il tempo migliorò e vennero paracadutati rifornimenti, cibo e munizioni: in poco più di 4 ore, 251 aerei rifornirono la 101° che iniziò subito a bombardare con l'artiglieria le postazioni tedesche.

Von Manteuffel venne informato dell'arrivo di Patton e chiese all'alto comando tedesco il permesso di bloccarlo prima che arrivasse a Bastogne ma Hitler gli negò il permesso e allora Von Manteuffel decise di sferrare un attacco su Bastogne prima dell'arrivo di Patton.

Il 24 dicembre 1944 fuori da Bastogne si ammassò tutta la 5ª armata tedesca, per travolgere il nemico con la superiorità numerica.
Il 25 dicembre 1944 iniziò la battaglia finale: i tedeschi attaccarono in forze ma gli americani resistettero, avendo ben rifornita l'artiglieria e la usarono per colpire i carri armati tedeschi. Patton era vicino e i tedeschi non riuscendo a vincere, chiesero rinforzi, ma Hitler non aveva più niente da dare, la sua strategia della guerra lampo, contro la 101ª divisione aviotrasportata, non aveva funzionato.

I tedeschi vennero decimati e si ritirarono. Tre giorni dopo arrivò Patton che guidò la controffensiva fino alla fine di gennaio.
Per i tedeschi non solo fu perduta Bastogne ma fu perduta anche l'avanzata verso Anversa e qualsiasi ulteriore possibilità di attacco. D'ora in poi i tedeschi si difesero soltanto, senza più attaccare, fino alla fine della guerra.

(Fonte dati: Wikipedia)


































 
 

“Le guerre possono essere combattute con le armi, ma alla fine sono vinte dagli uomini. Sono lo spirito dell'uomo che obbedisce e lo spirito di quello che comanda che conducono alla vittoria.”
George Smith Patton



 

martedì 16 dicembre 2014

16 Dicembre 1943




la bandiera del rinato esercito Italiano
sventola sulla vetta di Montelungo, le colline sono conquistate a caro prezzo, per conquistare la libertà ci vorranno ancora due lunghissimi anni.
Dopo i discorsi, le mostrine e le cerimonie i cavalletti non sono più su quel sacrario e nemmeno le targhe di coloro che sono tornati
per onorarli e ricordarli. Con i moderni mezzi creati dal progresso e dalla libertà, per la quale i ragazzi del LI° Bersaglieri e del 67° Fanteria Legnano si sono immolati, continuiamo ad Onorarli e Ricordarli, perché questa è la nostra missione in tempo di pace.
Dove c'è un Bersagliere, lì c'è l'onore.
 

lunedì 15 dicembre 2014

Le foto della manifestazione del 6/7/8 Dicembre

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno visitato la mostra, la vostra partecipazione e le bellissime parole ricevute sono da stimolo per continuare nel lavoro iniziato e fare sempre meglio.
Una persona mi ha detto: "la ringrazio, perché lei è giovane e conserva la nostra memoria per coloro che verranno domani" e non c'è complimento più bello per chi ha nei suoi ideali quello di  "onorare e ricordare". 
 
Grazie!
 
 
 
Prosegue l'impegno culturale dell'Ass. LI° Btg. Bersaglieri "Montelungo 1943" attraverso, mostre, convegni, incontri con scrittori. Riportiamo alcune foto della manifestazione "Volti di Guerra e Giornali di Guerra", mostra allestita presso il Castello Orsini di Castel Madama, in collaborazione con l'ass. HighWay Six, veicoli storici militari d'epoca. La mostra resterà aperta anche nei giorni di sabato e domenica prossimi, con orario 9:30-14:00  15:00-20:00.