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martedì 29 agosto 2017

Gruppo di combattimento Friuli ora c'è il nome.



Aggiorniamo ancora una volta le informazioni su Padre Ilario Guglielmo Castellan e siamo felici e onorati di condividerle con tutti voi. Le informazioni ci giungono da un nostro lettore del Belgio, che salutiamo, Gilles Olivier Lebrun Piaser.
Dalle sue parole scopriamo che Castellan era cugino della sua nonna, la s.ra Schiavon, fu ordinato sacerdote il 30 giugno del 1935.
Alla fine della guerra, nel 1947, fu missionario in Cina.
Dalla Cina fu espulso il 3 dicembre del 1951 ed ha continuato la sua opera in Giappone dove morì il 29 luglio del 1978.
Attualmente è sepolto a Tokyo, non sappiamo dove.
Gilles ha contattato i Carmelitani Scalsi della Provincia di Treviso per avere ulteriori informazioni, ma anche noi ci muoveremo con le ricerche a Tokyo.
Grazie Gilles! speriamo di avere altre informazioni sulle ricerche che stai facendo tra i tuoi parenti.


Aggiorniamo con piacere questo Post, con le informazioni ricevute da due grandi amici del LI°, Alberto Priero e Massimo Garagnani.

La giacca della "Friuli" era di un cappellano militare.
 Padre Ilario Guglielmo Castellan, fu Gaetano e di Erminia, nato a Lacan (Buenos Aires) - dati del 1946
Di seguito la motivazione della sua croce di guerra:





e alcune sue foto...




con la loro passione, la cultura e le informazioni che hanno raccolto nel tempo hanno ridato un' immagine ed un nome ad una giacca militare; la missione che noi abbiamo dentro, quella di Onorare e Ricordare, regala delle emozioni che non si possono descrivere.

Grazie Alberto, grazie Massimo!





Lo scorso settembre pubblicai questo post, raccontando dell'acquisto di una giacca militare appartenuta ad un tenente medico del gruppo di Combattimento Friuli; in realtà non si tratta di un tenente medico ma di un cappellano militare.
Rettifico quindi il mio scritto, grazie alla collaborazione dell'amico Alberto Turinetti di Priero, la sua vastissima conoscenza e la sua documentazione altrettanto vasta mi ha permesso di scoprire anche il nome del cappellano militare, Padre Guglielmo Castellan.
E' un emozione ancora più grande, aver dato un nome a quella giacca con il tricolore ed il simbolo della Friuli.
Se riusciremo ad avere maggiori informazioni aggiorneremo di nuovo questo post.
grazie.


Volevo raccontarvi, in questa prima notte fresca di Settembre, del nuovo ospite che ho a casa mia.
L'arrivo è stato quanto mai inaspettato, dovuto alla bella amicizia nata con Stefano, collezionista di oggetti militari della IIa Guerra Mondiale con il quale sono entrato subito in sintonia.
Il bello di noi appassionati di storia e di conservazione della memoria è che siamo uniti da comuni sentimenti, strumenti a corda, dove basta il minimo pizzico per far scattare la melodia dei racconti, dei ricordi, dei sogni e di tutto quanto circonda chi è dentro questa passione.
Le divise, i mezzi, le armi, le foto o la buffetteria, tutto è per noi memoria e conservazione.
C'è una differenza tra il semplice mercante e colui che colleziona e vende, quest'ultimo è alla ricerca delle fonti, non si limita ad avere un oggetto, una divisa, ma ne ricerca la storia, il proprietario, i luoghi dove ha combattuto e tutto quanto possa "raccontare" quell'oggetto.
Nella collezione di Stefano c'era tutto questo ed anche di più, non vende l'oggetto, ma la storia che l'oggetto rappresenta, quello che ricostruisce con le parole è un diorama fatto di oggetti di luoghi di persone, di sangue, di lotta, di fatica, di onore e gloria per i vinti e per i vincitori.
I suoi occhi divennero lucidi quando aprì la divisa appartenuta ad un pilota del regio esercito caduto in Africa, le sue mani tenevano con cura la foto in bianco e nero di quell'ufficiale abbracciato alla fidanzata con indosso la divisa che io avevo in mano.
Era un grande cerchio che si chiudeva, la divisa, l'uomo, il soldato, la sua storia, ed era bello ascoltare le sue parole e vedere con quale delicatezza le sue mani toccavano fregi e mostrine.
In quelle due ore passate a visionare la sua collezione ho viaggiato con la fantasia dal 1939 al 1944 rivivendo alcune battaglie attraverso le divise degli uomini; fino a quando non fece uscire dall'armadio una divisa molto semplice e "povera" rispetto alle altre ma dal grande significato per me.
Era la divisa del Gruppo di Combattimento Friuli..
Stefano aveva da poco poggiato sul tavolo un elmetto Italiano con il piumetto ed ora arrivava una giacca della Friuli... comprese la mia emozione e mi concesse di vederla meglio alla luce del sole e di poterle fare due foto.
Mille pensieri mi riempirono la mente in quei pochi minuti, ricordavo qualche foto dei miei archivi, la storia, le gesta, la battaglia sul Senio e l'ingresso a Bologna insieme ai Bersaglieri.
Davanti a me c'era un piccolo pezzo della storia del Secondo Risorgimento Italiano, i colori delle mostrine erano inconfondibili, 87° e 88° reggimento fanteria Friuli, le mostrine erano di un tenente che aveva due nastrini, il primo, croce al merito di guerra, il secondo per aver combattuto dal 1940 al 1943.
Una croce rossa indicava il probabile medico di uno dei due reggimenti.
Riportai indietro la giacca, che venne riposta nell'armadio, il prezzo era troppo alto per me, non potevo acquistarla, ma avevo comunque le foto con me e avrei potuto ogni tanto rivederla.
La giornata proseguì con altre bellissime divise, un pranzo meraviglioso e tanti racconti di storia, di oggetti trovati nel corso degli anni.
Al rientro, facendo compagnia all'amico Marco, compagno di viaggio in quella giornata speciale, spesso la memoria tornava all'incontro avuto con quella giacca, al futuro proprietario e in quale teca o manichino sarebbe finita.
Sentii di nuovo, ma al telefono, l'amico Stefano per invitarlo alla prossima manifestazione a Montelungo per il 71° della Battaglia, con la voglia di condividere con lui quelle giornate, perchè appassionato come noi di un certo modo di raccontare la memoria e di onorare e ricordare ed ebbi per regalo la conferma che se avessimo organizzato in quei giorni qualche evento o qualche mostra, lui avrebbe portato un pò delle sue divise più belle... chissà pensai, forse rivedo anche la "Friuli" e la "Nembo" (perchè  quel giorno mi fece vedere anche quella...) ma non ebbi il coraggio di chiederlo.
Fu qualche giorno fa che, per qualche alchimia strana o per il destino che spesso unisce la storia di un oggetto a colui che ne sogna il possesso per custodirlo con amore, che mi giunge un sms da Stefano con un prezzo speciale a me riservato.... la giacca doveva venire qui, doveva passare il resto dei suoi giorni qui e farmi compagnia nei ricordi, Stefano lo aveva capito e me ne faceva dono con un prezzo speciale.
Accettai e da venerdì sera la giacca di un tenente della sanità del Gruppo di Combattimento Friuli, decorato con la croce al merito di guerra, che ha attraversato gli eventi bellici dal 40 al 43 mi fa compagnia in stanza, non so ancora a chi è appartenuta, ma lo troverò, perchè il mio cerchio non è chiuso e vorrei mettere accanto a questa giacca anche una foto in bianco e nero con il nome di colui che l'ha indossata per l'onore d'Italia.

Notte a tutti.








Un pò di storia...

Il "Friuli" nasce dalla Divisione fanteria "Friuli" (20^) trasferita dalla Sardegna nel Sannio, agli ordini del generale Arturo Scattini, con i reggimenti 87° e 88° fanteria e 35° artiglieria.
Il "Friuli" si schierò a sud della via Emilia, svolgendo attività di pattugliamento e conquistando importanti posizioni nelle linee degli avamposti nemici. Il 10 aprile 1945 varcò il fiume Senio, costituendo sulla sponda settentrionale una robusta testa di ponte, dopo aver respinto violenti contrattacchi. Nel corso della travolgente avanzata, liberò Castelbolognese e, dopo aspri combattimenti a Casalecchio dei Conti, alle ore 8,00 del 21 aprile entrò in Bologna, tra il tripudio della popolazione della città felsinea.
Le perdite per questa operazione furono notevoli: 84 morti, 159 feriti, 15 dispersi. Quelle invece subite nel corso dell'intera campagna furono di 242 morti, 657 feriti e 61 dispersi.
L'87° Reggimento Fanteria nasce il 1° novembre 1884 a Milano. Inserito con il gemello 88° nella Brigata "Friuli" invia personale per la campagna d'Eritrea nell'anno successivo.
Nel 1911 - 1912 mobilita proprio personale per la Guerra di Libia.
Nel periodo 1915-18 partecipa alla 1^ Guerra Mondiale combattendo a Monfalcone, Monte Mosciagh e nella Conca di Plezzo. Conclude la 1^ Guerra Mondiale in Val Lagarina.

Sciolto il 15 novembre 1926, viene ricostituito il 9 marzo 1937 ad Arezzo per la XIX^ Brigata di Fanteria. Destinato quindi a Scuola AUC, dal 15 settembre 1939 viene assegnato alla Divisione "Friuli" (20^).
Allo scoppio della 2^ guerra Mondiale si schiera alla fronte alpina e nel 1941 partecipa alla campagna contro la Jugoslavia.
Rischierato in Corsica nel 1942, il reggimento partecipa ai combattimenti del settembre 1943 contro i tedeschi.
Lasciata l'isola, viene trasferito in Sardegna quindi in Puglia dove affronta il riordinamento per entrare nel Gruppo di Combattimento "Friuli" a fine '44.
Con tale Grande Unità opera dai primi del 1945 sul fronte del Senio e successivamente nella liberazione di Bologna.
Rimane in forza alla ridenominata "Divisione di Fanteria "Friuli" fino al 30 novembre 1958 quando l'unità è ridotta a Brigata ed il reggimento soppresso.
A seguito della ristrutturazione dell'Esercito del 1975, il 23 settembre dello stesso anno si ricostituisce, dal II battaglione del 78° "Lupi di Toscana" in Pistoia, l'87° battaglione motorizzato "Senio", per la Brigata Motorizzata "Friuli".
Il battaglione opera inquadrato nella Forza di Intervento Rapido (F.I.R.) e viene sciolto il 31 gennaio 1991.
La Bandiera di Guerra del Reggimento è decorata di 1 Ordine Militare d'Italia ed una Medaglie d'argento al Valor Militare.

87°: "Attacco, travolgo, vinco"
88°: "Fedele ed audace"


giovedì 10 agosto 2017

Quel fucile controcarro, l'8 dicembre del 1943 sul fiume Peccia...

Per chi ha letto la storia della battaglia di Montelungo il nome Solothurn è familiare.
Era il fucile controcarro in dotazione ai Bersaglieri del LI la mattina dell'8 dicembre del 1943.
Il "fucilone" come viene spesso nominato, compare spesso nei ricordi dei Bersaglieri; grosso, poco maneggevole, complicato nella messa a punto e posizionamento e molto pesante, maledettamente pesante da portare al seguito.
La fabbrica, Svizzera, si trova a Solothurn, comune di circa 20.000 abitanti del Canton Soletta nel distretto di Soletta. La città ha lo status di capitale del cantone e capoluogo del distretto nel quale è l'unico comune.
Per questo quando Hernan Lorenzo, amico fraterno e socio del Cinquantunesimo si è recato a Solothurn per qualche giorno prima di partire per l'Australia gli ho chiesto se poteva cercare la fabbrica di quel "fucilone"e lui l'ha trovata...

Waffenfabrik Solothurn a Zuchwill, da qui è uscito il "fucilone" al seguito della Seconda compagnia del LI Btg. Bersaglieri AUC; oggi è una fabbrica tessile.
















Fucile controcarro da 20 «S»

Arma collettiva di assalto


DenominazioneFucile controcarro da 20 «S»
TipoArma difensiva
Nazione di origineSvizzera
Nazione utilizzatriceItalia
ProduttoreSolothurn

Arma semiautomatica a corto rinculo di canna e ad utilizzazione, diretta dei gas, con canna ed ottu-rato^re che retrocedono con percorso diverso.
L'arma è ad otturatore chiuso. L'energia di rinculo viene diminuita da un freno di bocca. L'alimentazione è fatta mediante caricatore di 10 cartucce, con avviso di serbatoio vuoto.
Per il trasporto, l'arma è montata su di un carrello che può servire anche quale cavalletto di tirò. Per il trasporto a spalla, l'arma viene scomposta in due parti: canna (Kg. 20,5); castello (Kg. 34,2).
Servizio dell'arma: 2 uomini: tiratore e caricatore (questo ultimo a sinistra dell'arma).

Dati numerici principali


Serventi2 (tiratore e caricatore)
Calibro20 mm
Rigatura8 righe
Elevazionemin. +5°° max +192°°
Brandeggiosettore di 52°
Velocità iniziale832 m/s
Peso totale54,700 Kg.
Peso canna completaKg. 20,500
Peso castello senza bipedeKg. 30,200
Peso bipedeKg. 4,000
Lunghezza totale2,16 mt.
Lunghezza canna con freno di boccam. 1,42
Altezza bipedemin. 0,34; max. 0,42
Congegno di puntamentolunghezza linea di mira m. 0,36
graduazioni d'alzo in ettometri da 1 a 15
Congegno di puntamento otticograduazioni d'alzo in ettometri da 1 a 12
graduazioni di scostamento ogni 5°° sino a 25°°
Velocità di tiroteorica 20 colpi al minuto
pratica 10 colpi al minuto

martedì 8 agosto 2017

Il rifugio antiaereo più esteso d'Europa - Campotizzoro (PT)


Dopo il libro consigliato per le vacanze, un luogo consigliato per una visita, se vi capita di passare da queste parti o se ci andate di proposito, come nel mio caso.

Si tratta dello stabilimento della ex SMI di Campotizzoro dove al suo interno fu costruita una serie di gallerie antiaeree per proteggere la popolazione.

Ma vi lasciamo alla lettura del testo presente sul portale www.discoverpistoia.it.


Rifugio di Guerra Museo da visitare

A Campotizzoro, il tunnel scavato nella roccia, a 22 metri di profondità, doveva proteggere migliaia di operai e abitanti della città-fabbrica da attacchi aerei. I locali si presentano del tutto immutati.
È un percorso sotterraneo impressionante quello che si snoda per due chilometri sotto lo stabilimento della ex Smi di Campotizzoro. Qui negli anni Trenta fu realizzato, grazie ad un imponente progetto di architettura militare voluto dagli Orlando, un complesso sistema di gallerie antiaeree per proteggere la popolazione della cittadina industriale da bombardamenti e attacchi chimici. Oggi, finalmente, il sito è tornato accessibile al pubblico grazie allo sforzo dell’Istituto di ricerche storiche e archeologiche di Pistoia: inaugurato il 12 maggio, il museo della ex Smi ha contato un migliaio di presenze in neppure venti giorni. «I rifugi – spiega l’architetto e referente Irsa Gianluca Iori – sono stati scavati nella roccia viva a ventidue metri di profondità per mettere al riparo la forza lavoro dello stabilimento e dunque tutti gli abitanti di Campotizzoro. Quest’ultima era, infatti, una città-fabbrica, nata quasi dalla mattina alla sera grazie alla presenza, dal 1911, della Smi, industria leader nella produzione di munizioni, allora guidata da Luigi Orlando e oggi confluita nella Kme». Al museo si accede da quella che un tempo era la palazzina della presidenza: qui ha sede un percorso espositivo che ricostruisce un secolo di storia del luogo.
Molti i reperti acquistati da Irsa e provenienti dalla collezione della Kme: dalle macchine per assemblare i pezzi per le cartucce, risalenti ai primi del Novecento e ancora funzionanti, a calcolatrici, cimeli e arredi originali. Le sale tematiche permettono, poi, di scoprire quali fasi del processo di produzione erano riservate alle donne, e quali siano stati i brevetti originali nati qui. «La fabbrica – continua Iori - era in tutto e per tutto autarchica: vi si producevano stoviglie per la mensa, arredi per le case dei dipendenti, vi erano asili e scuole professionali che hanno diplomato il fior fiore degli operai specializzati. Ha dato lavoro per decenni a un indotto enorme».
Oltrepassando nuovamente la biglietteria e il bookshop, che presto saranno affiancati da una caffetteria, si può accedere a una delle nove cupole di cemento armato che conducono ai tunnel sotterranei. «Gli accessi ai rifugi – precisa Iori – erano stati studiati a forma di ogiva al fine di deviare i colpi; la struttura esterna era in grado di proteggere anche dagli attacchi chimici». Dopo un centinaio di scalini, e mentre la temperatura scende a poco a poco fino a raggiungere i dieci gradi, si arriva alle gallerie: tutto era stato studiato nei minimi dettagli per contenere seimila persone. I locali si presentano ancora immutati: le infermerie con i posti letto, la cappella religiosa, le cucine, i bagni, le docce per la decontaminazione e, alle pareti, un gran numero di panche su cui gli operai si sedevano aspettando il cessato allarme. Un percorso emozionante, dove sono visibili maschere antigas, ricetrasmittenti e materiali bellici di vario genere, oltre a cartelli di divieto, che suggeriscono di non camminare o di non fumare per non consumare ossigeno inutilmente.

Museo e rifugi S.M.I.
Campotizzoro – San Marcello Pistoiese (Pt)
Via Luigi Orlando, 325
Campotizzoro (PT)
Tel./Fax. +39.0573.65724
rifugismi@irsapt.it
TESTI

Giulia Gonfiantini  





http://www.discoverpistoia.it/it/argomenti/arte/1938-07-12-rifugio-di-guerra-museo-da-visitare.html