Sabato 3 febbraio, all'interno della bellissima struttura che accoglie la Biblioteca San Giorgio di Pistoia
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martedì 30 gennaio 2018
Memorie di Guerra, sabato 3 febbraio, Pistoia, Biblioteca Comunale San Giorgio
venerdì 26 gennaio 2018
27 Gennaio, giornata della memoria: lo spirito di Dachau "senza alcuna pietà"...
Riproponiamo il post del Gennaio scorso, la visita al campo di concentramento di Dachau.
Il 20 Marzo 1933, il Reichsführer delle SS nonché presidente del presidio di Polizia di Monaco, Heinrich Himmler, comunicò l’apertura del primo campo di concentramento in Baviera.
Il 20 Marzo 1933, il Reichsführer delle SS nonché presidente del presidio di Polizia di Monaco, Heinrich Himmler, comunicò l’apertura del primo campo di concentramento in Baviera.
Il campo fu
aperto all’interno della ormai dismessa “ Fabbrica reale di munizioni e di
polvere da sparo”, che fu costruita nei pressi di Dachau durante la prima
guerra mondiale.
I primi
prigionieri che arrivarono nel campo di concentramento di Dachau il
22 Marzo 1933, furono prigionieri politici, soprattutto appartenenti al
partito comunista, a questi si aggiunsero dopo anche i socialdemocratici.
Il secondo
comandante del campo di concentramento di Dachau fu Theodor Eicke che il 26 Giugno del 1933 sostituì il suo predecessore Hilmar Wäckerle. Egli fece del
campo di concentramento una “ scuola di violenza” (Hans Günter Richardi).
Qui Eicke
sviluppò il sistema dei campi di concentramento nazisti e istruì i sorveglianti
SS secondo il principio dello “spirito di Dachau” cioè "senza alcuna pietà".
(Rudolf Höß). Le sue pretese trovarono il culmine nella frase “ Tolleranza è
sinonimo di debolezza”.
Il campo di
concentramento di Dachau fu considerato dalle SS un campo “modello”, infatti,
fu da esempio per tutti gli altri campi di concentramento, soprattutto dal
momento in cui Eicke, il 4 Luglio 1934, divenne ispettore di tutti gli altri
campi di concentramento e capo delle squadre di sorveglianza delle SS.
Eicke ordinò la violenza in tutti i campi di concentramento.
Eicke ordinò la violenza in tutti i campi di concentramento.
Gli austriaci che
furono arrestati dopo l’annessione della loro patria, il 13 Marzo 1938, furono
i primi prigionieri stranieri che arrivarono nel campo di concentramento di
Dachau. Sul posto trovarono anche altre categorie di prigionieri come: Sinti e
Rom, ma anche persone diffamate come fannulloni, che riscuotevano il sussidio
sociale, mendicanti, omosessuali e testimoni di Geova.
In seguito alla
“Notte dei cristalli”, avvenuta nella notte tra il 9/10 Novembre 1938 ai
danni della popolazione ebraica, furono deportati nel campo di Dachau 10.911
ebrei.
Nel Marzo del
1939 arrivarono prigionieri dalla Cecoslovacchia e nel corso della seconda
guerra mondiale, a questi si aggiunsero prigionieri dalla Polonia, Unione
Sovietica, Olanda, Francia e altre nazioni Europee. Molti di loro non
sopravvissero.
Divennero vittime
del terrore delle SS, morirono di fame e di freddo durante i lavori forzati,
di malattie e di epidemie. Nel campo di concentramento di Dachau tra il 1933 e
il 1945 degli oltre 206.00 prigionieri registrati provenienti da oltre trenta Nazioni
diverse, ne morirono più di 40.000.
In memoria dei
morti del campo di concentramento di Dachau oggi sul posto si trova un
Memoriale con museo, archivio e biblioteca, fondato il 9 Maggio 1965, in
occasione del ventesimo anniversario della liberazione di Dachau. La
liberazione avvenne il 29 Aprile 1945 da parte degli americani della 45a Divisione.
Oggi il Memoriale
di Dachau si assume il compito di essere non solo un luogo di commemorazione ma
anche luogo di apprendimento.
Il memoriale di
Dachau è amministrato dalla Regione Baviera, Ministero della Istruzione, della
Cultura e delle Scienze.
Fonte: Centro
Commemorativo di Dachau.
www.dachau.de/it/turismo/campo-di-concentramento-di-dachau-memoriale.html
www.dachau.de/it/turismo/campo-di-concentramento-di-dachau-memoriale.html
Le foto sono relative al mio viaggio fatto in Germania questa estate, tra i ricordi di quel giorno, una giovane ragazza tedesca, che uscendo dalle sale dei forni crematori iniziava a piangere nascondendosi dalla vista dei turisti, venendo in seguito consolata dai suoi amici che non la trovavano più. Da quel poco di tedesco che conosco la frase che ripeteva era abbastanza chiara "Wir taten dies" "abbiamo fatto questo...".