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domenica 14 settembre 2014

Una bella domenica di ritrovamenti..

Sembrava assurdo qualche domenica fa, seguire una traccia, un ricordo sbiadito dal tempo, che narrava di un camion e di una jeep nascosti in una grotta a pochi chilometri da Roma.
Ma la passione non si ferma a ragionare tanto su queste cose e quando l'ho detto a Marco Presti, presidente dell'associazione HighWay Six e socio del cinquantunesimo la risposta è stata una sola... quando andiamo?
La cosa incredibile è che quando stavo parlando con lui al telefono avevo da poco messo un cd di varie musiche da film (di guerra naturalmente) e stava andando il brano "Band of Brothers Requiem (voice)... sorrisi e pensai che forse era la volta buona che ritrovavo in quel fosso profondo il camion e la jeep che vidi tanti anni fa, da ragazzo, in una passeggiata in cerca di un laghetto e di una piccola cascata.
Partimmo in una domenica assolata e calda, condizione peggiore per la zona dove saremmo dovuti andare, ci davano una mano nelle ricerche due amici a cavallo, altra condizione sfavorevole perché sia io che Marco eravamo appiedati.
Il caldo era opprimente e non si respirava, la zona era infestata di zanzare in cerca di sangue umano e credo il mio gli piacesse particolarmente, ogni tanto spuntava dalla boscaglia, tra i rami e gli spini qualche gruppetto di ciclisti in mountain bike, chiedevamo informazioni a loro sulle grotte ma ci dicevano solo del laghetto e di come arrivarci.
Nella mia memoria ricordavo solo una salita, un piccolo pianoro, degli ulivi ed una serie di grotte, dove nella più grande giaceva un GMC intatto ed una Jeep Willys ed altre cose di cui non ricordavo bene.
La strada percorsa diventava sempre più lunga mentre l’orologio segnava orari di calura piena, ormai le speranze erano ridotte al lumicino.
Avevo trovato solo dei chiodi medievali gettati nella scarpata insieme ai calcinacci dai soliti ignoranti incivili di cui questo paese è pieno, che non capiscono non solo le cose che buttano ma i danni che arrecano all’ambiente.
Tutta la zona era abbandonata eppure era piana di tracce romane e medievali che se le avessero avute in Belgio, ci avrebbero sfamato l’intera regione.
Continuammo ancora per un po’, fino a trovare il laghetto e la speranza iniziò di nuovo a tornare; la memoria non mi stava tradendo e decidemmo di prendere una strada sterrata in salita (molto in salita) che si avvicinava ad un grande costone di tufo, raggiunto iniziammo a trovare le prime grotte ed i primi reperti assolutamente bellici, dei fusti di benzina, dei ganci di traino ed altro materiale troppo in profondità nelle grotte per essere decifrato al meglio.
Proseguimmo su quella stradina quando il muso inconfondibile di un camion alleato uscì dalla boscaglia, era lì da 70 anni e lo avevo ritrovato dopo averlo visto la prima volta 28 anni fa! Qualcuno lo aveva tolto dalla grotta che ora risultava chiusa da un cancello di ferro e lasciato a marcire all’aria aperta, ma lui aveva resistito, ed era li.
Per un appassionato di mezzi storici, come è Marco Presti, la vista di un GMC in quella boscaglia è un emozione diversa dalla mia, la sua vista ne studiava i particolari, la conservazione, le parti meccaniche, io mi limitavo a guardarlo in generale, mi stupiva la conservazione della sua stella e delle scritte USA nella parte anteriore. I fari sembravano occhi lucidi e vivi che ci dicevano “portatemi via da qui, sono vivo!” ed il motore sembrava intatto, come pronto a partire per uscire da quel fosso dove lo avevano abbandonato.
Restammo qualche minuto a guardarlo mentre un serpente enorme, di quasi due metri, strisciava a pochi metri da noi, entrando nella grotta da un grande foro nel muro.
Lasciammo il GMC, ma non fu un addio ma un arrivederci perché ci siamo promessi di tornare a trovarlo il prossimo inverno, forse in una missione recupero. Non si può dire di nò a quei fari così lucenti…
Buona visione.









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