Con l'Italia mai!
Erano principi, conti, marchesi, duchi, baroni. Provenivano
dalla Francia e dall’Austria, dalla Germania e dalla Spagna. Li univa un forte
sentimento cattolico e una discreta avversione nei confronti della nuova
Italia, secondo loro in mano alla massoneria. Poi c’erano i soldati di ventura
olandesi e tedeschi attratti dal discreto soldo, c’erano gl’irlandesi giunti a
Roma in odio all’Inghilterra protestante, c’erano i canadesi obbligati dai
vescovi. C’era anche chi fuggiva dai guai con la legge come l’americano John
Surratt accusato a Washington, assieme alla madre già impiccata, di aver
partecipato alla congiura contro Lincoln. Dal 1860 al 1870 costituirono il
nucleo principale dell’esercito del Papa. E nell’anno di porta Pia ne
arrivarono un migliaio sicuri di ripetere le prodezze di Mentana.
E’ un filone impetuoso della nostra storia poco conosciuto e
sul quale finora si è proceduto per luoghi comuni. Non erano mercenari, non
erano ladroni, non erano cacasotto coloro che in quel decennio impugnarono le
armi per difendere Pio IX. Appartenevano all’oltranzismo cattolico e pensavano
davvero di fermare le lancette del tempo. A far compagnia tanti emiliani,
toscani, marchigiani, laziali cementati da un odio profondo per l’unità
d’Italia e convinti che l’unica forma di Paese accettabile dovesse coagularsi
sotto l’egida del Pontefice.
Sullo sfondo i grandi avvenimenti che dal 1846 al 1870
segnarono il pontificato di Giovanni Maria Battista Pellegrino Isidoro Mastai
Ferretti con le sue scarse virtù nazionalistiche e con la sua impressionante
capacità di segnare la Chiesa dell’epoca: dalla verginità della Madonna al
Sillabo, dal lancio mondiale di Lourdes alla protezione accordata a don
Giovanni Bosco, dalla nascita dell’Azione Cattolica al dogma dell’infallibilità
papale. Intorno a lui gl’intrighi velenosi della curia; lo scontro feroce tra
il segretario di Stato, Antonelli, e il ministro della Guerra, de Merode; la
prima grande speculazione edilizia della Capitale.
Un quarto di secolo in cui a diversi ufficiali della milizia
pontificia capitò di battersi nel ’48 accanto ai Savoia per un’Italia ancora
confusa da immaginare, nel ’49 di difendere la Repubblica romana, nel ’60 di
opporsi a Cialdini, nel ’67 di fermare Garibaldi, nel ’70 di arrendersi a
Cadorna ed essere subito arruolati nell’esercito italiano.
Da Cavour a Garibaldi il meglio
del Risorgimento inseguì il sogno di Roma capitale fra compromessi
internazionali e bagni di sangue nel Meridione. La conquista della Città Eterna
si mescolò ai sussulti del brigantaggio. La presenza di Franceschiello a
Palazzo Farnese fu un dito nell’occhio per i Savoia, le avventure di sua moglie
Maria Sofia anticiparono di un secolo quelle di Diana d’Inghilterra con in più
due gemelle nate fuori dal matrimonio.
Alfio Caruso.
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