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giovedì 10 dicembre 2015

Benvenuto al nuovo socio

Da questo Blog, inviamo un saluto Bersaglieresco al nostro nuovo socio:
 
 
Principe Maurizio Gonzaga del Vodice
 
 
Discendente di una delle massime storiche famiglie del patriziato italiano, stirpe di ferrei uomini d'arme e forti condottieri fino dal Medio Evo ma anche di "martiri della carità" come San Luigi Gonzaga.
 
Ricordiamo da questo Blog il nonno ed il padre, due figure importanti della storia Italiana.
 
 
Maurizio Ferrante Gonzaga
 
 


 
Allievo della scuola militare nel 1879, prestò giuramento di fedeltà in Alba nel 1881 in qualità di sottotenente. Nominato capitano nel 1889 e dieci anni più tardi maggiore, venne promosso nel 1906 tenente colonnello e capo di stato maggiore della divisione militare di Livorno.
Fu inviato nel 1909 presso il comando del quarto corpo d'armata di stanza a Genova agli ordini del generale Luigi Cadorna e partecipò nel 1913 alla guerra italo-turca in Tripolitania e Cirenaica, venendo nominato colonnello e comandante del reggimento misto di fanteria con sede a Tobruk. Fu quindi promosso a maggiore generale e nominato a vice-governatore della Cirenaica.
Rientrato in Italia presso l'intendenza del secondo corpo d'armata durante la prima guerra mondiale, alle dipendenze del generale Pietro Frugoni organizzò le truppe destinate al fronte. Il 24 ottobre 1915 gli venne affidato il comando della 9ª divisione di fanteria. Combatté nella battaglia del Podgora e a Tonezza, arrestò la marcia del nemico in Val d'Astico e sull'Isonzo e conquistò il monte Cimone nel luglio 1916.
 Sciolta nel secondo semestre di quell'anno la sua divisione, gli venne assegnata nel gennaio 1917, la 53ª divisione costituitasi con l'accorpamento delle due brigate, Teramo e Girgenti. Dopo il necessario periodo di addestramento, combatté sul monte Vodice, un caposaldo austriaco fortemente presidiato e fornito di gallerie e trinceramenti, ottenendo la prima medaglia d'oro al valor militare, concessagli sul campo dal re Vittorio Emanuele III.
Partecipò alla battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917), sbarrando l'avanzata nemica sul Natisone, ma venne gravemente ferito a un ginocchio e alla mano destra dallo scoppio di una granata, rimanendo mutilato di tre dita della mano destra. Venne quindi trasferito all'ospedale militare di Udine dove lo raggiunse la moglie che lo riportò in auto a Genova, evitando la cattura da parte degli austriaci, entrati ad Udine la mattina del 28 ottobre. A Genova rimase ricoverato presso l'ospedale Mackenzie fino all'agosto del 1918. A Stupizza intanto, gli era stata assegnata su interessamento del re, la seconda medaglia d'oro.
 
Incaricato di mantenere l'ordine alla conferenza di pace di Genova, evitò dimostrazioni di piazza. Dal febbraio 1919 fu comandante della divisione militare territoriale di Genova. Fu quindi promosso a comandante di corpo d'armata, assumendo il comando a Firenze e fu nominato senatore del Regno.
A Firenze si impegnò per l'edificazione di un monumento in onore della "madre italiana" che pensava di collocare in una cappella della chiesa di Santa Croce.
Il 3 settembre del 1925 Benito Mussolini lo nominò comandante supremo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Dopo poco più di un anno si ritirò a vita privata, sebbene avesse avuto dal re un ufficio presso il Ministero della guerra.
A Roma riordinò gli scritti del suo archivio ed arredò il proprio appartamento romano in Prati. Nel 1932 fu creato marchese di Vodice con Regio Decreto del 29-12-1932 e il riconoscimento della qualifica di “Altezza Serenissima”.
Morì nella sua casa romana il 24 marzo 1938. Nel 1941 il governo gli fece edificare un mausoleo sul Vodice, ora in Slovenia, ma a causa della seconda guerra mondiale non poté esservi tumulato e riposa in una tomba familiare del cimitero del Verano a Roma, insieme al figlio Ferrante Vincenzo Gonzaga.
 
 
Ferrante Vincenzo Gonzaga
 
 
 
Laureato a Torino in ingegneria, si arruolò nella 222ª brigata di artiglieria costiera.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre i tedeschi avviarono l'operazione Achse che prevedeva il disarmo di tutti i reparti italiani in armi.
In località Buccoli, nel comune di Eboli il generale Gonzaga fu raggiunto con il proprio reparto da un raggruppamento tedesco comandato dal maggiore Alvensleben che gli intimò la resa.
Gonzaga rifiutò di arrendersi gridando ai propri uomini: "Un Gonzaga non si arrende mai".
Impugnata la propria pistola fu però falciato con una raffica di mitra. Lo stesso maggiore Udo von Alvensleben espresse poi ammirazione per il coraggio di Gonzaga.
Fu decorato con medaglia d’oro al valore militare, medaglia d’argento al valor militare, due medaglie di bronzo al valor militare, medaglia d’argento al valor militare di marina e croce di guerra al valor militare.
 
MOVM
«Generale comandante di una divisione costiera, avuta notizia della firma dell’armistizio tra l’Italia e le Nazioni Unite, impartiva immediatamente gli ordini del caso per opporsi ad atti ostili da parte delle truppe germaniche, pronto a tutto osare per mantenere fede alla consegna ricevuta dal Governo di S.M. il Re. Mentre si trovava con pochi militari ad un osservatorio, invitato da un ufficiale superiore germanico — scortato da truppa armata — ad ordinare la consegna delle armi dei reparti della Divisione, opponeva un reciso rifiuto. Minacciato a mano armata dall’ufficiale germanico, insisteva nel suo fermo atteggiamento e portando a sua volta la mano alla pistola, ordinava ai propri dipendenti di resistere con le armi alle intimazioni ricevute, quando una scarica di moschetto automatico nemico l’uccideva all’istante. Chiudeva così la sua bella esistenza di soldato, dando mirabile esempio di elevate virtù militari, cosciente sprezzo del pericolo, altissimo senso del dovere.»
Salerno, 8 settembre 1943


 

 
 
 
 


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