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giovedì 31 dicembre 2015

Happy New Year 2016


Auguri a tutti i nostri lettori di buon anno duemilasedici.



















giovedì 24 dicembre 2015

L'associazione LI° Btg. Bersaglieri, tutti noi, vogliamo inviarti gli auguri di Buon Natale ed un felice anno nuovo.
La nostra missione anche per il 2016 resta quella di Onorare e Ricordare tutti coloro che si sono immolati per un ideale di pace e libertà sotto il tricolore.
L'anno che si chiude ci ha visto proporre e realizzare tante manifestazioni e conoscere diverse realtà e professionalità di questo paese.
Per il futuro vogliamo fare sempre di più e far conoscere alle nuove generazione quello che è stato il nostro Secondo Risorgimento Italiano, i patimenti e le fatiche
che tanti giovani ragazzi Italiani, seguiti da fieri comandanti hanno fatto, con l'aiuto di tutti quanti hanno a cuore questa nostra missione.

Vi inviamo gli Auguri di Natale con la lettera scritta il 24 Dicembre 1944 dai nostri soldati.

“ Tutto il Gruppo, su mezzi forniti dagli Alleati, parte da Brisighella per raggiungere Modigliana.

Gli uomini sono in condizioni pietose.
Il combattimento continuo su di un terreno estremamente difficile e sempre con forze inferiori al nemico, le notti insonni nelle veglie per sventare sorprese e imboscate fra le gole e gli anfratti dei monti, il continuo martellare del mortaio o del cannone, l’insidia delle mine micidiali, dovunque sparse, hanno prodotto un senso di nervosismo e di stanchezza su ogni combattente.
Pur tuttavia cantano i patrioti le solenni canzoni dei monti d’Abruzzo perché indomito è il loro spirito se pure le fatiche, la lotta con la natura e la guerra all’oppressore, hanno duramente provato il loro fisico.
I vestiti sono laceri , sporchi oltremodo di un fango attaccaticcio, fradici di pioggia, consumati dall’uso; scarpe sfondate, barbe ispide e incolte, corpi sudici infetti da scabbia e da insetti.
L’intensa attività del fronte non ha lasciato tempo e occasione per l’igiene; ma pur tanto difficile era trovare l’acqua e la calma nei rari accantonamenti rurali e nell’impegno della lotta.
Già dalla partenza la neve incomincia a cadere lenta e fitta.
La colonna procede lentamente sulla strada sconvolta e viscida; sale ansimando sul Trebbio franoso con l’ansito dei motori.
A notte è costretta a fermarsi, tanta è la neve che il vento turbinoso e gelido ha ammassato a barriera.
Le macchine rallentano, provano con insistenza a superare l’ostacolo e si fermano, né valgono i lavori di sgombero della massa bianca che aumenta contro la volontà degli uomini che hanno vinto il fuoco.
Col misero fardello sulle spalle i patrioti si avviano marciando faticosamente verso Modigliana.
Giungono a notte, nel buio e nel freddo.
Niente per loro è stato predisposto; né cibo né alloggio.

I Comandi Superiori del Corpo polacco hanno voluto dimenticare che anche i Patrioti della Maiella sono uomini e soldati come tutti gli altri! Ben altre sedi sono riservate ai reparti alleati di ritorno dal fronte, dove non manchi acqua, luce, in ambienti accoglienti.

All’ultimo momento nella bufera di neve, i patrioti della Maiella sono destinati al piccolo centro di Modigliana, assolutamente inospitale per un periodo di ben meritato riposo, di pulizia e di riorganizzazione, perché molto la guerra ha provato questo luogo, privandolo di ogni cosa indispensabile alla truppa stanca e sporca.

La popolazione apre le case e dona ai reduci ristoro e fuoco. Ognuno trova un cantuccio vicino al focolare e pensa ai suoi cari che casa e fuoco non hanno nella desolazione dei villaggi distrutti e delle baite sconnesse.
Si asciuga una lagrima e pensa quanto giusta e santa sia la Causa per cui combatte, soffre e spera”.

Brano tratto da: Storia della Brigata “Maiella” 1943-1945
Nicola Troilo
Un saluto Bersaglieresco

Auguri a tutti Voi e ad alle Vostre Famiglie






sabato 19 dicembre 2015

Grazie Fratelli Polacchi

Ringraziamo l'Ambasciata Polacca 
per essersi battuta attraverso i canali diplomatici 
affinche lo scempio del villaggio di Natale 
presso la fattoria Albaneta di Cassino 
avesse fine.
Vi onoriamo della Vostra bandiera 
sul nostro Blog
 e salutiamo tutto il popolo Polacco 
che un giorno versò il suo sangue 
sulla nostra terra.


Dziękujemy polską ambasadą
być realizowane w drodze dyplomatycznej
katalog do zniszczenia wsi Boże Narodzenie
w gospodarstwie Albaneta Cassino
Mógł skończyć.
Czcimy swojej flagi
na naszym blogu i pozdrawiam wszystkich ludzi Polski
że pewnego dnia przelał swoją krew
na naszej ziemi.






giovedì 10 dicembre 2015

Benvenuto al nuovo socio

Da questo Blog, inviamo un saluto Bersaglieresco al nostro nuovo socio:
 
 
Principe Maurizio Gonzaga del Vodice
 
 
Discendente di una delle massime storiche famiglie del patriziato italiano, stirpe di ferrei uomini d'arme e forti condottieri fino dal Medio Evo ma anche di "martiri della carità" come San Luigi Gonzaga.
 
Ricordiamo da questo Blog il nonno ed il padre, due figure importanti della storia Italiana.
 
 
Maurizio Ferrante Gonzaga
 
 


 
Allievo della scuola militare nel 1879, prestò giuramento di fedeltà in Alba nel 1881 in qualità di sottotenente. Nominato capitano nel 1889 e dieci anni più tardi maggiore, venne promosso nel 1906 tenente colonnello e capo di stato maggiore della divisione militare di Livorno.
Fu inviato nel 1909 presso il comando del quarto corpo d'armata di stanza a Genova agli ordini del generale Luigi Cadorna e partecipò nel 1913 alla guerra italo-turca in Tripolitania e Cirenaica, venendo nominato colonnello e comandante del reggimento misto di fanteria con sede a Tobruk. Fu quindi promosso a maggiore generale e nominato a vice-governatore della Cirenaica.
Rientrato in Italia presso l'intendenza del secondo corpo d'armata durante la prima guerra mondiale, alle dipendenze del generale Pietro Frugoni organizzò le truppe destinate al fronte. Il 24 ottobre 1915 gli venne affidato il comando della 9ª divisione di fanteria. Combatté nella battaglia del Podgora e a Tonezza, arrestò la marcia del nemico in Val d'Astico e sull'Isonzo e conquistò il monte Cimone nel luglio 1916.
 Sciolta nel secondo semestre di quell'anno la sua divisione, gli venne assegnata nel gennaio 1917, la 53ª divisione costituitasi con l'accorpamento delle due brigate, Teramo e Girgenti. Dopo il necessario periodo di addestramento, combatté sul monte Vodice, un caposaldo austriaco fortemente presidiato e fornito di gallerie e trinceramenti, ottenendo la prima medaglia d'oro al valor militare, concessagli sul campo dal re Vittorio Emanuele III.
Partecipò alla battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917), sbarrando l'avanzata nemica sul Natisone, ma venne gravemente ferito a un ginocchio e alla mano destra dallo scoppio di una granata, rimanendo mutilato di tre dita della mano destra. Venne quindi trasferito all'ospedale militare di Udine dove lo raggiunse la moglie che lo riportò in auto a Genova, evitando la cattura da parte degli austriaci, entrati ad Udine la mattina del 28 ottobre. A Genova rimase ricoverato presso l'ospedale Mackenzie fino all'agosto del 1918. A Stupizza intanto, gli era stata assegnata su interessamento del re, la seconda medaglia d'oro.
 
Incaricato di mantenere l'ordine alla conferenza di pace di Genova, evitò dimostrazioni di piazza. Dal febbraio 1919 fu comandante della divisione militare territoriale di Genova. Fu quindi promosso a comandante di corpo d'armata, assumendo il comando a Firenze e fu nominato senatore del Regno.
A Firenze si impegnò per l'edificazione di un monumento in onore della "madre italiana" che pensava di collocare in una cappella della chiesa di Santa Croce.
Il 3 settembre del 1925 Benito Mussolini lo nominò comandante supremo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Dopo poco più di un anno si ritirò a vita privata, sebbene avesse avuto dal re un ufficio presso il Ministero della guerra.
A Roma riordinò gli scritti del suo archivio ed arredò il proprio appartamento romano in Prati. Nel 1932 fu creato marchese di Vodice con Regio Decreto del 29-12-1932 e il riconoscimento della qualifica di “Altezza Serenissima”.
Morì nella sua casa romana il 24 marzo 1938. Nel 1941 il governo gli fece edificare un mausoleo sul Vodice, ora in Slovenia, ma a causa della seconda guerra mondiale non poté esservi tumulato e riposa in una tomba familiare del cimitero del Verano a Roma, insieme al figlio Ferrante Vincenzo Gonzaga.
 
 
Ferrante Vincenzo Gonzaga
 
 
 
Laureato a Torino in ingegneria, si arruolò nella 222ª brigata di artiglieria costiera.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre i tedeschi avviarono l'operazione Achse che prevedeva il disarmo di tutti i reparti italiani in armi.
In località Buccoli, nel comune di Eboli il generale Gonzaga fu raggiunto con il proprio reparto da un raggruppamento tedesco comandato dal maggiore Alvensleben che gli intimò la resa.
Gonzaga rifiutò di arrendersi gridando ai propri uomini: "Un Gonzaga non si arrende mai".
Impugnata la propria pistola fu però falciato con una raffica di mitra. Lo stesso maggiore Udo von Alvensleben espresse poi ammirazione per il coraggio di Gonzaga.
Fu decorato con medaglia d’oro al valore militare, medaglia d’argento al valor militare, due medaglie di bronzo al valor militare, medaglia d’argento al valor militare di marina e croce di guerra al valor militare.
 
MOVM
«Generale comandante di una divisione costiera, avuta notizia della firma dell’armistizio tra l’Italia e le Nazioni Unite, impartiva immediatamente gli ordini del caso per opporsi ad atti ostili da parte delle truppe germaniche, pronto a tutto osare per mantenere fede alla consegna ricevuta dal Governo di S.M. il Re. Mentre si trovava con pochi militari ad un osservatorio, invitato da un ufficiale superiore germanico — scortato da truppa armata — ad ordinare la consegna delle armi dei reparti della Divisione, opponeva un reciso rifiuto. Minacciato a mano armata dall’ufficiale germanico, insisteva nel suo fermo atteggiamento e portando a sua volta la mano alla pistola, ordinava ai propri dipendenti di resistere con le armi alle intimazioni ricevute, quando una scarica di moschetto automatico nemico l’uccideva all’istante. Chiudeva così la sua bella esistenza di soldato, dando mirabile esempio di elevate virtù militari, cosciente sprezzo del pericolo, altissimo senso del dovere.»
Salerno, 8 settembre 1943


 

 
 
 
 


mercoledì 9 dicembre 2015

La Libertà è Fatica, 5 e 6 Dicembre 2015, come onoriamo gli Eroi di Montelungo Noi....


E' con il motto della Cooperativa Valdinievole che vogliamo aprire questo nostro Post che racconta le due giornate meravigliose passate in loro compagnia a raccontare di altri ragazzi, anche loro desiderosi di libertà.
 
La libertà è fatica
 
Leggendo questo motto, posto nella sala della casa madre, nella loro comunità, abbiamo subito sentito un assonanza con quanto fatto dai ragazzi del Cinquantunesimo, da Bari a Bologna. La libertà va conquistata con la fatica, giorno dopo giorno e questo lo sanno gli oltre cento ragazzi che vivono nella comunità.
La giornata, presso l'Hotel Croce di Malta, ha visto centinaia di loro con i rispettivi genitori, ascoltare e vedere le immagini, a volte inedite, di quello che tanti giovani soldati Italiani fecero per conquistare il rispetto dei nuovi alleati e per conquistare la libertà della propria nazione fino al sacrificio più alto.
Nelle oltre due ore di presentazione, immagini, date, cifre e frasi, tratte dai diari del Cinquantunesimo, hanno emozionato i presenti in sala. Al termine, le domande e le curiosità di ognuno ci hanno riempito di gioia, perché in quel momento avevamo la certezza che il sacrificio di quei ragazzi aveva raggiunto i loro cuori, come aveva raggiunto i nostri la loro voglia di libertà dalla dipendenza.
Il giorno seguente sono stati loro a farci il regalo più grande, accogliendoci in comunità, facendoci vivere un giorno accanto a loro, rinsaldando ancora di più un legame che era già nato il giorno prima.
Non volevamo andare via, tanto è stata bella la loro accoglienza e siamo sicuri di tornare presto per stare di nuovo insieme ad onorare e ricordare il sacrificio dei ragazzi del Cinquantunesimo e partecipare al loro percorso per la conquista della libertà più grande, tornare ad essere liberi di decidere della propria vita.
Grazie a tutti Voi per quanto ci avete dato nei due giorni in vostra compagnia.