Era il 3 novembre del 1942, un allievo ufficiale di complemento del LI Btg. Bersaglieri, 3a compagnia moto, di nome Cesare, prende una cartolina in un negozio di Marostica e la invia ai suoi cari a Verona, in via Interrato acqua morta; un lungo viale che costeggia il fiume Adige.
Un gesto semplice, forse dovuto al senso di solitudine che riporta il pensiero a casa, ed ai propri affetti.
Un tavolo in un bar nella piazza assolata di Marostica, una stilografica, un po d'inchiostro e le parole che dal cuore arrivano al pennino pronte per essere spedite.
Il cappello rosso cremisi che corre verso la buca delle regie poste ed il viaggio ha inizio, mentre il Bersagliere ritorna sui suoi passi immaginando già di poter leggere la risposta e sentirsi di nuovo vicino a loro.
La cartolina ha viaggiato, raggiunto i cari e poi è stata conservata in qualche cassetto o in qualche scatola vuota dei dolci di Natale, utilizzata per conservare le lettere e le cartoline del proprio figliolo. In questi 75 anni nessuno l'ha più vista e letta, fino a raggiungere, nel suo penultimo viaggio, l'espositore di un venditore di numismatica.
E' stato davvero un colpo di fortuna o forse doveva andare così, ma alla fine del viaggio, la sua nuova dimora è quel LI Btg. Bersaglieri, che nel frattempo è passato attraverso Bari, Montelungo, Bologna e la guerra di liberazione.
Un piccolo frammento della grande storia della nostra guerra; un ragazzo, un Bersagliere che volta l'angolo della piazza di Marostica e sparisce nel viale che porta alla caserma.
Entrando nella vita privata di un Bersagliere, pubblichiamo la sua cartolina, restando emozionati per la frase che ha scelto posta sulla cartolina.
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