La notte
di Natale 1914, nelle trincee del fronte occidentale (Francia e
Belgio) ci fu una tregua. Si trattò di una eccezionale
circostanza dettata dalla spontaneità di un sentimento di
fratellanza universale, più forte persino del rombo dei cannoni. Non
la ordinarono i comandi supremi che, di contro, fecero di tutto per
condannarla ed accertarsi che mai più si ripetesse in futuro.
I
soldati di entrambe le fazioni uscirono allo scoperto, si
abbracciarono, fumarono, cantarono insieme, si scambiarono doni e
organizzarono persino delle estemporanee partite di calcio. Gli Stati
Maggiori coinvolti nel conflitto fecero di tutto anche per nascondere
l'accaduto e cancellarne ogni traccia o memoria - recentemente però
sono emerse dagli archivi militari di tutta Europa, lettere, diari e
persino fotografie che sanciscono inequivocabilmente che la tregua,
anche se non ufficiale, avvenne realmente e si protrasse addirittura
per più giorni, nel periodo Natalizio del 1914.
Di
recente sono apparsi anche alcuni saggi sull'argomento ed è stato
anche realizzato un lugometraggio dal titolo "Joeux
Noel" ("Merry Christmas" nella versione
Internazionale), che ha vinto il Leone d'Oro al Festival del
cinema di Berlino.
Una
preziosa testimonianza di un soldato inglese
che ebbe modo di assistere di persona a questo evento.
che ebbe modo di assistere di persona a questo evento.
"Janet,
sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini
dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non
ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In
verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi
visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e
la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho
fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di
Francia! "Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che
entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché
per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.
Ma
che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice
d'artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di
giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del
cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si
raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con
pentole e padelle.
E
con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più.
S'appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta
ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha
cercato di liberarsi...» «Con tutto questo, non potevamo fare a
meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo
tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro
sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta
metri davanti a noi." "Tra noi c'è la terra di nessuno,
orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che
ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri
compagni.
Ma
altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in
comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri
mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché
infreddoliti l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito
il fango." "Durante la giornata ci sono stati scambi di
fucileria.
Ma
quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso
interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che
promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo." soldati
che fraternizzano fuori dalle trincee "Di colpo un camerata mi
scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i
tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con
cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia». «Non ho
mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente.
Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a
destra e a sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al
compagno, e John ha risposto: 'alberi di Natale!'. Era vero. I
tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro
trincea, illuminati con candele e lumini." "E poi abbiamo
sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ' stille nacht,
heilige nacht…'. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John
lo conosce e l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'.
Non
ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella
notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini
nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che
applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci
siamo tutti uniti a lui: 'the first nowell (1) the angel did say…'.
Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le
loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi
ne hanno attaccato un'altra: 'o tannenbaum, o tannenbaum…'. A cui
noi abbiamo risposto: 'o come all ye faithful…'. (2) E questa volta
si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in
latino: 'adeste fideles…'». «Inglesi e tedeschi che s'intonano in
coro attraverso la terra di nessuno!" "Non potevo pensare
niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è
stato di più. 'Inglesi, uscite fuori!', li abbiamo sentiti gridare,
'voi non spara, noi non spara!'.
Nella
trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato
per scherzo: 'venite fuori voi!'. Con nostro stupore, abbiamo visto
due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo
spinato e avanzare allo scoperto." "Uno di loro ha detto:
'Manda ufficiale per parlamentare'. Ho visto uno dei nostri con il
fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il
capitano ha gridato 'non sparate!'. Poi s'è arrampicato fuori dalla
trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo
sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un
sigaro tedesco in bocca!" "Nel frattempo gruppi di due o
tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.
Alcuni
di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di
nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate
poche ore prima». «Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti
attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i
tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa.
Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano
l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. 'Molti di noi hanno
lavorato in Inghilterra', ha risposto. 'Prima di questo sono stato
cameriere all'Hotel Cecil." "Forse ho servito alla tua
tavola!' 'Forse!', ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la
ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di
matrimonio. E io gli ho detto: 'non ti preoccupare, prima di Pasqua
vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla'. Si è messo a
ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla
ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli
alla Victoria Station.
Mi
ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche
quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro
sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la
carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e
bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col
chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame
di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa."
"Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la
Russia quasi disfatta.
Noi
gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. 'Va bene, voi credete
ai vostri giornali e noi ai nostri'». «E' chiaro che gli raccontano
delle balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che
punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i 'barbari
selvaggi' di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e
famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono
uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti?
Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone
attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme - non ti dico
una bugia - 'Auld Lang Syne'. Poi ci siamo separati con la promessa
di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di
calcio.
E
insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come
questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa
poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini
e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro
esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito."
"Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se
lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del
mondo." "Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma
che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece
di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di
rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?
Il
tuo caro fratello Tom.""
Brano
tratto da “LA GRANDE GUERRA 1914-1918
COPYRIGHT
ALESSANDRO GUALTIERI 2009
Il principe William, duca di Cambridge e futuro Re d'Inghilterra ha inaugurato un nuovo monumento nel punto dove la notte di Natale del 1914 trionfò la pace tra gli uomini.
Fu giocata una partita di calcio e nel simbolo di un pallone da calcio viene raffigurata una stretta di mano.
La partita, per la cronaca, fu vinta dai Tedeschi.
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