lunedì 11 luglio 2016

Loreto, onori ai soldati Polacchi, fratelli d'armi.

In una giornata d'estate, di sole, caldissima, leggiamo Loreto e subito ci vengono in mente i fratelli Polacchi e la nostra auto devia quasi senza comando.
La ricerca è breve, il parcheggio fortunato, data la zona fortemente turistica, e siamo sulla lunga scalinata che dalla sommità del paese scende in basso, immersa nei pini con lo sfondo azzurro del mare.
Fa caldo, ma non lo sentiamo, il marmo bianco brucia gli occhi, ma è troppa la voglia di porgere gli onori a questi fratelli in armi, esuli per tutta l'Europa, combattenti coraggiosi, che diedero la fede a Dio, il cuore alla Polonia, il sangue all'Italia, come scrissero sulla lapide a quota 593 di Cassino che vide i soldati Polacchi uccisi a centinaia per la conquista di quella collina.
Nel silenzio comune a tutti cimiteri militari, croci bianche, qualche foto, dei ricordi, bandiere e lumini.
Ma tra le tante croci, due lapidi ci hanno fatto riflettere sulla condizione umana, due lapidi, di un soldato ebreo e di un soldato mussulmano, unite sulla stessa linea, sulla stessa terra, dallo stesso ideale e dallo stesso destino. Unite sotto la croce del cimitero, in gran parte cristiano, a testimoniare che non esiste un Dio che opprime, ma che Dio è libero e gli uomini che si riconoscono il lui, siano essi Cattolici, Ebrei, Mussulmani, combattono e muoiono per la loro libertà e per la libertà di poter credere ed onorare il proprio Dio e sentirsi liberi come coloro che non credono in nessun Dio.
La terra alla fine raccoglie le spoglie ed è unica per tutti, i simboli li lasciamo noi sopra per farlo capire, non per continuare ad odiarci.

Sudati, ma pieni di tanta verità nel cuore, salutiamo i fratelli Polacchi e torniamo a casa.


















































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