Il giorni successivi un evento del genere, come spesso accade, ci si ritrova ad elogiare quello che di bello c'è stato oppure a denigrare quello che si è visto. Sul web iniziano a spuntare le foto dell'evento, in molti spiegano quello che si poteva fare e non è stato fatto, altri progettano il prossimo evento e la vita prosegue in attesa del prossimo anno.
Noi, a parte pubblicare nei prossimi giorni le nostre foto e quelle fatte da amici, vogliamo solo soffermarci su quello che abbiamo vissuto, sulle sensazioni che ci ha lasciato la giornata trascorsa con coloro che non sono tornati, perchè crediamo che siano loro le persone da ricordare ed onorare in una giornata in cui ricorre il 73° anniversario dello sbarco di Anzio e questo è quello che abbiamo fatto.
Siamo andati a trovarli in silenzio, in raccoglimento e preghiera, per dire grazie ancora una volta e per fare in modo che le generazioni che verranno dopo capiscano che occorre tornare ogni anno lì per dire grazie, per deporre un fiore, per restare in meditazione ad ascoltare il silenzio suonato da una tromba; per vedere le bandiere delle loro nazioni sventolare nel cielo libere come lo siamo noi.
E per questo che la mattina presto, quando ancora era buio, uscivo di casa e mi muovevo nel silenzio del paese che ancora dormiva, i passi si sentivano nei vicoli come il respiro dell'aria sotto zero, le mani gelate tenevano in mano il labaro della nostra associazione, nella sua seconda uscita ufficiale.
Ricordo la sera prima, quando con cura lo arrotolavo per inserirlo nella sacca, arrivato alle medaglie mi fermai un momento a riflettere; avevo la sensazione che avrei portato soldati decorati ad onorare altri soldati; io ero solo il vettore di quell'incontro.
In fondo mi stavano chiedendo poco, solo di essere portati dove avrebbero voluto stare e dove solo il destino scritto della guerra o dallo scandire naturale della vita furono da impedimento.
Chiusi il portellone della macchina in un turbine di vento e foglie, presagio di piogge e sono partito con destinazione Anzio.
Guidare mentre intorno l'alba fa capolino tra i monti e ci si trova nel silenzio e nei pensieri della giornata che si appresta a vivere è una bella sensazione che si prova solo se dentro si hanno le informazioni giuste, se abbiamo dedicato un pò della nostra vita a leggere quello che accadde in quei luoghi che ci scorrono davanti ed ai lati del finestrino, altrimenti è solo terra, erba, alberi e case, costruite, nella maggior parte dei casi, senza stile o idea di quello che si stava facendo.
Due soste per far salire a bordo gli amici di quel viaggio; Hernan e Susan e poi di nuovo lungo le strade semidistrutte e piene di buche della nostra regione; strade indegne per una nazione che siede al tavolo dei grandi della terra, permettetemi questa divagazione.
Il verde scuro e l'erba incredibile di un prato che sembra un tappeto di lana ci ha avvisato che eravamo arrivati al cimitero del Commonwealth.
Il labaro uscì dalla sua sacca e le medaglie risuonarono nel silenzio e continuarono a farlo per tutta la strada fino al cimitero mosse dal vento o per chi come me vede le cose sempre in una maniera diversa, eccitate per quel prossimo incontro, che si toccavano e parlavano tra di loro felici dalla voglia di esserci.
La cerimonia di gusto militare, semplice e suggestiva, avvolta nel vento e nella poca nebbia delle mattine d'inverno donava ai partecipanti il giusto momento di raccoglimento e preghiera.
E' in queste situazioni che la parola onorare e ricordare prende forma e diventa un qualcosa di tangibile che ti avvolge e cattura in tutti i sensi.
A cerimonia finita, restando da soli, per un saluto a due soldati Inglesi, due storie tra le migliaia, di quel tappeto verde soffice, le avevo preparate la sera prima ed avevo voglia di andarli a trovare per fermarmi davanti alle loro croci.
Maurice Albert Windham Rogers - Wiltshire Regiment
Maurice aveva 24 anni, era un sergente nel 2 ° Battaglione, Wiltshire Regiment che per il suo valore in un'azione dopo lo sbarco di Anzio fu insignito della Victoria Cross, la più alta onorificenza dell'esercito di sua maestà.
Era una mattina del 3 giugno del 1944 fu ordinato ad un battaglione del Reggimento Wiltshire di attaccare alcune alture nell'entroterra di Anzio. Avanzando, incontrano subito fuoco nemico che fece molte vittime. Al plotone di Maurice fu dato ordine di conquistare i nidi di mitragliatrici che infierivano sul resto del battaglione. Avanzarono per circa 60 mt ma il fuoco era troppo inteso e stava per decimarli, tanto che si fermarono.
Fu a quel punto il sergente Maurice Rogers continuò ad avanzare da solo attirando a se il fuoco per creare confusione negli avversari ed infondere coraggio al resto del plotone per riprendere l'assalto.
Una granata fece saltare in aria i piedi di Maurice, ferendolo gravemente anche ad una gamba.
Per nulla scoraggiato continuò la corsa verso una mitragliatrice finendo ucciso all'istante.
Alla vista di quel supremo sacrificio, il plotone in un impeto di rabbia e coraggio riprese l'attacco, mise a tacere tutte le postazioni di mitragliatrici conquistando l'obiettivo assegnato.
foto wikipedia
Bill Everette William Frank Donald - 1° Batt London Scottish "the black watch"
Bill era amico del caporale E.King, insieme facevano gruppo con il mitragliatore Bren.
Di lui c'è poco nei ricordi, fu il classico soldato chiamato alle armi, addestrato e poi mandato al macello. Ma per King era un amico, con il quale condivideva tutto, compresa la buca nella quale vivevano ogni giorno dopo lo sbarco di Anzio, ore interminabili, tra freddo e fame, nelle quali si parlava di tutto e si sognava cibo e donne.
Fu in uno di questi momenti che King disse al suo amico di avere nello zaino un barattolo di ananas e di volerlo condividere con lui.
La gioia fu grande come la fame, i due iniziarono a dividersi le fette e poi il succo e quando stavano per terminare la divisione una scarica di colpi di mortaio fece cadere la terra sui loro piatti, ma la terra intorno alla loro buca era anche il loro bagno e decisero di buttare via tutto con sommo dolore.
Qualche giorno dopo Bill fu ucciso in azione, aveva 19 anni.
King, il 16 maggio del '44, fece visita al suo amico al cimitero, poggiò la sua mano, commosso, sulla croce e disse sconsolato a Bill non era riuscito a saggiare quell'ananas che desiderava tanto. Un gesto tanto semplice e tanto vero, la testimonianza che nel disastro della guerra la condivisione di piccoli gesti resta il rifugio degli uomini in cerca di un po di normalità per non impazzire.
Salutati Maurice e Bill con gli occhi lucidi; il nostro labaro, di nuovo ripiegato ripartiva per rendere gli onori ai soldati americani che riposavano nel cimitero americano di Nettuno.
La vastità del luogo ed il significato profondo che quel lembo di terra ha per tutti noi e per coloro che vivono al di là dell'Oceano lasciano sempre senza fiato e nel silenzio più totale. Ogni volta che si raggiunge il cimitero Americano di Nettuno le parole terminano al parcheggio interno, quando si scende dall'auto e riprendono solo quando si risale a bordo, così è stato anche questa volta.
Anche qui cerimonia semplice e sentita, alla presenza di reenactors, la fanfara degli amici Bersaglieri della Nullis e visitatori, tra cui molti bambini.
Proseguimmo il viaggio fino alla riserva di Tor Caldara, sulla cui spiaggia sbarcò la prima divisione Inglese, nel sottobosco sono ancora presenti le buche che scavarono i fanti per accamparsi nei mesi di combattimento che seguirono lo sbarco.
La vista del mare, alla fine del primo tratto del percorso, fu come il termine di un percorso iniziatico della memoria, la spiaggia, l'orizzonte, avevano un significato diverso, lo stesso che si prova in Normandia e comunque in ogni luogo che ha visto, nella storia della seconda guerra mondiale, uno sbarco di uomini e mezzi.
Un breve passaggio nella spiaggia di Anzio dove si consumava, come ogni anno, la festa dell'anniversario e poi di nuovo lungo la strada del ritorno, questa volta seguendo il senso dell'avanzata che portò fino a Roma il 4 Giugno del 1944.
Per tutti gli amici che ci seguono da lontano, un saluto al prossimo anno.
Blogger
Un ringraziamento a Susan per il servizio fotografico della giornata.