Ci sono delle volte nelle quali non vorresti mai
arrivare all’ultima pagina del libro di storia che stai leggendo, capita quando
il libro è bello, quando la storia ti coinvolge o quando sei intimamente legato
ai fatti raccontati.
Sono quei libri che alla fine della lettura ne chiudi
con calma l’ultima di copertina, la guardi fissa per qualche minuto, poi ne stringi
il dorso rilegato nel palmo di una mano e con l’altra fai scorrere velocemente
le pagine, sentendo il profumo della carta e della stampa e ti sale subito la
voglia di tornare a rileggerli.
Non puoi lasciarli, non puoi staccarti da loro,
perché dentro quel piccolo spazio senti che c’è racchiuso un mondo che non
conoscevi e ti ha fatto conoscere.
Sono libri che non vengono riposti subito nella libreria,
restano intorno a noi per molto tempo, a volte sul comodino a volte sul tavolo
della scrivania; non riusciamo ad allontanarci dalla loro presenza per tutto
quello che hanno rappresentato per i giorni della lettura.
E così torniamo di tanto in tanto a rileggerne un
passaggio, un capitolo; ne sottolineiamo alcune parti con la matita leggera,
perché abbiamo paura di rovinarli, ne fissiamo alcune pagine con dei post-it colorati
e segniamo nella parte esterna del foglietto una traccia in modo da ritornare
subito a quel punto d’interesse.
Sono quei libri che si riempiono subito di
foglietti colorati, sono nomi di città, di paesi sconosciuti, frazioni, nomi di
uomini, nomi di battaglie, che oggi sentiamo più vicini, grazie all’autore del
libro, che con il suo racconto non solo ci riporta indietro, fino a quei giorni,
ma ha la capacità di farci scendere fino al livello del terreno, di
essere lì, attraverso i racconti più dettagliati, gli attimi vissuti e raccontati
nel loro preciso evolversi.
“In cerca di
una Patria”, di Alfio Caruso, ristampato qualche anno fa e ancora disponibile nelle librerie, è uno di questi libri.
La patria, raccontata dall’autore, è l’Italia
dall’8 Settembre del 1943 alla liberazione; un’Italia che si era smarrita, che
aveva perso tutto ed era divenuta, il terreno di scontro principale della
Seconda Guerra Mondiale in Europa.
Un’Italia nella quale alcune migliaia di soldati
Italiani decisero che non era possibile rimanere inermi ad assistere alla
distruzione della nazione e fecero una scelta; rinnegare quell’alleato che ci
aveva occupato ed iniziare a combattere al fianco di quell’esercito che stava
arruolando soldati in tutto il mondo per liberare il vecchio continente dal
Nazismo e dal Fascismo.
Alfio Caruso riesce a raccontare quei giorni con
particolari vivi.
La diffidenza del nuovo alleato, unita alla grande voglia di “esserci” dei soldati Italiani; la sensazione iniziale di essere trattati come camerieri; la mancanza di tutto; a partire dalla divisa, fino ad arrivare al cibo.
La diffidenza del nuovo alleato, unita alla grande voglia di “esserci” dei soldati Italiani; la sensazione iniziale di essere trattati come camerieri; la mancanza di tutto; a partire dalla divisa, fino ad arrivare al cibo.
Scorrendo nella lettura, la storia di quegli anni
riporta alla luce pagine bellissime di un’Italia purtroppo dimenticata, un’Italia
fatta di uomini che si sentivano uniti dal tricolore senza distinzione di credo
politico, di fede, di regione.
Uomini che hanno dato la loro vita, in condizioni spesso
al limite della sopportazione umana, ma che in ogni lettera a casa cercavano di
trasferire la loro gioia nel vedere sempre più regioni, della loro amata
Italia, liberate.
Le battaglie scorrono una dopo l’altra, sono nomi
a volte sconosciuti, piccole colline, piccoli centri urbani, aspre montagne; Monte
Lungo, Monte Marrone, Mainarde, Filottrano, Tolentino, Castel San Pietro,
Cingoli, Musone, Colle Cardinali, Case Nuove, Rustico, Jesi, Santa Maria Nuova,
Monte Granale, Esino, San Vicino, Apiro, Cupramontana, Montecarotto, Serra dei
Conti, Monte Mauro.
In ognuno di questi luoghi, probabilmente oggi ci
sarà una lapide in memoria, un piccolo recinto formato da 4 granate arrugginite
piantate nel terreno, una catena di ferro che le unisce ed una corona ormai
ingiallita e secca, forse deposta in occasione delle poche feste nelle quali ci
ricordiamo di quello che i nostri nonni o padri hanno fatto; ma sono luoghi in
cui gli Italiani hanno stupito gli Inglesi gli Americani ed i Polacchi per il loro
coraggio la loro tenacia.
Sono luoghi che dovremmo conoscere, perché spesso
denigriamo tutto ciò che è Italico, specie della seconda guerra mondiale; ma
gli uomini ed il loro valore non sono stati inferiori a nessuno degli eserciti
contrapposti ed in considerazione dell’armamento e della situazione che si venne a
creare nei loro alti comandi sono da considerare eroici, come sono stati considerati in molti teatri di guerra.
Un libro che si mostra come una finestra che si
apre e si chiude su pagine di storia ingiallite dal tempo, sui racconti dei
reduci e sulle migliaia di foto che riprendono i nostri eroi nel loro essere
soldati, uniti dal desiderio di vedere sventolare libero al vento il nostro
tricolore.