« Cari compagni, vi trasmetto,
per l'esecuzione, l'ordine pervenuto dal Superiore Comando Generale. Preparate
100-150 uomini, completamente armati ed equipaggiati, con viveri a secco per
3-4 giorni, da porre alle dipendenze della divisione Garibaldi Natisone
operante agli ordini del Maresciallo Tito. Vi raccomando la precisa esecuzione
del presente ordine, che ha carattere di estrema importanza per il prossimo
avvenire. Non appena gli uomini saranno pronti, mi avvertirete immediatamente.
Provvedete ad eseguire rapidamente e cospirativamente. Gli uomini dovranno
sapere solo quando saranno in viaggio. Quando verrò da voi, e cioè fra qualche
giorno, spiegherò meglio ogni cosa. Ricordate che ne va del buon nome GAP e che
è cosa di massima importanza. L'armata Rossa gloriosa avanza e ormai i tempi
stringono. Fraternamente. Ultra 24.1.1945»
Sempre secondo quanto emerso
durante il processo, tale ordine fu in seguito impartito a "Giacca"
nel corso di una riunione tenutasi nella località di Orsaria (Premariacco) il
28 gennaio 1945, in cui erano presenti, a parte lo stesso "Giacca",
anche i citati "Ultra" e "Jolly", Ostelio Modesti
"Franco", Valerio Stella "Ferruccio" e Aldo Plaino
"Valerio", a casa di Armando Basso "Gobbo"[50]. Il senso
generale della riunione di Orsaria venne ricordato in un memoriale stilato da
Aldo Plaino "Valerio" il 12 dicembre 1946, secondo il quale:
« Ero presente anch'io il giorno
che venne dato a Giacca l'ordine di agire contro la "Osoppo". Franco
ordinò in questo modo: "Vai, fa' e fai bene". Erano presenti Franco,
Ferruccio (Stella), Marco (Juri), Giacca e io. La riunione in cui vennero dati
gli ordini surriferiti venne tenuta circa gli ultimi di gennaio o i primi di
febbraio 1945 in Orsaria di Premagnacco [sic], in casa del Gobbo, responsabile
del CLN di Orsaria di allora. »
Il 1º febbraio 1970 Toffanin
rilasciò la seguente dichiarazione autografa a Marco Cesselli, ricercatore
dell'Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, che in
seguito la riportò in un suo libro:
« Il 28.1.1945, a Orsaria,
eravamo presenti io – Ultra
(Tambosso) – Franco (Modesti) – Zoly (Jolly, Julita) – Ferruccio (Stella) – Valerio (Plaino) – Gobbo (Basso) in casa di Gobbo. Ultra e
Modesti danno ordine di andare a Porzûs per liquidare il Gruppo Bolla.
Contemporaneamente Ultra scrive a mano ordine per liquidare gli Osovani. Ordine
è stato consegnato a Jolly che lo ha conservato. Poi si è parlato per le
carceri di Udine, da svolgere da Valerio e Mancino. Sotto il mio Comando
abbiamo fucilato sei Osovani. Siamo ritornati alla base e tre giorni dopo venne
Franco (Modesti). Abbiamo avuto una riunione e si è parlato degli Osovani rimasti.
Anche Franco era d'accordo di farli fuori. Presente era il comando GAP: i Com.
Giacca, Marco (Iuri) e Valerio. Giacca –
Toffanin Mario. »
In seguito alcuni dei gappisti
che parteciparono all'azione di Topli Uork testimoniarono di non aver compreso
il motivo della missione fino agli istanti precedenti l'eccidio.
La 1ª Brigata Osoppo ospitava
Elda Turchetti, una giovane donna che Radio Londra aveva indicato come spia. In
seguito a tale denuncia, la stessa Turchetti si era presentata spontaneamente a
un partigiano gappista suo conoscente di nome Attilio Tracogna
"Paura": questi l'aveva condotta da Adriano Cernotto
"Ciclone" (gerarchicamente dipendente proprio da Toffanin), che non
sapendo quali decisioni prendere l'aveva riconsegnata a "Paura", il
quale la portò quindi all'osovano Agostino Benetti "Gustavo",
dipendente dal responsabile dell'Ufficio Informazioni della Osoppo Leonardo
Bonitti "Tullio". La Turchetti venne in seguito affidata all'osovano
Ivo Feruglio "Marinaio", che il 13 dicembre 1944 la portò a Topli
Uork. Lì fu assolta in istruttoria al termine di un processo partigiano conclusosi
il 1º febbraio 1945. Dal ruolino della Osoppo tenuto da "Bolla"
risulta che la donna era stata arruolata a tutti gli effetti nella 1ª Brigata
Osoppo, col nome di "Livia". La protezione data a Elda Turchetti fu
in seguito indicata – nelle varie e spesso contraddittorie ricostruzioni di
Toffanin – come il motivo scatenante dell'azione dei partigiani garibaldini.
Successivamente all'eccidio,
Toffanin accusò inoltre la Osoppo di aver contrastato la politica di
collaborazione con i partigiani jugoslavi, di non aver redistribuito agli altri
gruppi partigiani parte delle armi fornite alla stessa Osoppo dagli
angloamericani e di aver collaborato con elementi della Xª Flottiglia MAS e del
Reggimento alpini "Tagliamento", appartenenti alla Repubblica Sociale
Italiana. Secondo le direttive del Comando generale del Corpo Volontari della
Libertà del Nord Italia, emanate nell'ottobre 1944, ogni forma di
collaborazione con i soldati della RSI e con le forze germaniche era da
considerare come tradimento da punire con la condanna a morte, ma dalle
ricostruzioni del dopoguerra risultò che era sempre stata la Xª MAS a cercare
degli accordi con la Osoppo per opporsi alle mire jugoslave sui territori
orientali italiani, ottenendone però ogni volta un rifiuto La ricostruzione
dettagliata dello svolgimento dell'operazione gappista fu fornita nel corso dei
processi e poi ripresa e approfondita in alcune pubblicazioni. La colonna
raggiunse l'abitato di Porzûs e poi si divise in gruppi, che raggiunsero le
malghe di Topli Uork in momenti diversi. Per superare i posti di guardia
osovani senza creare scompiglio, i gappisti affermarono d'essere in parte dei
partigiani sbandati a seguito di un rastrellamento, in parte civili fuggiti da
un treno che li portava in Germania, attaccato dall'aviazione alleata. Un
gruppo di gappisti si spacciò per osovano.
Il messaggero del gruppo agli
ordini di Toffanin fu Fortunato Pagnutti "Dinamite", un partigiano
del quale sia i garibaldini che gli osovani si fidavano, avendo già svolto
incarico di staffetta fra i due reparti. Un osovano di guardia fu mandato a
Topli Uork a informare Francesco De Gregori "Bolla", comandante del
Gruppo delle Brigate Est della Divisione partigiana Osoppo, il quale inviò sul
luogo il delegato politico[68] azionista della VI Brigata Osoppo
"Friuli" Gastone Valente "Enea", di passaggio alle malghe.
Questi ordinò di separare i presunti osovani dai garibaldini, volendo inviare i
secondi al vicino reparto garibaldino di Canebola (una frazione di Faedis).
Tuttavia, insospettitosi, fece recapitare a "Bolla" un messaggio del
seguente tenore:
« Si tratta di un'accozzaglia di
gente che mi ha fatto una pessima impressione. Alcuni dicono di essere garibaldini,
altri sloveni, altri osovani, altri ancora degli evasi dai treni, in fine
qualcuno di aver disertato dalle file dell'esercito repubblicano. Hanno bisogno
di assistenza e di riposo. Francamente non so che pesci pigliare. Vi prego di
venire qui uno di voi. »
Durante l'operazione si palesò
"Giacca", che fece arrestare tutti gli osovani presenti e attese
l'arrivo di "Bolla", che si trovava alla malga comando a una certa distanza.
Al suo arrivo "Bolla" fu immediatamente arrestato e subito dopo
"Giacca" fece rastrellare la zona, catturando un altro gruppo di
osovani in una malga vicina.
Nel contempo un reparto al
comando di Vittorio Juri "Marco" si occupò di raccogliere tutto il
materiale presente a Topli Uork: in tale frangente fu ucciso – essendo stato
ritenuto un osovano – il giovane partigiano garibaldino Giovanni Comin
"Tigre" (ribattezzato in seguito "Gruaro" dagli osovani).
Questi era fuggito da un treno che lo stava conducendo in un lager tedesco ed
era stato indirizzato a Topli Uork dal parroco di Vergnacco (una frazione di
Reana del Rojale), poiché si trattava della base partigiana più vicina. Comin
si stava avvicinando alle malghe dalla parte opposta alla strada percorsa dai
gappisti, assieme al portavivande e staffetta della Osoppo Giovanni Cussig
"Afro", che fu rapinato dell'orologio da polso da un gappista, ma
presto rilasciato dietro assicurazione – data dall'osovano Gaetano Valente
"Cassino" – che non si trattava di un partigiano.
Oltre a Comin furono subito
uccisi De Gregori, Valente "Enea" e la Turchetti.
Aldo Bricco "Centina",
futuro comandante designato della formazione a Topli Uork per il passaggio
delle consegne con De Gregori e insieme a lui giunto in vista di
"Giacca" e i suoi, riuscì rocambolescamente a fuggire: colpito
violentemente al volto da un gappista, ritenne che le malghe fossero sotto
l'attacco di un gruppo di fascisti camuffati da partigiani e quindi si aprì a
forza un varco fra i gappisti, lanciandosi poi di corsa dal costone del monte
innevato. Ferito da sei colpi di arma da fuoco fu ritenuto morto, ma riuscì a
trascinarsi fino al vicino paese di Robedischis, dove si fece medicare da
alcuni partigiani sloveni a cui raccontò d'esser stato ferito in un agguato
fascista. Il giorno successivo fu arrestato dagli sloveni, ma venne liberato da
un emissario osovano grazie a un salvacondotto. In seguito riuscì di nascosto a
raggiungere le file osovane mentre i partigiani del IX Korpus intraprendevano
una vana caccia all'uomo per riprenderlo. Tredici altri partigiani, a seguito
di processi sommari, furono imprigionati e fucilati nei giorni successivi nelle
località limitrofe di Bosco Romagno, Ronchi di Spessa, Restocina e Rocca
Bernarda (Prepotto): tra questi Guido Pasolini "Ermes", fratello di
Pier Paolo, giunto a Topli Uork il 6 febbraio assieme a un gruppetto di osovani
capitanato da "Centina". Condotto assieme a "Cariddi",
"Guidone" e "Toni" presso il luogo della sua esecuzione,
Pasolini riuscì inizialmente a fuggire mentre scavava la sua propria fossa.
Ferito da una fucilata, raggiunse il paese di Sant'Andrat dello Judrio e quindi
la località di Quattroventi dove si fece medicare dal locale farmacista, poi
proseguì a piedi per Dolegnano (San Giovanni al Natisone), rifugiandosi in una
casa ove viveva Libera Piani, un'anziana donna che gli offrì del caffelatte e
una grappa. La donna chiese assistenza medica all'ostetrica locale, figlia del
locale responsabile del CLN nonché intendente del battaglione gappista "Ardito".
In pochi minuti Pasolini fu quindi nuovamente arrestato dal partigiano Mario
Tulissi, che lo riportò ai citati gappisti "Bino" e
"Lilly". Trascinato una seconda volta sul luogo dell'esecuzione,
Guido Pasolini fu ucciso con un colpo di pistola.
Furono risparmiati due osovani
che passarono nei GAP, Leo Patussi "Tin" e Gaetano Valente
"Cassino". Questi ultimi, assieme a Bricco, dopo la guerra furono tra
i principali accusatori di Toffanin e compagni nei vari processi che si
svolsero fra Udine, Venezia, Brescia, Lucca e Firenze. Altri tre osovani –
Aroldo Bollina "Gianni", Antonio di Memmo "Pescara" e un
terzo del quale si conosce solo il nome di battaglia, "Leo" – giunti
alle malghe assieme a "Ermes" con il gruppo di "Centina" il
giorno prima dell'attacco, si salvarono fuggendo per tempo avendo percepito il
pericolo. Allo stesso modo si salvarono Giulio Emerati, Virgilio Cois, Giuseppe
Turco, Giovanni ed Enrico Smerrecar, che per portare armi o viveri stavano
risalendo verso le malghe e furono fermati dai gappisti ma rilasciati non
essendo ritenuti osovani: con Emerati era il giovane studente in medicina
Franco Celledoni "Atteone", che invece fu catturato e in seguito
ucciso.