martedì 13 dicembre 2016

Monterotondo ed il monumento

Spesso i momenti più belli sono quelli che vivi da solo, in compagnia dei ricordi trasmessi dalla lettura di libri e memorie e per questo ho voluto lasciare queste foto da sole, sono di Monterotondo e delle zone limitrofe, teatro di scontri cruenti nei mesi di novembre e dicembre del 1943.

Rivedendo un bosco di alberi alle pendici di Monterotondo non poteva non tornare alla mente il racconto di  Audie Murphy, tratto dal suo libro "all'inferno e ritorno"; di quel carro Tedesco perfettamente mimetizzato in un boschetto a sud-est del monte, proprio dove mi trovavo io.

Quel cannone che si muove verso di loro, che si erano accorti della presenza quando ormai era tardi, quella canna che spara ed il colpo che scoppia nei pressi della loro posizione; il soldato che urla per le gambe maciullate e viene trasportato dai suoi compagni, il secondo colpo che gli passa sulle teste. La fuga nel bosco e nelle prime buche scavate per la difesa. 

La lettura dei racconti, delle memorie, vissuta sul campo di battaglia, nella nebbia e nel freddo, nei colori dell'inverno, lascia sensazioni uniche, riflessioni uniche che, come scrive l'amico Paolo Rumiz, lasciano un grande senso di attaccamento alla vita.

Solo vivendo in minima parte la sensazione della fragilità della vita in guerra si apprezza ogni minuto della propria esistenza e si trova il tempo per onorare e ricordare coloro che hanno vissuto quella fragilità ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, di tutta la seconda guerra mondiale.

Monterotondo è solo un angolo, un piccolo angolo di mondo, dove gli uomini si sono scannati come animali feroci, per poi andare oltre e continuare a distruggersi a vicenda.

Il mio racconto dei due ragazzi americani, e la ricerca delle informazioni ha avuto momenti bellissimi e momenti commoventi.

Le notti passate a cercare e ricostruire, tradurre e progettare non erano faticose, sapevo dentro di me di dovere molto a quei due ragazzi, come a tutti gli altri. 

La speranza è che le generazioni che verranno dopo continuino ad onorare e ricordare e che questa piccola stele di ferro sia solo il seme, piantato in terra, con accanto due cipressi che ho chiamato Britt e Lindstrom.

Vorrei che un giorno i due cipressi siano in salute e altissimi in modo che tutti possano vederli e siano un punto di riferimento per tutti quanti li vedranno da lontano.

"Vedi quelli?.. dirà un turista dalla terrazza di San Pietro Infine,  quelli sono i cipressi di Britt e Lindstrom, due eroi americani, che hanno combattuto su quella montagna per liberare l'Italia dal Nazismo e dal Fascismo"

Luigi Settimi
























 Ciao Britt! Ciao Lindstrom!
Che il piccolo cipresso accanto a me diventi un gigante accanto a Voi




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