giovedì 21 dicembre 2017

Il miracolo di Trani

Nel viaggio in Puglia ed in particolare nella giornata dedicata a Trani,  ricercando i luoghi dove si scontrarono i bersaglieri dopo l’armistizio, ci ha colpito la presenza di un monumento in una delle più importanti piazze del centro di Trani, dedicato ad un ufficiale tedesco dei fallschirmjäger … come poteva essere? Ci siamo quindi recati sul posto ed abbiamo cercato informazioni su questo soldato e sul motivo di questo monumento e lo stupore è stato davvero grande.

Friedrich Kurtz, questo era il suo nome.

Nacque a Pirmasens nel 1915, da ragazzo, prima dello scoppio della guerra, era impegnato come macchinista in una fabbrica di scarpe nella stessa Pirmasens. Iniziò a frequentare la gioventù Hitleriana, presentandosi come volontario quando tutta la Germania iniziava a seguire le idee di Hitler.
Nel 1936 fu arruolato presso Landau per entrare nella Wehrmacht e proseguì la sua carriera fino a diventare ufficiale.
Nel 1940 si offrì come volontario per entrare nei Fallschirmjäger (paracadutisti); l’elite dell’esercito Tedesco.
Si trovava a Trani nel settembre del 1943 con tutta la sua divisione.

Ma cosa successe a Trani?
La mattina del 18 settembre i cittadini Tranesi videro arrivare i soldati tedeschi, erano paracadutisti, si fermarono in piazza Vittorio Emanuele oggi piazza della Repubblica.
Una volta scesi iniziarono a rastrellare la popolazione, senza distinzione alcuna, su ordine dello stesso Kurtz che comandava quel gruppo di fallschirmjäger, tra le urla i pianti e la fuga dei Tranesi più distanti dalla piazza.
Raggrupparono cinquanta persone sulla piazza e fu chiara allora la rappresaglia che stava per essere messa in atto. Ma cosa era successo? La ricerca ci ha portato a scoprire che il giorno precedente vennero uccisi cinque soldati tedeschi da parte di un commando di parà canadesi con il supporto di Bersaglieri (probabilmente del Cinquantunesimo).
Di seguito vi riportiamo l’articolo pubblicato sul sito Traniviva.it che racconta nei minimi particolari quanto accadde quel giorno.

...“Questo il racconto di Raffaello Piracci, direttore del mensile Il Tranesiere, che descrisse quello spietato rastrellamento di uomini nel suo libro "Accadde a Trani nel '43" (Il Tranesiere 1983), e anni dopo nel libro "Trani in guerra" (Editore Il Giornale di Trani) pubblicato postumo nel gennaio 2001. “I Canadesi fecero fuoco con le mitragliatrici sui militari tedeschi ed un camion germanico venne rovesciato per mezzo di bombe a mano, mentre un altro riuscì a salvarsi ed a raggiungere Barletta. Nello scontro rimasero uccisi cinque tedeschi. Nel pomeriggio successivo del 17 settembre il Comando tedesco faceva bandire che per ogni loro soldato trovato ucciso nel territorio di Trani avrebbe fatto passare per le armi dieci cittadini»...

Questo è quanto accadde il giorno prima; ma il racconto di Raffaello Piracci prosegue..

.."Il primo ad intervenire con grande coraggio fu il podestà Giuseppe Pappolla, il quale, pur trovandosi nel suo villino di campagna a 3 chilometri da Trani, avvertito delle minacce tedesche di distruzione della città qualora lui non si fosse presentato, non esitò a prendere la bicicletta e presentarsi di buon mattino dinanzi al plotone di esecuzione chiedendo alla fine di poter essere fucilato lui al posto dei concittadini innocenti. 
Visti i reiterati dinieghi del comandante tedesco, il podestà pensò bene di far avvertire l'Arcivescovo che intervenisse in difesa dei tranesi confermandone l'innocenza. La missione fu affidata alla signora Isabella Terrafino, consorte di uno degli ostaggi, la quale, con altre mogli, si affrettò ad arrivare in Arcivescovado per invocare l'aiuto e la presenza in piazza di monsignor Petronelli il quale non esitò minimamente ed, affrettatosi a concludere la celebrazione della messa, accompagnato dal suo vicario, monsignor Raffaele Perrone, si recò in piazza per parlare con l'ufficiale tedesco implorando la grazia per quegli ostaggi innocenti. Scrive a tal proposito Piracci: «Ai ripetuti dubbi del tedesco, monsignor Petronelli levò in alto la sua croce pettorale e disse testualmente: Io non dico che la verità: ve lo giuro su questo Crocifisso. E così dicendo strinse fortemente la sua croce». Ma l'ufficiale tedesco era irremovibile, acconsentì soltanto acchè l'arcivescovo portasse via con sé il primicerio Maggi, che era stato compreso tra gli ostaggi.

Quando già in piazza c'erano Giuseppe Pappolla e l'Arcivescovo, arrivò Antonio Bassi, noto scultore tranese ed imprenditore del marmo, che all'epoca era segretario politico del Fascio ed, in quanto tale, fu ascoltato dal tenente tedesco che lo aveva fatto inserire tra gli ostaggi. Fortuna volle che Bassi, unico fra tutti, sapeva anche all'epoca parlare il tedesco proprio per la sua attività imprenditoriale, per cui tentò in tutti i modi di farsi capire per scongiurare i tedeschi a desistere dal loro orribile intento. Le trattative proseguirono ancora in piazza Teatro ed il tempo giocò a favore dei tranesi perchè nell'animo del tenente Kurtz si era già fatta strada la decisione di desistere da quel proposito. Soprattutto di fronte alla tenacia del primo cittadino che rimase in piazza sino alla fine dimostrando un grande senso del dovere spinto fino all'eroismo, il tedesco finalmente stinse la mano a Giuseppe Pappolla che ritornò libero insieme a tutti gli ostaggi.

Alcuni giorni dopo, e precisamente nella mattinata del 7 ottobre del 1943, venne a Trani lo stesso Re Vittorio Emanuele III (che era in viaggio verso Brindisi) e conferì in piazza XX Settembre la medaglia d'argento al valore militare a Giuseppe Pappolla e Francesco Petronelli, ed a Raffaele Perrone la medaglia di bronzo, per il loro coraggioso intervento a favore dei 50 ostaggi tranesi. /.../
Si dovrà giungere al settembre del 2005 per la completa identificazione di quell'ufficiale tedesco, grazie alle ricerche dell'associazione tranese Obiettivo Trani e di Francesco Pagano che riuscirono a rintracciare il nome del comandante tedesco Friedrich Kurtz ed a far venire a Trani il figlio che fu ricevuto a Palazzo di Città dall'allora sindaco Giuseppe Tarantini. In quella stessa occasione, il 18 settembre 2005, fu finalmente appagata l'antica richiesta del Piracci di vedere eretta in piazza della Repubblica, in quello stesso luogo, una stele recante i nomi dei 50 ostaggi e dei valorosi protagonisti di quella giornata.
Ci sembra doveroso concludere con le stesse parola scritte da Piracci e che sono sempre di grande attualità: «Ricordiamo con rispetto tutte le vittime, tedeschi compresi, gli ostaggi scomparsi e superstiti e tutti quei cittadini responsabili, noti ed ignoti, che si adoperarono per mantenere vivo, in tempi di tanto smarrimento morale, il senso civico dell'ordine e credettero nella certa resurrezione dell'Italia e di Trani, riconoscendone il fermento nella nobiltà del proprio animo e sulla forza feconda del proprio esempio».
fonte dati: Traniviva.it

E sempre Raffaello Piracci, in "Accadde a Trani nel '43", non ebbe difficoltà alcuna nel descrivere il "felice e commovente epilogo", dopo che gli ostaggi erano già stati liberati, così: 

"Ormai col comandante tedesco restava il solo Giuseppe Pappolla nella più trepida attesa e col vago presentimento che il comandante intendesse sacrificare soltanto la sua persona, accogliendo la sua stessa proposta. Ma in quei pochi istanti non pensieri di rappresaglia occupavano la mente del Tedesco, ma piuttosto ammirazione e rispetto per il senso del dovere spinto fino all'eroismo da parte del nostro primo cittadino. Questi pensieri non potettero trovare espressione, perchè due lingue diverse dividevano quegli uomini, ma si manifestarono attraverso una stretta di mano, che il Tedesco porse per primo a Giuseppe Pappolla....
Fonte dati: articolo di Nico Aurora


Friedrich Kurtz, per il suo chiaro rifiuto di obbedire ad un ordine durante la guerra, vicino al fronte, fu trasferito per punizione sul fronte orientale, rimase un ufficiale ma senza la possibilità di avere promozioni. Lo stesso è accaduto ai (pochi) soldati tedeschi che hanno rifiutato gli ordini di atrocità contro le popolazioni civili altrove. 

Tornò sano e salvo dalla tragica ritirata del fronte orientale, Al termine della guerra, a causa di un incidente dove fu gravemente ferito, incontrò presso l’ospedale di Heidelberg, dove era ricoverato, la donna della sua vita; che sposò e dalla quale ebbe tre figli, vivendo fino al 1963, presso la città di Neckargemünd e trasferendosi in seguito ad Annweiler am Trifels dove riprese a lavorare in una fabbrica di scarpe come direttore vendite.

Mori il 12 marzo del 1993, senza sapere che a Trani lo stavano cercando per poterlo incontrare e per dire grazie a distanza di tanti e per poterlo abbracciare.

L'abbraccio ci fu lo stesso con uno dei paracadutisti presenti quel giorno, Heino Niehaus, che all'epoca aveva diciotto anni.

Niehaus non aveva mai raccontato a casa, in tanti anni, quanto era accaduto a Trani, lo disse al figlio solo quando una produzione tedesca aveva iniziato le riprese di un documentario sul miracolo di Trani (allegato alla fine dell'articolo).

Niehaus, commosso, disse che era un paracadutista, soldato semplice e doveva solo eseguire gli ordini, il giorno dell'inaugurazione del monumento al suo comandante disse:

"sono felice che quella fucilazione non avvenne mai, ero un semplice soldato e non approvavo affatto le leggi del regime nazista. A dimostrazione di questo non mi sono mai iscritto al partito di Hitler."

Piazza della Repubblica, Trani







Friedrich Kurtz




L'incontro del giovane soldato tedesco con i ragazzi 
che avrebbe dovuto fucilare.

Heino Niehaus






(fonte foto: Trani Viva)

Concludiamo il racconto con questa foto, che ci sembra bellissima perchè crediamo sia la migliore immagine di cosa è stato il miracolo di Trani.

Blogger   

                                                  Video













Nessun commento:

Posta un commento