giovedì 9 aprile 2015

Vann’Antò (da Il fante alto da terra, All’insegna del pesce d’oro 1975)
da Dopo la battaglia

Ora si fa buio. Lenti, a gruppi,
risalgono, carponi, strisciando
pei ciottoli duri, riposando
sulla buona terra, ma una pietra
grossa scavalcandola: le pietre
si muovono, pare, e vengono su.
Quanti compagni restano, chi
non prenderà stasera il suo rancio?
Le marmitte ne restano piene,
chè finalmente c’è l’abbondanza…
Si fa buio. E il silenzio più grave
copre il male dei feriti, il sonno
dei morti; non sento più lo scherno
dello shrapnel, non sento lo schianto
delle granate. Ora si fa buio.
[…]
Ma Cardillo, Parelli, Bassà
restano ancora aspettando là
giù nascosti coi morti nel greto.
Venti sono rimasti, in agguato:
le mani tutti hanno sanguinanti
dai morsi; in agguato dietro i corpi
qua e là dei morti: fremono e piangono.
Restiamo, la notte, di pattuglia,
se il nemico torni al contrattacco,
gli vogliamo dire il fatto nostro.
Le mani hanno tutti sanguinanti
dai morsi; piangono dalla rabbia;
gli occhi d’ira acutamente brillano
sui fucili baionetta-in-canna.
[…]
Amici, inutile è l’aspettare:
quelli non verranno al contrattacco!
Ecco s’assiepano le ombre, come
querce che s’abbattono in silenzio:
sopra le ombre gitta la montagna
gli occhi razzi della sua paura,
discoverchia il fondo del vallone,
come un sepolcro: i morti son caldi
e non sono stati ancora vinti,
posson risvegliarsi alla battaglia!...
Trema, spalanca – vedete – gli occhi
il nemico, guardandosi intorno,
sotto, guardando, nel sonno, a un tratto,
non l’afferrino i morti pel collo,
la montagna faccian traballare…
Amici, inutile è l’aspettare.
Una tristezza grave, un coperchio
di tomba sopra i viventi cade:
siam morti che non abbiamo pace.
In trincea, nel suo buono ricovero,
non può dormire uno che s’aveva
la notte i dolci compagni a lato
ch’ora non sente fiatare più.
Ci si sta dietro alle feritoie,
occhi grandi stupiti a guardare
senza speranza (come al principio
di dormire s’invocano i sogni),
a guardare chi sa non ritorni,
dal fugace chiarore dei razzi,
quello! un compagno… E le ombre son lui
che s’affatica di venir su,
e non chiede aiuto: verrà su!
Ma il razzo è spento, l’ombra ricade
pesante; lontano nel buio
s’accende la funebre lampada
d’una stella.


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