mercoledì 22 febbraio 2017

L'ultimo dei grandi Assi, Thomas B. McGuire Jr. ed il suo Pudgy V

chiusi il libro e respirai profondamente; la solita finestra della stanza aperta verso la valle, l'umidità entrava come i versi in lontananza degli animali.
Sprofondai nella poltrona che reclinai all'indietro, chiusi gli occhi ed iniziai a ripercorrere la vita del Maggiore Thomas B. McGuire Jr., l'ultimo dei grandi assi americani. 
Sul tavolo un modellino di P-38 Lightning che da qualche giorno vola indisturbato sul piano di scrittura, senza giapponesi in giro; la luce come al solito bassa e Moonlight Serenade che metto sempre in queste notti... 
era giorno a Tablocan, un piccolo lembo di terra nelle Filippine, un gruppo di 20 P-38 stava raggiungendo l'aeroporto per dare supporto durante la battaglia del golfo di Leyte, la più grande battaglia navale della storia moderna, in termini di stazza totale delle navi coinvolte. La battaglia vide per la prima volta gli aerei giapponesi impiegati nella tattica Kamikaze. I 20 P-38 erano quasi giunti all'aeroporto quando apparve un Nakajima KA-44 detto Tojo, temuto dai piloti alleati, forse più dello Zero.
Dal gruppo dei P-38 un pilota diede tutto gas e si gettò in picchiata verso il Tojo, gli sfiorò il muso, continuò la picchiata toccando quasi il terreno, virò e con una raffica lo colpì, facendolo precipitare in fiamme poco fuori l'aeroporto; poi di nuovo a tutto gas puntò il suo Lightning in alto per verificare se erano presenti altri aerei e non trovandoli, con una grande virata nel cielo tornò in assetto per l'atterraggio.
Quando l'aereo si fermò, ne uscì un ragazzo con i baffi che disse sorridendo "questo è un posto che mi piace! perchè prima di atterrare sul tuo campo devi sparare a un Giapponese!"
il pilota era Thomas B. McGuire Jr., l'ultimo dei grandi assi americani, medal of Honor, il suo areo di chiamava "Pudgy V" e quella era la sua venticinquesima vittoria.
Abbattere aerei era un qualcosa di naturale per McGuire, in questo era il primo della classe. Alto un metro e settanta, si era fatto crescere dei grandi baffi neri per sembrare più vecchio, era estremamente aggressivo e voleva in tutti i modi diventare un asso e prendere la medaglia del congresso prima di andare a casa.
I suoi meccanici ricordano uno scontro in volo nel quale si gettò in picchiata tra gli zero giapponesi fino a toccarli con le ali, tanto che tornato all'aeroporto gli tolsero dal suo P-38 la vernice degli Zero con la lana d'acciaio! 
McGuire era il comandante del 431° squadrone di combattimento del 475° gruppo di combattimento.
I piloti del suo squadrone dissero che McGuire poteva fare cose praticamente impossibili con il suo P-38, sfidando le leggi del volo; aveva una padronanza del mezzo e una fiducia nelle proprie capacità irraggiungibili per qualsiasi altro pilota.
Tommy McGuire nasce a Ridgewood, nel New Jersey, il 1 agosto del 1920. I suoi genitori divorziarono quando era ancora bambino e visse con la madre a Sebring in Florida.
Tra i sui giochi da ragazzo c'erano gli aquiloni e gli aeromodelli.
Durante il liceo suonò il clarinetto nella banda musicale di Sebring. In seguito frequentò il Georgia Institute of Technology e si arruolò come cadetto nell'aeronautica quando gli Stati Uniti entrarono in guerra. Formato a Corsicana nel Texas ed in seguito a Sant'Antonio, qui incontrò l'amore della sua vita, Marilynn, una donna bellissima alla quale diede l'ironico soprannome "Pudgy" (grassottella).
Nel febbraio del 1942 prese le ali da Pilota e fu inviato in Alaska dove volò sui P-39, ma questo non era quello che desiderava e fece domanda per essere trasferito. La domanda fu accolta e alla fine del 1942 giunse in Luisiana, nel campo di Harding, qui si sposò con Marilynn prima di essere trasferito in California, dove trovò ad attenderlo il Loockeed P-38 Lightning ed insieme iniziarono a volare a tempo pieno diventando un corpo solo.
Nel Marzo del 1943 fu trasferito nel Pacifico nel 49° Gruppo di combattimento della 5a Air Force, qui conobbe Dick Bong, di cui abbiamo già raccontato la storia. A metà luglio dello stesso anno, il comandante generale della Quinta Forza Aerea, Kenney, ebbe l'idea di creare un nuovo gruppo di combattimento composto da soli caccia ad alte prestazioni, quali i P-38, per questo scopo scelse i migliori piloti in circolazione e li riunì a Port Moresby, nel sud della Nuova Guinea, insieme ai nuovi P-38H.
L'aereo di McGuire era tra questi e la storia ricorda che era sempre sulla linea di volo, pronto a partire per collaudare e conoscere sempre di più questo splendido aereo.
Il capitano Nichols, comandante del 431° notò in lui questa dedizione e lo nominò assistente all'ufficio ingegneria della squadriglia. Il 18 agosto del 1943 ebbero il loro primo battesimo del fuoco, dando sostegno alle truppe di McArthur sulla costa settentrionale della Nuova Guinea attaccando l'aeroporto giapponese di Wewak. Per il tenente McGuire era anche il primo scontro con i caccia giapponesi e ne colpì cinque. Al rientro due non gli furono confermati lasciando il conto ufficiale a tre, non male per un giovane pilota alla prima uscita, (fu in quest'occasione che i meccanici tolsero la vernice degli Zero dal suo aereo).
Tre giorni dopo il 431° gruppo fece di nuovo visita a Wewak e McGuire abbattè altri due zero, diventando un asso in sole due missioni.
L'esordio in battaglia del 475° gruppo fu un successo, in soli 10 giorni vennero abbattuti 40 aerei nemici!.

Nell'estare del 1944 il famoso pilota Lindbergh fece visita ai piloti del gruppo di combattimento per un corso sulla tecnica per conservare carburante in missioni a lunga distanza.
McGuire fece subito amicizia con lui e trascorsero il tempo libero, pescando, volando e facendo escursioni in zona.
McGuire, avendo osservato che il resto dei piloti era ancora intimorito dalla presenza del grande pilota, organizzo con Lindbergh una scenetta ad insaputa degli altri piloti, chiedendo, sfacciatamente nel bar, a Lindbergh di andargli a prendere una tazza di caffè, cosa che il grande pilota fece con lo stupore degli altri giovani piloti.
Il giorno di Natale del 1944 McGuire si offrì volontario per condurre uno squadrone di quindici aerei a protezione dei bombardieri B24 che avevano come obiettivo l'aeroporto giapponese di Mabaldent. Superata Luzon il gruppo fu assalito da 20 Zero giapponesi e McGuire ne abbattè  tre.
Il giorno seguente si offrì di nuovo volontario per una missione simile; in questa missione un B-24 fu colpito scatenando McGuire ed il suo P-38 che ne distrussero quattro, con virate e cabrate impossibili al limite della stessa struttura dell'aereo. Al rientro alla base il totale delle sue vittorie era salito a trentotto! Il suo diretto rivale, Bong, era a quaranta, ed in quel periodo era negli Stati Uniti per un tour trionfale. Per McGuire c'èra tutto il tempo per superarlo, dato che i cieli erano ancora pieni di aerei giapponesi e pregustava il rientro a casa con tutti gli onori, era il suo obiettivo fin dall'inizio ed ora era a portata di mano.
Il 4 gennaio del 1945 Tommy McGuire usci di primo mattino con altri quattro P-38 con obiettivo l'aeroporto giapponese sull'isola di Negros. Insieme con McGuire volavano il Capitano Edwin Weawer, che McGuire aveva trattato male quando erano cadetti a Sant'Antonio, il Maggiore Jack Rittmayer ed il tenente Douglass Thropp. Erano tutti veterani e portavano sui P-38 due serbatoi esterni da 160 galloni di carburante. 
Individuarono solo un singolo aereo giapponese venire da destra verso di loro ma non li vide.
Partirono quindi in formazione verso l'aeroporto intorno alle 6:15 e livellarono a 10.000 piedi, ma il maltempo che imperversava li costrinse a scendere a 6000 piedi in prossimità dell'isola. McGuire condusse la formazione sopra l'aeroporto e fece diversi tentativi per suscitare una risposta nemica girando a volo radente la zona per circa 10 minuti ma senza ottenere risultato, tanto che decise di proseguire verso un'altro aeroporto sulla costa occidentale dell'isola. Durante il tragitto il Maggiore Jack Rittmayer perse potenza e rimase indietro mentre si addentravano tra le nuvole e si separò dal resto del gruppo, McGuire comprese che aveva problemi al motore e riorganizzò il gruppo per un volo a tre.
Fu a quel punto che Weawer notò un aereo giapponese venire verso di loro, 500 piedi sotto e 1000 iarde avanti a McGuire e Douglass Thropp che si accorsero solo all'ultimo, quando ormai era sotto di loro, era un Oscar Ki-43 pilotato dal sergente maggiore Akira Sugimoto, mentre un secondo aereo era in procinto di atterrare, un Frank Ki-84 pilotato dal sergente Mixunori Fukuda.
Sugimoto, dal basso fece fuoco colpendo Thropp ad una delle sue turbine lasciandogli come unica scelta quella di sganciare i serbatoi alari per il pericolo di incendi e scoppi.
McGuire accortosi di questo ordinò di non sganciare nulla per non pregiudicare la missione e rientrare a Leyte.
Rittmayer nel frattempo si era ricongiunto al gruppo e manovrato per posizionarsi in vantaggio rispetto al velivolo giapponese (Sugimoto) che inseguiva Thropp  iniziando a fare fuoco; ma sugimoto era un pilota istruttore e manovrò stretto ed iniziò a sua volta a sparare a Weaver che chiese aiuto via radio.
McGuire rispose immediatamente e virò bruscamente con il suo P-38 ma qualcosa non funziono nella macchina, l'aereo minacciò di andare in stallo, iniziando a vibrare nella struttura, McGuire aumentò la potenza cercando di ottene una posizione buona per colpire l'aereo giapponese ma perse lo slancio, di scatto ruotò sulla sinistra e fu visto per l'ultima volta in posizione invertita con il naso verso il basso sui 30 gradi. Weaver a quel punto perse di vista l'aereo di McGuire ma un secondo dopo vide l'esplosione a terra restando atterrito dentro l'abitacolo.
Sugimoto aveva interrotto l'attacco alla vista di McGuire e fu inseguito da Rittmayer e Thropp mentre fuggiva verso nord, riuscirono a colpirlo e abbatterlo nella giungla.
Il secondo aereo giapponese (Fukuda) era a quel punto arrivato sulla scena ed aveva aperto il fuoco su Thropp, ma Weaver si era ripreso dalla vista dello scoppio del comandante e corse in suo aiuto.
Ma Rittmayer era in una posizione vulnerabile e Fukuda fece fuoco, il P-38 si andò a schiantare ed esplodere poco fuori il villaggio di Pinanamaan. McGuire si era schiantato pochi minuti prima in questa zona, c'era ancora il fumo nell'aria.
L'aereo di Thropp iniziò a fare fumo dal motore, mentre Fukuda cercava di avanzare verso Weaver, non riuscendoci e vedendo che Thropp, malgrado il problema al motore, lo aveva nel mirino ed iniziava a sparare decise di fuggire verso un banco di nubi inseguito anche da Weaver. 
I due piloti americani lo persero di vista e rientrarono alla base di Dulag, comunicarono i loro rapporti sul combattimento ma erano discordanti su molti punti e solo dopo la guerra si seppe che erano due gli aerei giapponesi coinvolti nel combattimento.
McGuire non fu mai abbattuto dal fuoco nemico, solo la violazione di pochi secondi delle regole del combattimento aereo hanno provocato la sua morte. Alcuni hanno criticato la sua scelta di lasciare i serbatoi supplementari sulle ali per avere più autonomia e raggiungere la vittoria facile su un aereo solitario.
Charles Martin, biografo di McGuire affermò che l'unico scopo per il quale McGuire ordinò di lasciare i serbatoi sulle ali fu per completare la missione. Non si può pensare che un pilota così bravo rinunciasse alle regole di sicurezza del combattimento per raggiungere le tre vittorie che gli avrebbero permesso di raggiungere Bong. Presumibilmente ha pensato che un singolo
aereo giapponese non fosse un pericolo per quattro caccia P-38 
McGuire ricevette la cosa a cui teneva di più, la medal of honor, dopo la sua morte. La sua eredità è ancora forte nei piloti degli Stati Uniti d'America, la base aerea del NewJersey è stata chiamata con il suo nome, ed un P-38 con la scritta "Pudgy V" accoglie il personale ed i visitatori all'ingresso dell'aeroporto.

Ma la storia non finisce qui... nel 2001 David J. Mason, partì da casa per raggiungere l'isola nella quale precipitò McGuire.
Identificò e parlò con il proprietario del terreno nella cui zona cadde l'aereo di McGuire, Mr. Bert Capay, ma non ricordava molto.
Tuttavia suggerì il nome di un anziana donna di nome Lourdes che aveva lavorato a quel tempo come cameriera per il proprietario della piantagione durante la seconda guerra mondiale, un certo Vladimir Terrogoff. Rintracciata la signora seppero che il caposquadra della piantagione, il sig. Vincente Bedoria custodiva importanti informazioni.
Una volta rintracciato, il 7 gennaio del 2001, la data non è a caso.. si ritrovarono a casa del sig. Bedoria il quale alla domanda se ricordasse un aereo caduto da quelle parti rispose "Oh sì, certo!" lasciando i due ospiti con gli occhi lucidi...
Bedoria descrisse minutamente l'aereo, gli stemmi e la presenza di altri aerei in volo alcuni con due eliche altri con una, parlò anche di un anello d'oro che il pilota indossava, con un insolita pietra nera.
Raggiunsero per primi il luogo dell'incidente e raccolsero i poveri resti del pilota e li misero in una scatola di legno portandola prima a casa del proprietario poi seppellendola sotto un grande albero, sostituendo alla fine l'erba per non dare ai giapponesi la sensazione di uno scavo recente e della presenza di una tomba.
A fine guerra, nel 1947, fu lui stesso a condurre i soldati americani sul luogo della sepoltura per riprendere la scatola.
Tutto collimava alla perfezione, anche una foto scattata qualche giorno prima della sua morte lo ritrae con un anello d'oro con una pietra nera sopra.
Il sig. Bedoria aveva assistito dal basso al duello aereo ed al problema tecnico all'aereo di McGuire, in seguito allo schianto aveva ricercato e trovato il pilota ed aveva conservato i resti in luogo sicuro fino alla fine della guerra, nel suo piccolo mondo doveva anche lui qualcosa a McGuire, quel pilota era venuto a liberarlo dai Giapponesi.
Il sig, Bedoria condusse i ricercatori sul luogo dell'incidente distante 15 minuti a piedi dalla sua casa, indicando il punto preciso dove aveva trovato i resti del P-38 e di McGuire.
I ricercatori iniziarono a scavare in quel punto ed in tre giorni trovarono oltre 200 parti metalliche del P-38 di McGuire.
Tra i tanti pezzi una puleggia rotonda, identificata come una parte del finestrino del P-38, ormai non c'erano più dubbi, era l'aereo di McGuire.


fonte dati:  
. Charles Martin, The Last Great Ace: The Life of Major Thomas B. McGuire, Jr.,     Fruit Cove Publishing, 1998

. www.pacificwrecks.com


Ormai era notte fonda, la musica era finita ed aveva fatto spazio al silenzio, la stanza era fredda, la finestra chiusa, ed io ero quella figura riflessa nel vetro, che cercava ancora un po di calore dal calorifero. Guardai verso il monitor alle mie spalle,  la foto di McGuire era ancora li, come il P-38, avevo vissuto una serata memorabile grazie a loro, ma adesso non sapevo cosa fare, spesso mi prende un senso di vuoto,  davanti a queste figure umane a questi eroi del nostro recente passato e sono tanti, ho un senso di pochezza, di disagio, a volte mi giro nella stanza e ritorno con i pensieri a quello che ho appena appreso e tutto diventa così piccolo di fronte a questi giganti.
Guardai di nuovo dalla finestra e pensai che probabilmente non riuscirò mai a conoscere le storie di tutti quanti; ma se alla fine del mio tempo ne avrò raccontati un po su questo Blog la loro storia sarà condivisa e conosciuta da quelli che seguiranno ed i loro aerei voleranno sempre nella fantasia di coloro che leggeranno con il cuore di chi si emoziona ancora al rombo dell'elica.
Spensi la luce ed uscii dalla stanza, il monitor rimase acceso tutta la notte con queste immagini che scorrevano a ripetizione.
Blogger





I due assi dell'aviazione, Bong e McGuire, da notare l'anello d'oro con pietra nera di McGuire,


"Pudgy V", ultima versione, quello che che si schiantò sull'isola, da notare i serbatoi supplementari accanto al motore oltre alla bomba appesa sotto al vano centrale.



La fidanzata, "Pudgy" grassottella...



Pudgy V, l'ultimo P-38 pilotato da McGuire 






Il luogo dello schianto.


Il monumento eretto nel luogo dello schianto 


Una vecchia mappa secretata, con la posizione approssimativa del luogo dello schianto









il libro è sul comodino....


Un ultimo aggiornamento di qualche giorno successivo a questo post.
sono le foto della tomba del suo amico precipitato lo stesso giorno a poca distanza da lui,







Nessun commento:

Posta un commento