Il 75° anniversario è passato,
abbiamo aspettato una settimana per parlare, presi ancora dalle immagini della
nostra bellissima avventura.
Iniziamo quindi a ringraziare
tutti coloro che hanno sfidato acqua e freddo per esserci, per essere presenti.
Ringraziamo le associazioni dei reduci, molte venute in pullman da lontano.
Ringraziamo i cittadini intervenuti, ringraziamo i comuni presenti con i loro Gonfaloni, muta testimonianza della sofferenza che le città rappresentate hanno patito nel passaggio della guerra.
Ringraziamo le associazioni dei reduci, molte venute in pullman da lontano.
Ringraziamo i cittadini intervenuti, ringraziamo i comuni presenti con i loro Gonfaloni, muta testimonianza della sofferenza che le città rappresentate hanno patito nel passaggio della guerra.
Ringraziamo i militari delle
varie forze armate presenti come ogni anno.
Ringraziamo i nostri amici che
sono venuti dagli Stati Uniti e dalla Inghilterra per ricordare i loro parenti,
passati su questa valle e usciti con numerose medaglie e ferite che sarebbero
rimaste per tutta la vita.
Ringraziamo tutti i presenti per
la loro testimonianza di attaccamento a quelle lapidi di marmo bianco ed al
loro significato.
Ma nel ringraziare tutti diciamo
anche che non ci è piaciuta la cerimonia perché ci ha lasciato un grande vuoto.
Un vuoto di parole, che a volte
scaldano l’animo più di un silenzio fuori ordinanza.
Un vuoto di parole che sono "racconto" per coloro che non sanno cosa è accaduto e che sventolano le bandiere tricolori festanti nella loro giovane età, parole che da "racconto" diventano "memoria".
Un vuoto di parole che sono "racconto" per coloro che non sanno cosa è accaduto e che sventolano le bandiere tricolori festanti nella loro giovane età, parole che da "racconto" diventano "memoria".
Parole che diventano storia, come
quelle del Presidente Obama a Omaha Beach o, sempre dello stesso presidente, in
Germania, parlando ad una nazione che fu sconfitta dalla Storia e dal
sacrificio di milioni di uomini.
Ci resta questo vuoto,
incolmabile ormai.
Ovunque le parole sono state
sostituite dalle immagini; più rapide, veloci, che si postano sui social e
spariscono dopo pochi secondi sostituite da altre.
Ma a Montelungo nò, è troppo
grande quello che hanno fatto quei ragazzi distesi sotto alle lapidi di marmo
bianco che riteniamo non possa esserci il solo silenzio, anche se suggestivo
nel suo insieme, anche se dovuto ad un protocollo di gesti.
Rispettiamo tutti, rispettiamo le
istituzioni democratiche di questo paese, ma non possiamo non ricordare il
grido del Tenente Giuseppe Cederle, non possiamo non ricordare le parole del
Bersagliere Sibilia, non possiamo, è più forte di noi.
Per questo, nel silenzio
suggestivo del 75° anniversario della Battaglia di Montelungo, nelle immagini
dei social, nei video in Tv, nelle bandierine che sventolano a comando; in
tutto questo, che ad altri piace ma a noi no; nella consapevolezza che forse
siamo diversi, ma non cattivi o irrispettosi; riportiamo le parole di coloro
che giacciono sotto quelle bianche lastre di marmo ed ai quali dobbiamo molto.
Dobbiamo la nostra libertà, il
nostro sentirci Italiani, il nostro incontro con tanti amici venuti da lontano
per onorare e ricordare i loro parenti.
Dobbiamo molto e non sarà mai
abbastanza...
ciao Ragazzi, al prossimo anno!
ciao Ragazzi, al prossimo anno!
Il Direttivo
O Monte Lungo, Golgota del fante!
quando nel vespro bigio diecembrino
gonfi gli occhi di lacrime non piante
silenziosi scendemmo, a capo chino
Dell'armi e della gloria sotto il peso,
volgendo il viso a quel candor di croci:
sommerse in una le lor note voci
parlare al cuore di noi vivi ho inteso.
Dissero i morti "Voi che tornerete,
dopo gli abbracci i baci ed i saluti
dopo gli incontri e le sorprese liete,
ditelo agli altri come siam caduti!
Ditelo come quel fatal mattino
sempre in avanti, sempre più lontano,
il cuor gettando con le bombe a mano,
puri movemmo a beffa del destino.
Scritto su una lapide da un reduce del 67° Fanteria Legnano
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