Ho sempre pensato che la maniera
migliore per tornare sui luoghi della storia sia da soli o in compagnia di
poche persone, perché solo nello stare da soli o in pochi si riscoprono
sensazioni ed emozioni uniche e si “respira” quell’aria che noi, appassionati
dalla voglia di onorare e ricordare, respiriamo ogni volta che ci rechiamo in
un luogo che ha visto nel recedente passato combattere i due più grandi
conflitti mondiali.
Il viaggio di questi giorni, che
condividerò con voi in questo ed in altri Post, era in parte programmato ed in
parte lasciato al caso, le zone erano quelle del centro Italia; Abruzzo e
Molise, che videro combattere la Brigata Maiella e gli Inglesi.
Il primo Post è dedicato a
Civitacampomarano, un piccolo paese del Molise di quasi 500 abitanti, immerso
tra vallate verdi, calanchi e tanti falchi nel cielo.
Un piccolo gioiello Italiano che
ci lasciamo sfuggire, accecati da cose che spesso brillano di nulla.
Con il suo bellissimo Castello e
le viuzze medievali, Civitacampomarano può far rivivere, al turista attento, un
un pezzo della nostra storia recente.
Le vie, con i suoi graffiti, i
suoi dipinti sui muri, sbiaditi dal tempo, restano il segno di quella che è
stata la nostra Italia negli ultimi 100 anni.
A Civitacampomarano, nel suo
silenzio di sempre, si può leggere su una targa di marmo, “ W la partenza del
1915” “ W il 1915” “ il 2 Aprile del
1945 “ e di seguito leggere sul muro che guarda verso una piazzetta, “ Vincere
e Vinceremo", o “W la Libertà” sulla cornice di pietra di un portone di una casa
nobiliare.
Erano gli stati d’animo di coloro
che correndo per il paese volevano lasciare traccia della loro chiamata alle
armi del 1915, degli interventisti dell’epoca. Erano gli inni dei giovani
fascisti degli anni 30/40 e inseguito di coloro che parteciparono alla liberazione con
ideali nuovi.
Il 2 Aprile del 1915 la Gazzetta
Ufficiale del regno d’Italia a nome di Vittorio Emanuele III, per grazia di Dio
e per volontà della Nazione, Re d’Italia, riportava quanto segue:
“Ritenuta la opportunità di provvedere, in vista della presente
situazione internazionale a mantenere in servizio per maggiori bisogni dell’esercito
gli Ufficiali in congedo… indipendentemente dal loro consenso..”
Art.1 gli Ufficiali in congedo provvisorio… potranno essere richiamati.
Art.3 fino al 31 Dicembre il Ministero della Guerra ha facoltà di
assumere in servizio sotto le armi come volontari aviatori i militari in
congedo ed anche i cittadini non aventi obblighi di servizio e che ne facciano
domanda.
Di lì a pochi giorni, il 26
Aprile del 1915, ci fu il patto di Londra, nel quale i nostri diplomatici
ottennero il Trentino e il Tirolo cisalpino fino al Brennero (abitato da
popolazione tedesca), ma anche Trieste, Gorizia, l’Istria, gran parte della
Dalmazia, il protettorato sull’Albania e il possesso sulla città di Valona,
quindi le isole del Dodecaneso, il bacino carbonifero di Adalia, in Asia
Minore, e alcuni possedimenti coloniali nell’Africa tedesca, ma concessero la
conferma all’entrata in guerra dell’Italia.
Con circolare n. 247 del 9 aprile
1915 si stabilì che il fregio dei berretti degli ufficiali, dei marescialli
doveva essere in ricamato in filo di seta grigio verde su panno dello stesso
colore.
I numeri nel tondino rimanevano in argento. Inoltre tale circolare
disponeva anche che il cuoio del sottogola e della visiera doveva essere
completamente opaco. Anche i distintivi di grado degli ufficiali e dei
marescialli dovevano essere confezionati in seta grigio verde.
Lo stesso giorno, il 9 Aprile del
1915 l’Unità, contraria all’ingresso dell’Italia in guerra, pubblicava in prima
pagina, un articolo dal titolo “ Le Piccole Nazioni”.
Vi riportiamo alcune righe di chiusura dell’articolo.
Vi riportiamo alcune righe di chiusura dell’articolo.
“Non la popolazione, non il territorio, non la ricchezza, non il potere
militare. La storia chiederà piuttosto: Quali esempi di carattere elevato e di
devozione altruistica all’onore e al dovere sono stati forniti da un popolo?
Che cosa ha fatto per accrescere la somma del sapere? Quali pensieri e quali
ideali di valore permanente e di inesauribile fertilità ha esso tramandato all’umanità?
Quali opere di Poesia, di musica o di altre arti ha esso prodotte, che possano
essere sorgente eterna di godimento ai posteri? I popoli minori non hanno
ragione di temere l’applicazione di criteri siffatti.”
Le
Piccole Nazioni,
James Bryce
9 Aprile 1915, giornale l’Unità.
Direttore: Gaetano SalveminiJames Bryce
9 Aprile 1915, giornale l’Unità.
...le domande che poneva James Bryce risultano ancora oggi attuali e degne di grandi riflessioni... e sono passati 100 anni.
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