mercoledì 29 gennaio 2014

Piloti...

Il nostro Post di oggi vuole ricordare i Piloti e gli equipaggi della R.A.F. che operarono nei cieli dell'Africa e dell'Europa durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tra tutti i documenti del nostro archivio crediamo che la poesia di un giovane aviatore Inglese, David Raikes, caduto nel cielo d'Italia sia una delle più significative.

La poesia. le note storiografiche e le foto a colori sono tratte dal giornale 
"il BO", il Giornale dell'Univerità degli studi di Padova.


David Raikes nel 1945 aveva ventuno anni ed era un pilota della Raf. Il 21 aprile di quell’anno venne abbattuto dai tedeschi vicino a Copparo nel ferrarese. Di lui e del suo equipaggio non si seppe più nulla fino al 2011, quando il loro aeroplano fu scoperto da un gruppo di appassionati di ricerche aeronautiche. Fu grazie all’incisione su due anelli rinvenuti nello scavo che si riuscì a ricostruire il destino del velivolo alleato e degli uomini a bordo, tre inglesi e un australiano.  Ma solo il 18 luglio, a due anni di distanza, i resti dei piloti sono stati sepolti al Commonwealth War Cemetery di Padova. Ad ascoltare, nel corso della cerimonia, i versi composti da David – ex studente del Radley College e autore di una raccolta di poesie – sono stati i familiari degli aviatori, tra cui il fratello 79enne Tim Raikes. E le parole di Let it be hushed, di cui pubblichiamo la prima traduzione italiana, suonano come l’epitaffio per un’intera generazione chiamata alla guerra.

CHE CALI IL SILENZIO
di David Raikes

Che cali il silenzio; che il profondo degli oceani si chiuda
su questi morti. Altri potranno lodarli,
Innalzare monumenti di marmo in loro onore.
Ma noi che volammo con loro e ridemmo con loro,
Noi di altri equipaggi che, vivendo fianco a fianco,
lentamente abbiamo conosciuto
i loro lati più nascosti, avremmo preferito che non si toccasse
la ferita che abbiamo curato, l’amore che abbiamo sepolto laggiù.
Questi uomini hanno conosciuto momenti che voi non avete conosciuto,
né mai lo farete; noi abbiamo vissuto quei momenti,
e ne abbiamo parlato sussurrando nel cuore della notte;
una confidenza nata condividendo il pericolo.
E abbiamo condiviso i loro obiettivi; ma noi siamo tornati.
Con leggerezza ne parlavamo. Abbiamo fatto il loro zaino,
spartito le cose utili come sigarette e cioccolato, razioni messe da parte
per un momento di necessità che non è mai arrivato.
“Hanno tirato a sorte!” Qualcuno disse,
“è un peccato che indossasse il suo orologio;
era uno buono, venti sterline, disse
di averlo pagato in Egitto. Ora, vediamo,
a chi tocca stanotte. Ah, Taffy – ne hai uno buono!
Faresti meglio a lasciarlo a me”. E ridevamo.
Avevamo freddo? Freddo nel cuore. Si diventa così.
A volte sapevamo cosa era successo; come erano precipitati.
Non avveniva sempre per colpa del nemico.
Uno urtò contro la pista, piegò un’ala.
Il navigatore ci lasciò le penne e così l’artigliere.
Gli altri due ne sono usciti, un po’ scossi.
Bob si schiantò durante un volo di prova, volando basso
– Per lo meno pensano che sia andata così, non ne erano sicuri.
L’aereo bruciava violentemente quando lo trovarono;
Un uomo ne uscì, ancora vivo, ma morì
sulla via dell’ospedale. La perdita era nostra, –
Io condividevo un aeroplano con Bob.
Ne abbiamo preso un altro.
Ma alcuni non sono tornati. Non abbiamo mai saputo
se sono sopravvissuti - all’inizio erano solo in ritardo
finché i minuti non sono diventate ore, e ancora nessuna notizia.
Si andava a letto; ma svegliati dal turno successivo,
si chiedeva “Sono tornati?” e sentendosi rispondere “No”,
si tornava a dormire.
Al risveglio si cercavano i letti vuoti,
dicendo, “Dannazione, un altro zaino da fare”;
non mi è mai piaciuta quella parte, non sapevi mai
quali segreti quella spartizione poteva svelare.
Io cercavo sempre di lasciare il mio zaino pronto
in discreto ordine. Non sapevi mai.
Ma questo è passato. Il fiume che guarisce scorre
e lava via le ferite con il passare degli anni.
Non piangiamo più. Ci fu un tempo per le lacrime,
quando la Morte ci stava accanto, e non osavamo piangere.
Che i mari si chiudano su di loro, e si inabissino nell’oscurità.

Traduzione a cura del Centro linguistico di ateneo – Università di Padova















Post dedicato a tutti i piloti della RAF e ai loro equipaggi.























1 commento:

  1. Il team di recupero si chiama Archeologi dell'Aria e il ricercatore che ha identificato l'equipaggio si chiama Fabio Raimondi.
    Saluti

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