venerdì 29 gennaio 2016

72° Anniversario dello Sbarco di Anzio, quel raccoglimento lungo un giorno, per onorare e ricordare, semplicemente.

C'è una frase con la quale voglio iniziare questo post
 
"Il mio nome è memoria. Sono la vostra più preziosa amica. Sono la buca in cui non ricadere e la strada sbagliata da non imboccare la seconda volta. Posso essere la vostra più temibile nemica. Perché sono l'occhio che fotografa la vostra vergogna nel buio di una stanza.
(Alessandro Ghebreigziabiher)

C'è una domanda che mi sono posto sempre osservando i reduci durante le cerimonie di anniversari, perché amassero stare in silenzio cercando sempre la solitudine ed il contatto intimo con i fratelli in armi che non cono tornati. Solo amicizia? Sentimento? O forse c'era qualcosa di più che non afferravo? Poi un giorno, restando in silenzio accanto ad un reduce, sulle colline di Montelungo, l'ho visto osservare per minuti il terreno, l'orizzonte, il vuoto o forse l'infinito.
Sentivo che la sua solitudine, voluta, non era altro che la ricerca di un contatto intimo con l'ambiente che oggi è, ed un tempo fu. La sua vista associava ieri ed oggi in uno sforzo immane per la mente ed il fisico, in considerazione dell'età e occorreva togliere tutto il superfluo, per concentrare gli sforzi solo in quell'esercizio di... memoria. La mia presenza non era richiesta, come quella degli altri; non era quello il momento di raccontare di parlare di trasmettere ad altri quello che, tradotto dal cervello e dagli altri organi, correva nelle arterie è passava per il cuore, ossigenando il cervello di ricordi.
Fu il più lungo silenzio della mia vita, ma anche la più bella lezione che ricevetti. Da quel giorno vivo le ricorrenze in maniera diversa o almeno le vorrei vivere in maniera diversa. Non ricerco il contatto, non voglio raccontare, narrare, spiegare. Non c'è nulla da spiegare, non c'è nulla da raccontare, c'è il silenzio. E non è un caso che si chiami proprio Silenzio, quello che si suona ai soldati alla fine di celebrazioni. Quando si fa una domanda ad un reduce, gli si chiede di raccontare, non ci risponde mai con le grandi strategie, le grandi manovre, ma scende sempre di più nei dettagli e parte dal punto che ricorda meglio, il terreno, l'aria, una buca, un momento di un'azione per poi inevitabilmente arrivare al compagno caduto. La guerra in fondo, per milioni di soldati, è stata il compagno al fianco, la squadra, il plotone, il reggimento, piccoli nuclei di contatto, di vita quotidiana e la perdita di un compagno era una mancanza incolmabile che aumentava ancora di più la solitudine.
Per il 72° anniversario dello sbarco di Anzio e della battaglia che si è svolta nei mesi successivi, l'associazione LI° Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo1943" insieme con l'Ass. Linea Gustav e l'ass. Campo della Memoria hanno voluto onorare con un fiore ed una preghiera tutti coloro che non sono tornati da quella battaglia; rendendo gli onori prima ai vinti e poi ai vincitori, oggi tutti uniti nello stesso sudario e, speriamo, nella stessa porzione di cielo.
Il silenzio, di tutti noi, è stato il motivo di queste visite. Il raccoglimento e la preghiera hanno avuto un effetto in tutti noi, provenienti da zone diverse, ci hanno unito e fatto sentire fratelli.  Un unico filo conduttore dato da quelle bianche croci, che mute testimoniavano la follia umana.
 
Per questo vi lasciamo lo stesso silenzio nella visione delle immagini e solo poche parole per dirvi dove eravamo e chi onoravamo.
 
 
Ore 9:00 Cimitero Militare Tedesco di Pomezia
 

































Ore 10:30 Cimitero Militare Britannico

















Sergente M.A.W. Rogers, The Wiltshire Reg.
L'unica Victoria Cross Inglese di Anzio




Ore 12:00 Campo della Memoria, caduti della RSI






Ore 13:00 Cimitero militare Americano















Sergente Sylvester Antolak,
3a Divisione di Fanteria, 15° Reggimento,Compagnia B 
Medal of Honor
 24 Maggio 1944, Cisterna di Littoria
 






Ore 15:00 Torre Astura,
luogo dello sbarco della 3a Divisone US
 



Guardando il mare da Torre Astura, ricordiamo il Generale Ferrante Vincenzo Gonzaga, che l'8 Settembre comandava la 222a brigata di artiglieria costiera. Dopo l'8 settembre, il località Buccoli, nel comune di Eboli, fu raggiunto dal Maggiore tedesco Udo Von Alvensleben che gli intimò la resa.
Il Generale Gonzaga rifiutò la reda gridando ai suoi uomini "Un Gonzaga non si arrende mai" facendosi falciare dai mitra dopo aver impugnato la pistola.

Medaglia d'oro, Medaglia Argento, 
due Medaglie di bronzo, al valore militare. 
Medaglia d'argento al valore militare di marina
croce di guerra al valor militare.
 
Il figlio, presente alla manifestazione,
ha ricordato la figura del padre.




 
Terminava qui la nostra giornata, davanti a noi il mare.

Un ringraziamento speciale ad Hernan Lorenzo,
fotografo e amico del Cinquantunesimo, che ci ha accompagnato in questa giornata.