venerdì 30 novembre 2018

First Motorised Group - La storia della Tipografia Pergola di Avellino


Qualche tempo fa, nella triste giornata dell'addio a Giorgio Carducci pubblicammo il suo tesserino del 1° Raggruppamento Motorizzato.
Un documento quasi unico, visti i pochi soldati che si unirono in quel raggruppamento.
Pochi avranno osservato in fondo al tesserino il nome della tipografia, noi si, e vi raccontiamo la storia della Tipografia Pergola di Avellino che, in zone ancora occupate in parte dai Tedeschi stampava per gli Alleati...
E' un pezzo di storia Italiana che la scorsa estate ha compiuto 130 anni.
Nel giorni delle commemorazioni di Montelungo vogliamo ricordare anche loro, nella speranza di stabilire con loro un contatto e unire idealmente ieri ad oggi.



Era il 10 aprile del 1888 quando ad Avellino nasceva la Tipografia Pergola, ovvero il laboratorio di pensieri, cultura e comunità che ha segnato in maniera indelebile la storia di questa città e, con essa, quella della provincia di Avellino. La prima sede fu per il Corso, poi fu trasferita, anni più in là, nella storica sede di Piazza Solimena, dove sono passati davvero tutti, da Guido Dorso ad Alfonso Gatto, dove è stata fatta la storia politica di questa provincia ed in qualche misura d’Italia.
Una storia straordinaria che coincide con la storia di una famiglia la cui eredità, oggi, è tutta sulle spalle di Giuseppe Pergola, che ne rappresenta la quarta generazione e che, con grande passione guida un laboratorio di grafica e di comunicazione che già da anni si è imposto come riferimento, per dinamismo e professionalità, nel panorama provinciale e regionale. Giuseppe è in primo luogo un caro amico di chi vi scrive, condividiamo un amore viscerale per questa città, ed è proprio con lui che celebreremo questo anniversario, provando ad andare oltre la mera retorica della memoria per provare a cogliere il valore di questa storia straordinaria e la lezione che da essa potrebbe e dovrebbe discendere per questa comunità smarrita.
«La tipografia era un luogo magico – ci dice Giuseppe – chiunque voleva fare cultura, chiunque aveva un’idea, un progetto di natura politica, culturale o sociale passava di lì. Era un luogo di comunità, non un luogo elitario ma intimamente popolare, un luogo che vive ancora oggi nei ricordi di tanti, un luogo dove c’era posto per tutti. Io ho avuto la fortuna, grazie a mio padre, di vivere sin da piccolissimo le riunioni di redazione, di trascorrere le mie giornate tra quelle mura, di ascoltare i discorsi, di respirare quell’aria».
Il Corriere dell’Irpinia di Guido Dorso nacque lì, così come lì fu stampato “Isola” di Alfonso Gatto, lì nacque persino Tele Nostra. Lì si stampavano i manifesti, lì si discuteva di politica, si costruivano intese ed alleanze, si ragionava, si litigava, si pensava, lì, per diversi decenni, si elaboravano pensieri e linee politiche che avrebbero condizionato il dibattito politico e sociale della Nazione: «Il Corriere era il giornale della città, si aspettava il sabato mattina per il compimento di un rito laico al quale non si poteva rinunciare e l’elaborazione del giornale segnava la quotidianità di quel luogo che ogni giorno accoglieva la città in tutte le sue sfaccettature. Il punto è che tra quelle mura nasceva e si consolidava, mutando di pari passo con i tempi, la visione complessiva della comunità. Basterebbe chiedere ad Enzo Venezia, ex sindaco, quanti giovani con la passione per la politica sono passati per la Tipografia per farsi stampare gratuitamente manifesti e volantini, quanti hanno mosso lì dentro i primi passi, quanti si sono formati in quelle stanze, quanti litigi e quante nottate si sono consumate in quello studio, dove l’aria si faceva irrespirabile per il fumo delle sigarette, soprattutto quelle di Nacchettino»
I magnifici Sette nacquero nella Tipografia Pergola, quello era il luogo dove quotidianamente si ritrovavano quei ragazzi che avevano sposato il sogno eretico dell’apertura a Sinistra, i figli di Sullo che sfidarono il Padre. Ma questa è una storia che ha radici profonde, è la storia della prima Tipografia irpina ad acquistare, nel 1922, la linotype, la tipografia dove generazioni di coppie avellinesi hanno stampato le partecipazioni per il matrimonio, a partire dalle coppie del Centro Storico che per il semplice fatto di appartenere allo stesso rione di Armando Pergola, nonno di Giuseppe, venivano omaggiato. Nella tipografia Pergola è stata stampata la storia, quella piccola e quella grande, di questa provincia, in quel luogo quella stessa storia ha preso forma e, con essa, l’identità di questa nostra comunità. Una identità sempre più sbiadita ma le cui tracce sono sigillate, conservate maniacalmente negli archivi che Giuseppe custodisce con cura e che sarebbe ben lieto di donare alla città: «Sarebbe bello ed importante immaginare un museo dedicato alla storia della Tipografia, per far vivere quella memoria, per offrire ai nostri figli l’occasione di ripercorrere la storia vera di questa città che con il terremoto ha rinunciato a se stessa. Sarebbe bello pensare ad una sala del Carcere Borbonico, così come sarebbe bello ragionare di formazione anche con una Borsa di Studio. Sarebbe il giusto tributo ad una storia che appartiene a tutti, sarebbe anche, se mi è consentito, il modo migliore per onorare la memoria e la passione di mio padre, che ha combattuto finché ha potuto contro l’incedere della modernità per tenere in vita quel luogo»
Sarebbe, aggiungiamo noi, anche un modo per offrire alla città un’occasione di riflessione e di riscoperta ed è questo, in fin dei conti, il senso più profondo di questo nostro tuffo nel passato. Non esistono più luoghi dove si produce pensiero e cultura, non esistono più luoghi dove ci si riconosce e questo, per una città come Avellino, è letale. E allora, forse, è dalla memoria di ciò che questa città è stata che occorrerebbe muovere per restituire alla città di oggi un avvenire possibile e diverso da questo grigio presente fatto di nulla se non di mediocrità e di compassata rassegnazione.
Con questo auspicio, lasciando alla penna del grande Alfredo De Marsico l’onere del congedo:
Scuole e tipografie sono i posti di vedetta, di progresso intellettuale dei popoli. Le città dovrebbero sentirne il vanto con lo stesso animo con cui si vantano dei monumento del loro passato.
Ed una tipografia che non abbia per programma di bastare soltanto alle esigenze della sua clientela, ma superarle provocandone l’elevazione e lo sviluppo, è due volte benemerita del sapere.

Quella Pergola è tale. La passione con cui da più decenni, di padre in figli, quest’azienda perfeziona la sua attrezzatura e si adegua ai metodi ed al rendimento delle più note case editrici, è un segno di nobiltà che non illumina soltanto una famiglia di lavoratori intelligenti, coraggiosi e tenaci, ma Avellino e l’Irpinia.

Articolo tratto da: www.orticalab.it del 10 Aprile 2018
Foto tratte da: www.primativvu.it

(se la pubblicazione di questo articolo e delle foto dovesse ledere qualche esclusiva siamo pronti a cancellarlo)














Raccontare con le foto: le immagini della battaglia



Fronte di Mignano



Un soldato Italiano del Primo raggruppamento ed un soldato della 36a Texas stendono i cavi del telefono

 

Soldati Inglesi sulle pendici di Monte Camino



Machine Gun Bunker nei pressi di Montelungo


Bombardamenti alleati su Montelungo



Un Camion Americano colpito nei pressi di Montelungo, 
luogo non definito.



Allagamenti nell'area di Mignano



Un tenente ferito della Terza Divisione di fanteria, 30° reggimento, zona Monterotondo



Bivio per Mignano sulla via Casilina, durante un bombardamento su Montelungo.


Un cannone ferroviario francese, nella stazione di Montelungo, i serventi al cannone sono soldati Italiani.


mercoledì 28 novembre 2018

Raccontare con le foto; la popolazione

Area di Mignano, novembre 1943, ormai la battaglia è iniziata da diversi giorni e la popolazione si è rifugiata nelle grotte.




lunedì 26 novembre 2018

Raccontare con le foto, il Mignano Gap

La strettoia di Mignano, o "Mignano Gap" l'ostacolo che gli alleati dovevano superare per raggiungere prima Cassino e poi Roma.

I tre monti in foto, sulla sinistra Monterotondo, al centro Montelungo e sulla destra Monte la Defenza





giovedì 15 novembre 2018

75° anniversario della Battaglia di Montelungo e delle battaglie della Winter Line 7/8/9 Dicembre QRC

75° Anniversario delle battaglia di Montelungo
e delle battaglie della Winter Line (Bernhardt Line)
Monte Camino, Monte Rotondo, San Pietro Infine







Ricorre quest’anno il 75° anniversario delle battaglie per la conquista ed il superamento della linea d’inverno, posta a sbarramento dell’avanzata delle truppe Alleate sbarcate a Salerno. La Linea invernale fu per le truppe alleate il presagio di quello che avrebbero trovato in seguito lungo la linea Gustav, 30 km più a nord.

Migliaia furono i caduti da entrambe le parti a seguito degli scontri su terreni impossibili e in condizioni climatiche estremamente avverse. Alla fine gli alleati ebbero la meglio, schierando sul campo tutte le migliori divisioni disponibili. 

La Terza Divisione di fanteria 
La Quarantacinquesima Divisione di fanteria, Thunderbird. 
La First Special Service Force. 
La Trentaseiesima Divisione di fanteria, Texas.
La Trentaquattresima Divisione di fanteria, Red Bull. 
La Prima divisione corazzata
Oltre alle divisioni scelte Inglesi 

Che da Novembre fino a Dicembre si alternarono sulla linea del fronte. Che in questo punto prese il nome di "Mignano Gap", per indicare la strettoia creata dalle montagne Camino, Montelungo e Monterotondo lungo la via Casilina.

Il "Mignano Gap" vide anche l’arrivo sul fronte delle truppe Italiane del I° Raggruppamento Motorizzato, cobelligeranti con gli alleati, in quello che sarebbe poi stato definito il Secondo Risorgimento Italiano. Pochi, male equipaggiati, con armamenti inferiori per qualità e numero, affrontarono il nemico con la voglia nel cuore di rivedere l’Italia finalmente libera.

Le Associazioni presenti sul territorio:

Ass. Museo Historicus
Ass. della Terza Divisione di Fanteria USArmy
Ass. LI Btg. Bersaglieri "Montelungo 1943"
e
Ass. Linea Gotica Pistoiese Onlus


 invitano a vivere questi giorni con loro.


Quest’anno avremo tra gli ospiti:

Criss W Britt, nipote di Maurice F. Britt
Medal of Honor del 30° Rgt. 
della 3a Divisione di Fanteria USArmy

Victor 'Tory' Failmezger, 
Capitano di Fregata US Navy, attualmente in congedo, membro a vita dell’associazione della 3ª Divisione di fanteria.
Storico.

Peter Knight
Ufficiale della Royal Navy, attualmente in congedo.
Storico.

Oltre ai figli di reduci dei Bersaglieri del Cinquantunesimo 
che combatterono la Battaglia di Montelungo:

Chiara Sali
socia del LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo 1943"

Paolo Farinosi
Presidente del LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo 1943"

Claudio Vigna
Vice Presidente del LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo 1943"

Seguono dagli Stati Uniti le giornate del 75° anniversario, anche con dirette video, 
i soci dell'Ass. della Terza Divisione di Fanteria US Army
i soci dell'American Legion Op5 di Colorado Springs


Aderiscono alle nostre iniziative per il 75° anniversario della Battaglia di Montelungo e propongono il nostro programma.

Hotel, Agriturismi, Bar, Ristoranti, Pizzerie e Cantine, che hanno in comune la qualità, il servizio, la passione per la storia e le tradizioni delle loro zone. 

Li consigliamo a tutti coloro che verranno lungo la Winter Line (la Linea difensiva invernale costruita dai tedeschi e conquistata dagli alleati) per onorare e ricordare gli uomini e le battaglie per la liberazione di queste terre e dell'Italia intera, grazie.


Best Western Rocca Hotel
Via Sferracavalli, 105, 03043 Cassino FR
Tel. 0776 311212
https://www.hotelrocca.it/

Hotel La Pace
Via Abruzzi,16,03043 Cassino FR
Tel. 0776 311347
https://www.hotellapacecassino.it/

Crete Gialle
Borgo Agri-Turistico
Via Parasacchi,4, Cervaro FR
Tel.0776  343304
https://www.cretegialle.it

Time Lounge Bar
Corso Umberto I, 81049 Mignano Montelungo CE
Tel. 347.5200331
https://time-lounge-bar.business.site/

Country House Salisù
Via Casilina, 158, Mignano Montelungo CE
Tel. 338.4551342

Dolcemente Salato SrL
Corso Umberto I,112 Mignano Montelungo CE

Rosticceria del Corso
di Martone Silvana
Corso Umberto I, Mignano Montelungo Ce

Cantine Telaro
Via Cinque Pietre, 2 Galluccio CE
Tel. 0823.925841

Borgo Antico
Via S.Cataldo 16/24 S. Pietro Infine CE
Ristorante Pizzeria Bar


Programma della manifestazione

Giorno 7 dicembre


Ore 12:00


Ritrovo per i partecipanti presso Best Western Hotel Rocca a Cassino


Sistemazione in Hotel (per coloro che soggiornano) e pranzo presso Best Western Hotel Rocca a Cassino.


Ore 15:00 – 17:00 
( Per i rievocatori in divisa 3rd Inf. Div. o 34th Red Bull)


Inaugurazione della targa al 30° RGT -  della 3a Divisione di Fanteria US Army c/o stele Maurice F Britt MOH, con la presenza del nipote della Medal Of Honor. Zona Monterotondo.


Inaugurazione della grotta di Audie Murphy , 15° RGT - 3a Divisione di Fanteria US Army. Eccezionale ritrovamento fatto dalle Ass. Historicus e LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo  1943". Zona Monterotondo.


Inaugurazione della targa al 7°RGT 3a Divisione di Fanteria US Army (c/o Masseria Diodati, Caspoli, Mignano Montelungo) – racconto dei fatti storici relativi alla battaglia di Monte Camino e Monte la Defenza, ricerca storica di Victor 'Tory' Failmezger.


Ore 18:30


Visita al museo Historicus di Caspoli – inaugurazione mostra VOLTI DI GUERRA


Per l'occasione del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, presso il museo Historicus sarà esposta la bandiera della quarta compagnia Genio Zappatori del 1° Genio che dal 3 al 24 giugno del 1915 guidò il forzamento fra Gradisca e Sagrado.


Ore 20:00


Cena


Ore 22:00


(compatibilmente con le condizioni meteo)


Salita a piedi in notturna su Montelungo, accensione delle candele dei caduti del 51° sotto la Madonnina di Montelungo


Lettura della poesia di Montelungo


Ore 23:30


Rientro in Hotel


Giorno 8 dicembre


Ore 9:00


Visita al museo del sacrario di Montelungo (no abito US Army)


Ore 11:00


Celebrazioni ufficiali del 75° anniversario della battaglia di Montelungo con l’Ass. LI Btg. Bersaglieri “Montelungo 1943”, sfilata con il labaro presso il sacrario e cerimonia solenne alla presenza delle autorità militari e politiche.


Ore 13:00


Pranzo


Ore 15:00


Deposizione di fiori presso la tomba del generale Marzollo


Deposizione di fiori presso il monumento al fiume Peccia spiegazione dei fatti bellici


Visita alle postazioni (MG e Cecchini) su Montelungo spiegazione dei fatti bellici


Ore 19:30


Rientro in Hotel e cena presso Hotel Rocca


Ore 22:00


In memory of” – Visita al cimitero Inglese di Cassino in notturna


Giorno 9 dicembre


Ore 10:00


Visita a San Pietro Infine, percorso storico della città medaglia d’oro, visita alle rovine ed alle grotte, in collaborazione con l'Ass. Culturale "Iter Memorie" 

Ore 13:30

Pranzo presso Hotel Rocca


Saluti e ripartenza per i propri luoghi di provenienza


il presente programma non è ufficiale ma è redatto dalle associazioni:

Ass. LI Btg. Bersaglieri "Montelungo 1943"
Ass. della Terza Divisione di Fanteria USArmy (Ita)
Museo Historicus di Caspoli
Ass. Linea Gotica Pistoiese Onlus

Domenica 18 novembre





martedì 13 novembre 2018

13 Novembre, Monte La Difensa, Winter Line



Sgt Robert W. (Bob) Hansen, 7th Infantry Regiment

This is a picture of my uncle, Sgt Robert W. (Bob) Hansen from Barnesboro, Pa. He served in the 7th Infantry Regiment 3rd Infantry Division from June 1943 to November 1943.He was wounded on Mount La Difensa, Italy on November 13th,1943. After he was discharged from the hospital the Army transferred him to the 16th Traffic Regulation Transportation Corp. He died in 1949 at the age of 27. 
Thank You, 
Michael Donovan


lunedì 12 novembre 2018

La bandiera che sventolò sull'Isonzo


Il museo Historicus di Caspoli, in occasione delle celebrazioni per il centenario dell'armistizio della prima guerra mondiale, espone presso il suo museo una bandiera del Regio Esercito.

La bandiera che vedrete esposta reca scritto su di un lato, a china e con ottima calligrafia la scritta:

4a G. Za.

La ricerca, durata diversi mesi, ha portato alla fine alla scoperta del significato di tale scritta.

Giugno 1915
Forzamento dell'Isonzo fra Gradisca e Sagrado.
Il 23 giugno venne ordinato alla 21a Divisione di ripetere il passaggio di viva forza dell'Isonzo fra Gradisca e Sagrado. Essa aveva a sua disposizione gli stessi mezzi che già aveva avuto il 9 giugno e cioè: la 5a compagnia pontieri, una sezione da ponte per cavalleria e la 4a compagnia Genio Zappatori del 1° Genio.
Alle 12,30 fu iniziata la manovra di traghetto con barche sciolte; alle 12,50 incominciò il tiro dell'artiglieria nemica che riuscì inefficace perché lungo ed aggiustato su la località nella quale era stato gettato il primo ponte. Si continuò quindi il traghettamento, che potè proseguire fino alle 13,50, alla quale ora un violento tiro di fucileria aggiustato sulla località di imbarco, costrinse a sospendere l'operazione, per le molte perdite che si ebbero. Si erano traghettati circa 300 uomini.
Venne allora ordinato di gettare durante la notte un ponte d'equipaggio. Il gettamento ebbe inizio alle ore 0,45 del 24 e fu compiuto alle 3,15 fino ad un ghiaione prossimo alla riva sinistra. Per accelerare il passaggio si stabili di far transitare il piccolo ramo d'acqua, oltre il ghiaione mediante traghetto con due barche.
Dalle 3,15 alle 3,45 si fecero così passare sulla riva sinistra circa 450 uomini.
Ma a tale ora l'avversario iniziò un tiro violentissimo l'artiglieria, col quale riuscì a distruggere totalmente il ponte gettato. Le truppe passate però non restarono nelle boscaglie, ma si gettarono su Sagrado e se ne impadronirono, obbligando il nemico a ritirarsi sulla collina di Castelnuovo.
Liberato in tal modo il ponte di ferro di Sagrado interrotto, durante il giorno si riuscì, malgrado il continuo tiro a shrapnel dell'artiglieria nemica, a riattare la passerella già esistente a valle del ponte di ferro, per modo da consentire il passaggio alla fanteria. Nella notte del 25 passò in tal modo l'intera Brigata Pisa.
Con l’azione del 23-24 giugno il Corpo d'Armata riuscì a porre piede stabile sulla riva sinistra dell'Isonzo e prese le mosse per iniziare la sua avanzata ed impadronirsi, nei giorni seguenti, di Castelnuovo, Bosco Lancia, Bosco Cappuccio e quota 170.  La riuscita di tale difficile azione torna a grande merito delle truppe del Genio, che con grande sacrificio ed abnegazione cooperarono a compierla. 

La bandiera esposta al museo, sventolò in quei giorni.

Sarà possibile vederla dal 12 novembre presso il museo Historicus di Caspoli.







Foto tratte da:
www.storiaememoriadibologna.it/sagrado



domenica 11 novembre 2018

Maurice Britt "Footsie" Medal Of Honor


Maurice Britt



Nella storia degli uomini in guerra ci sono giorni in cui il coraggio, la forza e il valore si manifestano insieme nello stesso momento, chiedendo aiuto alla fortuna.

Sono giorni che restano fissi nella memoria di coloro che li hanno vissuti e dei compagni che gli erano accanto, diventando “giorni di gloria”.

Questi giorni riempiono pagine di libri, piene di ricordi di racconti di memorie e di testimonianze.   Questi giorni di gloria, attraverso i libri vengono tramandati alle generazioni successive, creando la storia di un popolo, l’unità di una nazione, il suo carattere e quello delle generazioni successive.

Maurice Lee Britt, all’alba del 9 Novembre del 1943, non sapeva che quello che si apprestava a vivere era il suo giorno di gloria e che le generazioni successive lo avrebbero ricordato per sempre.

Questa è la storia di un ragazzo americano, chiamato alle armi durante il Secondo Conflitto Mondiale e che partecipò alla guerra di liberazione in Italia.

Settantacinque anni dopo, gli Italiani liberi in un paese libero, lo ricordano.



Maurice Lee Britt “Footsie”

Company L, 3rd Battalion, 30th Infantry Regiment,3rd Infantry Division



Maurice Lee Britt, con il soprannome di "Footsie", nacque il 29 giugno del 1919 a Carlisle, Arkansas.

La sua famiglia si trasferì nella vicina contea di Lonoke quando Maurice era ancora un ragazzo.

Ricevette il soprannome di "Footsie" da adolescente, dopo aver vinto un paio di scarpe in una fiera locale, quando si accorsero che aveva i piedi corrispondenti al nostro numero quarantasette, dimensioni giganti per l’epoca.

Si laureò con lode, nel 1937, nella Lonoke High School e successivamente entrò alla University of Arkansas a Fayetteville, dove ottenne una borsa di studio.

Seguì un “Bachelor of Arts” in giornalismo ( un corso di laurea di primo livello) e nel 1941,  dopo il diploma, entrò come riservista nell'Esercito con il grado di sottotenente di fanteria seguendo il “Reserve Officers Training Corps” (corso di addestramento per ufficiali della riserva).

Nello stesso periodo entrò come giocatore professionista nel campionato di football americano del 1941, nei Detroit Lions, distinguendosi subito per la sua velocità forza e agilità.

A Dicembre dello stesso anno, fu richiamato alle armi in servizio attivo, come sottotenente, ed iniziò l’addestramento a Camp Robinson, Arkansas; ma ricevette subito un rinvio per poter completare la stagione nei Detroit Lions.

A fine campionato, una volta arruolato, fu assegnato alla Terza Divisione di Fanteria, 30° Reggimento, 3° Battaglione,  compagnia L.

L'addestramento iniziale lo ebbe inizialmente a Fort Lewis, Washington; poi Fort Ord, in California, ed infine a Camp Pickett, in Virginia.

All’inizio della sua carriera militare fu schierato con la Terza Divisione nella difesa costiera, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, ma gli eventi bellici del 1942 lo chiamarono presto in azione sul teatro di guerra Africano e poi Italiano, con tutta la Terza Divisione.

Il 23 ottobre del 1942 il 30° reggimento di Fanteria e tutta la Terza Divisione furono imbarcati per il Nord Africa, diciassette giorni dopo, l'8 novembre, sbarcarono nel Nord Africa Francese insieme ad altre due divisioni dell'esercito americano, sotto il comando del maggiore generale George S. Patton Jr.

Britt era su quelle navi e sui mezzi da sbarco, era comandante di plotone nella compagnia L dello stesso reggimento.

La sua guerra stava iniziando.

Sbarcato sulla spiaggia di Fedela, nei pressi di Casablanca nel Marocco Francese,  Il 30° reggimento di  Fanteria assicurò subito il fianco sinistro della Terza Divisione  e mise a tacere i cannoni di Fort Blondin che stavano sparando sulla forza navale situata al largo della costa marocchina. Il 7° reggimento part subito all’assalto di Casablanca, insieme con il 15° Reggimento dove si trovava un giovane soldato che diventerà famoso negli anni successivi, Audie Murphy, il soldato più decorato della storia degli Stati Uniti d’America.

In due giorni i tre reggimenti di fanteria della Terza Divisione conquistarono il completo controllo del settore di Fedala e di Casablanca.

Britt si distinse per l’attacco al castello, dalle cui mura l’artiglieria batteva l’intera spiaggia e le navi durante le operazioni di sbarco, stava nascendo lo spirito di un condottiero e di un eroe.

Nel gennaio del 1943, il 3 ° Battaglione, del 30° rgt. fanteria fu assegnato alla guardia personale di Sir Winston Churchill e del presidente Franklin D. Roosevelt, durante la Conferenza di Casablanca. Al termine della Campagna del Nord Africa, la Terza Divisione ebbe un periodo di addestramento a Biserta, in Tunisia, in preparazione dell’invasione della Sicilia.

Lo sbarco in Sicilia.

Il secondo per Britt, lo vide di nuovo protagonista; era il 10 luglio del 1943, quando sbarcò nel punto definito “blue beach” nella zona di Licata, con il 3° e 7° Battaglione del 30°rgt di fanteria.

Britt, nei giorni successivi lo sbarco, si distinse effettuando una delle marce a piedi più lunghe della storia militare moderna; guidando i suoi uomini per 54 miglia (87 chilometri) in sole 33 ore, senza acqua ne cibo, attraversando di luglio la Sicilia interna, con temperature superiori ai quaranta gradi, partendo da Gela fino a Palermo.

La città fu liberata il 22 luglio e Britt partecipò per primo, con i suoi uomini, al combattimento per la liberazione della città ed in seguito continuò nella grande marcia arrivando fino a Messina.

Liberata la Sicilia le forze alleate si organizzarono per l’invasione della penisola Italiana con una serie di sbarchi divisi tra truppe Americane e Inglesi.

Le truppe americane, il 19 settembre del 1943, sbarcarono a Salerno; Britt era nel mezzo da sbarco.

Quello che ripeteva nei suoi pensieri e nelle sue preghiere era di avere un po' di fortuna per questo suo terzo sbarco dall’inizio del servizio militare; stava vivendo in prima persona l’operazione Avalanche.

Britt, nei combattimenti dei giorni successivi, prese il comando della Compagnia L quando il suo comandante  fu ferito ed evacuato sulle navi per essere curato.

Il 22 settembre era in testa al 30° Rgt. Fanteria all’assalto di Acerno, a dieci miglia da Salerno, vedendo una situazione critica per  la sua compagnia e per quelle vicine, decise di individuare e distruggere una postazione di mitragliatrici nemica che falciava da posizione sicura i soldati americani in avanzata.                                                                                                                                                          

Alla fine la trovò, posta in un boschetto di castagni ad ovest della città; prese una granata da fucile e strisciò in campo aperto, noncurante del rischio, per oltre 50 mt,  prima di raggiungere una posizione utile per il tiro e distruggere la postazione, cosa che fece con l’unico tiro possibile.

Con questa azione ricevette una “Silver Star Medal” la terza più alta decorazione al valore militare che possa essere conferita ad un soldato dalle forze armate statunitensi, per “atto d'eroismo in azione contro un nemico degli Stati Uniti d'America”.

Lo stesso giorno, qualche ora più tardi, un colpo di mortaio caduto vicino a lui gli colpì il braccio con un shrapnel (scheggia), “regalandogli” in questo modo la prima delle sue quattro “Purple Hearts” (una decorazione delle forze armate statunitensi assegnata in nome del Presidente a coloro che sono stati feriti o uccisi mentre servivano nelle forze armate a partire dal 5 aprile 1917, giornata che segnò l'ingresso degli USA nella prima guerra mondiale).

All'inizio di ottobre del 1943, tutta l'Italia meridionale era nelle mani degli Alleati, gli eserciti erano di fronte alla linea del Volturno.

Questa era la prima di una serie di linee difensive preparate dai tedeschi e che attraversavano l'Italia da est a ovest e da cui i tedeschi avevano scelto di combattere per ritardare l’avanzata alleata.

Questa strategia costringeva gli alleati ad avanzare e combattere in terreni impervi e conquistarli metro dopo metro; dando ai difensori il tempo per completare la preparazione di altre linee difensive, come la Winter Line (Linea Invernale) e la Gustav Line; una delle loro linee difensive più forti a sud di Roma, che impegnò gli alleati per quasi sei mesi.

Il 29 ottobre, dopo aver attraversato il Volturno, Britt fu in prima linea con i suoi ragazzi nella zona di Pietravairano durante l’attacco a monte San Nicola, il suo compito era di organizzare un fuoco di copertura per permettere ad una compagnia del 30°rgt di conquistare la vetta.

Nelle stesse azioni di quel giorno un soldato della terza divisione meritò la Medal of Honor, sarà oggetto di una prossima ricerca.

Durante quest’azione un soldato di Britt fu colpito da un cecchino e cadde su un terreno ripido in una zona impervia e rocciosa scoperta al tiro nemico; le sue urla fecero capire che non era stato ucciso ma solo ferito.

Britt non attese la sera e quindi il buio per inviare i soccorsi e prenderlo, ma si arrampicò lungo la collina, per un terreno scoperto e facile bersaglio per i cecchini, fino a raggiungere il soldato ferito, che fu preso in spalla e portato di nuovo a valle, verso le sue linee ed i primi soccorsi.

Per le azioni a Pietravairano del 29 ottobre, ricevette la “Bronze Star Medal” (medaglia della stella di bronzo) con la “V” in bronzo posta sul nastrino a indicare il “Valore” delle azioni condotte in quei giorni.

I giorni che seguirono videro parte della terza divisione incaricata di raggiungere e conquistare le tre montagne che dominavano l’Highway Six (la S.S. Casilina) a nord del villaggio di Mignano: la collina di Monterotondo sulla destra di Montelungo al centro e di Monte la Defenza sulla sinistra. Per l’attacco sarebbero stati utilizzati il 15° reggimento (obiettivo Monterotondo e Montelungo) ed il 7° reggimento (obiettivo monte Cesima, al confine con il settore e l’obiettivo d’attacco Inglese, Monte Camino).

Le pattuglie di esploratori segnalavano diversi campi minati, trappole e postazioni di mitragliatrici su tutte le montagne, difese da unità della 3a divisione Panzergrenadier e della divisione Hermann Göring, ancora efficienti, nonostante le pesanti perdite subite fino a quel momento.

Il generale Truscott, che aveva avuto il comando della 3ª divisione di fanteria dall'aprile del 1943,  aveva messo in riserva il 30°rgt. Fanteria, tenendolo pronto per l’assalto decisivo in quella zona quando le difese Tedesche sarebbero state sul punto di crollare.

Ma la situazione tattica venutasi a trovare sul monte Camino, una montagna posta ad ovest, verso il mare, nel settore Inglese, molto alta e ripida, dove la 56a divisione Inglese era bloccata; portò il generale Inglese McCreery a chiedere a Clark una maggiore pressione per aiutare la 56a divisione.

Il generale Clark acconsentì chiedendo al generale Lucas un maggiore sforzo; quest’ultimo chiese al generale Truscott, comandante delle truppe dell’area definita come “Mignano Gap” (varco di Mignano), di impiegare anche il 30°rgt. fanteria in una manovra avvolgente.

Truscott protestò, vedendo in questo lo spreco di un reggimento, ma obbedì agli ordini inviando il 30°rgt. fanteria a bordo dei camion verso Presenzano, nei pressi di Rocca Pipirozzi, da qui il reggimento passò nelle zone presidiate dalla 45a Divisione e avanzò verso ovest lungo la Cannavinelle Hill, scavata da un battaglione di Ranger, per prendere Monterotondo da Est.

Al reggimento, affaticato, bagnato per la pioggia che non terminava mai e infreddolito per le temperature basse del periodo, fu ordinato di conquistare e tenere la strategica posizione di Monterotondo che permetteva ai tedeschi di controllare la strada principale per Roma.

Alla pioggia si unì anche la neve, ed il 30°rgt. fanteria la mattina del 6 novembre attaccò compiendo pochi progressi. Al loro fianco, ad ovest, il 15° rgt fanteria non era riuscito a conquistare la prima vetta di Montelungo, entrambi non avevano raggiunto i loro obiettivi e occorreva un nuovo attacco.

La conquista di Monterotondo avvenne l’8 Novembre, in una mattina nebbiosa, dopo due giorni passati sotto la neve senza equipaggiamento invernale e senza cibo, che fu consegnato solo poche ore prima del secondo attacco.

Per quest’azione furono sostenuti da otto battaglioni di artiglieria coordinati tra loro, che fecero fuoco sulle due colline, permettendo al 30° rgt. di rompere la difesa del 3° Panzergrenadier Division e farsi largo lungo la boscaglia, risalendo la collina ripida e fangosa per raggiungere la vetta.

Per la conquista della vetta il 30° reggimento della Terza Divisione ebbe la Presidential Unit Citation, un nastrino blù rettangolare bordato da un cordoncino color oro, una delle più alte onorificenze militari delle forze armate statunitensi, conferita per "atti di straordinario eroismo contro il nemico".

Anche un battaglione del 15°rgt. fanteria conquistò la prima vetta di Montelungo mentre un secondo si posizionò lungo l’Highway Six tra le colline di Montelungo e Monterotondo per garantire la chiusura di una curva difensiva. In questa zona la pattuglia di esploratori guidata dal soldato Audie Murphy a seguito di un combattimento con diversi morti e prigionieri Tedeschi, fu costretta a rifugiarsi in una grotta. (lo scontro fu ricordato da A.Murphy nelle sue memorie pubblicate nel libro all’Inferno e ritorno. La grotta è stata ritrovata nella primavera del 2018 ed è attualmente visitabile.)

Lo stesso giorno, l’8 novembre, con l’intenzione di riconquistare la collina, l’8 reggimento della 3a divisione panzer (panzergrenadier) lanciò diversi attacchi con il secondo battaglione (II/8°) contro alcune compagnie della terza divisione posizionate sulla sommità di Monterotondo.

La storico della 3a divisione ci ha descritto i loro attacchi  come “non coordinati tra di loro”, questo fatto fu strano per gli americani, abituati all’organizzazione tedesca nella difesa e nell’attacco.

La forza del battaglione tedesco alla fine dei primi attacchi era ridotta a soli trenta uomini tanto da rendere necessario al comando tedesco di riunire il II°btg. (II/8°) al III° btg. (III/8°) posto tra Monterotondo e Montelungo per avere di nuovo una unità efficiente.

Von Senger, disperato per gli esiti degli scontri e deciso a riprendere Monterotondo, ordinò al 104° reggimento Panzergrenadier, (III/104°) rimasto di riserva, di riconquistare la vetta di Monterotondo “a tutti i costi”.

Von Senger ordinò inoltre al gruppo di combattimento di Otto Von Corvin di prendere posizione nella zona di San Pietro Infine, la battaglia di San Pietro era all’orizzonte.

Durante la notte del 9 novembre il 104 ° reggimento Panzergrenadier superò l’8° Panzergrenadier alla base della collina di Monterotondo.

Questo battaglione teneva ancora  prigionieri gli americani catturati durante gli attacchi dell'8 novembre, dalle fonti storiche della divisione, sembra si trattasse di soldati di alcune postazioni di mitragliatrici rimasti tagliati fuori dal contrattacco tedesco.

Il 104°, avendo come ordine di riprendere Monterotondo a tutti i costi, decise che il fine giustificava i mezzi e prese in carico i prigionieri americani  informandoli che sarebbero stati posizionati di fronte al battaglione  durante l’attacco, utilizzandoli di fatto come scudi umani. Questo stratagemma fu messo in atto fin dalla sera, quando due compagnie del 104° avanzarono nella notte fino alle pendici orientali di Monterotondo portando con se i prigionieri che sarebbero stati utilizzati il giorno seguente nell’attacco principale.

Il giorno di Britt

E venne il giorno dell’onore, era il 9 novembre del 1943, Monterotondo, a quel punto dei combattimenti, era difeso da tre sottodimensionate compagnie del 3° Btg. 30° Rgt. della Terza Divisione Americana.

Una delle tre compagnie, la L, quella di Britt, era posizionata in basso e ridotta a soli 55 uomini, dei 200 di cui era composta a Salerno e doveva controllare e difendere una zona boscosa di circa 550 metri posta sul versante orientale della collina.

Il comandante del battaglione, il tenente colonnello Edgar C. Doleman, ricorda che il sistema difensivo era talmente esteso e presidiato da pochi uomini che era impossibile mantenere un contatto attraverso il bosco ed i pendii, questo era possibile solo con l’utilizzo di pattuglie, esposte al tiro degli assalitori, o con l’ascolto dei messaggi gridati tra le varie postazioni.

Il nemico iniziò ad avanzare verso le postazioni americane costringendo i prigionieri americani a correre di fronte a loro e riuscendo a trovare un varco tra le compagnie K e L che permetteva loro di attaccare al fianco la compagnia L, isolandola dal resto del battaglione.

Il caporale John Syc, ricordando quei giorni disse: “ non riuscivamo a vedere gli americani, ma li sentivamo gridare di non sparare”.

Quando i prigionieri americani erano ormai a 50 mt e continuavano a gridare “Don’t shoot!” (non sparate!) il comandante della compagnia L, il tenente Britt, gridò ai prigionieri “We’re going to shoot! Fall flat! You won’t be hurt” “stiamo per sparare, gettatevi piatti a terra, non vi farete male!”

Il breve ritardo nell’apertura del fuoco da parte degli americani, per capire la situazione ed avvisare i prigionieri usati come scudi umani, aveva permesso ai Panzergrenadier di cogliere  l'opportunità che cercavano:  avvicinarsi il più possibile alla compagnia L per ridurre le perdite ed infliggere maggiore danno al nemico.

Con le due parti molto vicine lo scontro sembrava dovesse terminare con un corpo a corpo, tanto che entrambe le fazioni misero la baionetta sui fucili.

I tedeschi impegnati nell’attacco erano più di cento e fu a quel punto che Britt, capendo che la sua compagnia sarebbe stata tagliata fuori dal resto del battaglione e poi annientata, uscì dalla sua buca e iniziò a correre da una postazione all’altra incoraggiando i suoi uomini a tenere duro e sparare per tenere costantemente sotto il tiro le postazioni tedesche, che nel frattempo, avendo capito tutto, avevano iniziato a prendere di mira Britt, non riuscendo a colpirlo data la sua velocità ed i continui cambi di traiettoria; specialità in cui Britt era famoso nei Detroit Lions.

Durante l’azione Britt fu trafitto al costato da un proiettile e ferito altre tre volte da schegge di mortaio, ma nonostante il dolore, il sangue che gli copriva il petto, il viso e le mani, riuscì a lanciare sul nemico trentadue granate a frammentazione, sparare con il suo fucile e tutte le armi che trovava in terra o nelle buche di soldati uccisi fino a consumare un impressionante numero di colpi.  Uccise cinque tedeschi e ne ferì molti altri, riuscendo a liberare una parte dei soldati americani prigionieri, facendo a sua volta quattro prigionieri tedeschi.

Fred E. Marshall ricorda che Britt correva da una parte all’altra sparando ad ogni rumore e ad ogni figura in movimento, sparendo nel bosco per poi riapparire una volta finite le munizioni, lo ricorda prendere una carabina M1 da un soldato gravemente ferito e continuare a fare fuoco con quella e lanciare granate nel bosco mentre correva cercando i tedeschi.

Una scena rimase impressa a Marshall, fu quando vide Britt, in mezzo al fuoco tedesco a pochi metri da loro, lanciare granate tutto intorno a lui senza essere colpito dalle stesse schegge; le bombe scoppiavano intorno a lui e lui correva e continuava a lanciarle.

Il sergente James G. Klanes ricorda di averlo visto partire e gettare 10/12 granate contro i tedeschi, che gli sparavano e lanciavano a loro volta granate e vederlo poi tornare riprendere altre granate e ripartire in velocità, per tutto il combattimento.

In una delle corse di rientro alle postazioni americane lo videro con il viso il petto e le mani coperte di sangue, per via di tre bombe a mano tedesche lanciate su di lui e che era riuscito a rilanciare indietro facendole scoppiare lontano da lui, ma rimanendo colpito dalle schegge.

Quando l’assalto iniziale stava per vacillare ed il restante della forza tedesca era ancora davanti alle loro posizioni, ma psicologicamente provata per la difesa che stava incontrando; Britt chiamò a raccolta i suoi uomini incitandoli a seguirlo nel bosco per attaccare e ripulire la minaccia.

Il Caporale Eric B. Gibson di Chicago, ed il soldato Schimer di New York lo seguirono; Britt infondeva coraggio, sembrava immortale.

Gibson ricorda che mentre Britt dava le indicazioni per l’azione la borraccia era trafitta da fori di proiettili, la camicia era ricoperta d’acqua, sudore e sangue, il suo porta binocolo era tutto trafitto da schegge e fori di proiettili.

A battaglia ultimata furono contati 14 morti tedeschi su quel lato della montagna, molti di loro uccisi da Britt.

Per tutta la mattina Britt ed i tedeschi nel bosco si scambiarono fuoco da una distanza di 15 metri, sembrava li cercasse tra i rovi per attaccare battaglia.

Alcuni dei superstiti di quello scontro dissero che Britt, quella mattina in quel bosco, era un esercito di un uomo solo.

Le sue azioni incisero in maniera fondamentale sulla ritirata tedesca; probabilmente, se avesse fallito, Monterotondo sarebbe stato riconquistato.

Quando nel pomeriggio arrivarono i rinforzi, Britt tornò ancora nel bosco per cercare e colpire il resto dei tedeschi. Gibson ricorda ancora che Britt annientò una postazione di mitragliatrici che stava per colpirlo, salvandogli la vita.

Quando i rinforzi arrivarono, dei cinquantacinque uomini iniziali di Monterotondo, oltre a Britt ne erano rimasti solo quattro; i tedeschi lasciarono sul campo sessantacinque tra morti e feriti.

Dopo il consolidamento delle posizioni, il comandante del battaglione, il Col. Doleman chiese una relazione a Britt e osservandolo sanguinare in quattro diversi punti gli comunicò di farsi vedere subito; ma Britt disse che non era nulla, il colonnello gli dovette ordinare di andare al punto di soccorso.

Arrivato al posto di medicamento Britt disse all’ufficiale medico, il capitano Roy Hanford, “prosegui con le cure degli altri feriti, ho solo un piccolo graffio, quando hai tempo lo guardi”.

Questo graffio, disse poi il capitano medico, era una ferita di 2 cm di larghezza profonda fino al muscolo, senza contare le schegge sul viso e sulle mani lasciate dalle granate tedesche.

Vedere il comportamento di Britt, disse il Capitano medico, era una fonte di forza e ispirazione sia per i feriti che per il personale medico, provato e stanco da quei giorni di combattimento.

Dopo il suo breve passaggio nell’infermeria si sentiva che tutti volevano dare di più a costo di sopportare il dolore.

Quando gli chiese se voleva andare in ospedale Britt rispose “ No, Doc, voglio risalire su quella collina ed aiutare i miei ragazzi”. La sua cura fu un po’ di polvere sulfamidica e un bel po’ di bende. Britt in quell’occasione non mostrò un pezzo di bomba a mano incastrato nel muscolo pettorale, lo fece diversi giorni dopo. Uscì dalla tenda e riprese a salire sulla collina di Monterotondo.



Il Tenente Britt, alla fine dei combattimenti, ricevette la nomina alla Medal of Honor, la più alta decorazione militare assegnata dal Governo degli Stati Uniti e ci fu anche la promozione a Capitano sul campo di battaglia.



Anzio, 22 Gennaio del 1944, per Britt questo era il quarto sbarco dall’inizio del servizio militare, la Terza divisione era impegnata nell’Operazione Shingle. Il mezzo da sbarco ondeggiava lento, lo sbarco si annunciava più tranquillo del solito.

Britt, curate le ferite, il 23 Gennaio era in prima linea con la sua compagnia nelle Paludi Pontine, nei pressi di un incrocio stradale in zona Canale Mussolini. L’esperienza maturata nei mesi di combattimento gli fece capire che i tedeschi in quell’incrocio avevano piazzato delle mitragliatrici ben mimetizzate, ma non sapeva dove; era sicuro che avrebbero fatto fuoco quando tutti i suoi e quelli delle altre compagnie sarebbero stati allo scoperto.

Per questo motivo, per riuscire a snidarle, disse ai suoi di tenere gli occhi aperti e vedere da dove partiva il fuoco per indirizzare i colpi di mortaio e di artiglieria e iniziò a correre alla sua maniera esponendosi volutamente al tiro delle mitragliatrici tedesche. Anche qui la sua velocità, il suo coraggio ebbero la meglio.

Le mitragliatrici aprirono il fuoco dichiarando la loro posizione ed i mortai americani le ridussero al silenzio. L’azione di Britt aveva salvato la vita a tanti soldati americani che in segno di rispetto chiamarono e ricordarono quell’incrocio stradale come "Incrocio Britt".

Il giorno successivo, il 24 Gennaio, il capitano Britt ed altri due ufficiali (Burleigh e Packwood), partirono in una missione di ricognizione che aveva lo scopo di osservare una dozzina di carri armati tedeschi in avvicinamento, erano i primi segni del contrattacco successivo allo sbarco.

Britt e gli altri ufficiali si posizionarono all’interno di un casale in pietra semidistrutto e lo usarono come posto di osservazione per dirigere il fuoco dell’artiglieria contro i carri in avanzata.

Un carro armato tedesco, avendo capito che all’interno del casale poteva trovarsi un posto di osservazione si avvicinò a circa 300 mt dall’edificio prima di sparare un proiettile perforante che colpendo la casa penetrò per parecchie pareti prima di esplodere nella sala dove era il capitano Britt. L'esplosione gli strappò il braccio fino al gomito, gli fratturò la gamba e tre dita dei piedi. Britt, mentre era seduto in mezzo alle macerie, raccolse il suo braccio mozzato con la mano sinistra e disse: "Ho sempre pensato che sarebbe andata a finire così!" quello era il braccio con il quale teneva il pallone da football.

Le sue azioni del 22 e 23 Gennaio, nella testa di ponte di Anzio, gli valsero il “Distinguished Service Cross”, la seconda più alta decorazione dell'esercito degli Stati Uniti, assegnata per ardimento ed estremo rischio della vita.

Nel febbraio del 1944, Britt fu evacuato per gli Stati Uniti per le cure mediche presso il Lawson General Hospital di Atlanta, la guerra per lui era finita.

Nel suo discorso, il giorno della consegna della Medal of Honor, il capitano Britt accettò la medaglia in nome di tutti i fanti che avevano combattuto e sono morti in Italia e nel Pacifico e per tutti coloro che stavano ancora combattendo.

Durante la convalescenza per le ferite e l’amputazione di parte del braccio, partecipò ad un tour di War Bond per la ricerca di fondi per finanziare lo sforzo bellico. Fu congedato con onore il 27 dicembre 1944 e tornò all’University of Arkansas per studiare e prendere la laurea in legge, mentre la guerra continuava.

Intorno a lui vide fanti come Audie Murphy, Leonard Funk ed altri pluridecorati continuare a raccogliere fondi e raccontare le loro gesta ma Britt non fu più ricordato dal pubblico.

Ebbe però successo nella vita come industriale e politico divenendo vice governatore del suo stato e consigliere nello staff di Nixon.

Maurice Britt fu il primo soldato americano ad ottenere tutte e quattro le decorazioni al valore dell'esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ha raggiunto i suoi fratelli in armi, della compagnia L, il 26 novembre 1995 nel John L. Mc Clellan Memorial Veterans Hospital di Little Rock.

Per cinquantadue anni aveva vissuto con il costante e quotidiano dolore per la perdita del braccio destro, del polmone destro, del busto sfregiato dalle schegge e trapassato da un proiettile e per un pezzo di scheggia conficcato nel piede sinistro. Nell’ottobre del 1995, quando la sua condizione diabetica lo consentì, gli fu rimosso il pezzo di metallo dal piede. Una vasta infezione seguita all’intervento e tre successive operazioni in una settimana per riuscire a fermarla, furono troppe per questo grande soldato,  che morì all'età di 76 anni per insufficienza cardiaca.

Durante la cerimonia la bara era aperta,  il suo cappotto militare pendeva dalla parte posteriore della sua sedia a dondolo preferita, posta accanto al feretro.

Il suo berretto militare e le sue medaglie erano state poste su di un tavolo accanto a lui.

Un sergente dell'esercito restò accanto alla bara durante le sei ore in cui Britt fu esposto. La cerimonia si svolse nella Chiesa Battista del Calvario di Little Rock, dove Britt era membro ed andava tutte le domeniche. La sepoltura avvenne presso il Little Rock National Cemetery.



Medagliere personale del Capitano Maurice Lee Britt “Footsie”

1 Medal Of Honor (Medaglia d'onore)

1 Distinguished Service Cross (croce al merito di servizio)

1 Silver Star (Stella d’Argento)

2 Bronze Star (Stella di Bronzo)

4 Purple Hearts (cuore di porpora)

1 Army Commendation Medal (medaglia per atti di valore)

1 Presidential Unit Citation (medaglia per atti di straordinario eroismo contro il nemico)

1 Combat Infantryman Badge ( medaglia per tutti i fanti in combattimento dal 6 Gennaio 1941)

1 British Military Cross (croce di guerra Inglese)

1 Medaglia d’oro al valore militare (Onorificenza Italiana)



Onori personali

Arkansas Sports Hall of Fame (1972)



Per onorare e ricordare Maurice Lee Britt “Footsie” che risuoni il silenzio in ognuno di noi e la consapevolezza che la nostra libertà, quando fu in pericolo, fu salvata da questi uomini venuti da lontano e da tanti altri che non riuscirono a compiere il primo sbarco, mettere il primo piede sulla terra da liberare.  Uomini di cui la storia non riporta le gesta, ma solo  il numero nella conta delle perdite.

Uomini e soldati che non ebbero mai minor valore e coraggio di coloro che oggi ricordiamo, solo meno fortuna.



Ass. Veterani e Reduci della Terza Divisione di Fanteria US Army, avamposto Italiano

Associazione LI Btg. Bersaglieri AUC “Montelungo 1943”

Best Western Hotel Rocca, Cassino

Museo Historicus di Caspoli





Fonte dati:

The Encyclopedia of Arkansas History & Culture

Association of the United States Army

ARMY Magazine, Association of the United States Army, May 2008, "My Favorite Lion, Maurice Britt", By Lt. Col. Jack Mason, p. 72

Countdown to Cassino: The Battle of Mignano Gap, 1943 - Di Alex Bowlby



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