venerdì 28 ottobre 2016

Novembre 2016

A volte il modo con cui si onorano e ricordano i caduti delle guerre fa accapponare la pelle e rendere gli occhi lucidi, senza frasi ad effetto, senza musica, senza il silenzio. 
Solo con il calore del fuoco e la luce viva della fiamma
per onorare e ricordare.















2016 Fredericksburg National Cemetery Luminaria

Saturday, May 28, 2016
8:00 PM – (varies)
Fredericksburg Battlefield Visitors’ Center
1013 Lafayette Blvd
Fredericksburg, VA 22401



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mercoledì 19 ottobre 2016

Il capitano Henry T. Waskow

Nel 2013 scrivemmo un articolo dedicato al giovane Capitano della 36a Divisione Texas.
La sua storia ci aveva emozionato; uscita tra mille di una guerra mondiale per merito della penna di un grande cronista di guerra.
Nel tempo abbiamo sempre pensato che quella memoria doveva avere una traccia, lì dove tutto si era compiuto. Una targa, un monumento, dedicato a Lui, per ricordare quel giovane capitano amato dai suoi soldati.
L'idea è divenuta realtà grazie all'attuale Amministrazione Comunale di San Pietro Infine ed al suo sindaco, Mariano Fuoco.


L'Associazione LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo 1943"
Progetto Cinquantuno

in collaborazione con:

Comune di San Pietro Infine
Best Wester Hotel Rocca, Cassino
Winter Line, Venafro

E' lieta di invitarvi il prossimo 10 Dicembre 2016
al 73° Anniversario della Battaglia di San Pietro Infine
ed all'inaugurazione di un monumento in ricordo 
del Capitano Henry T. Waskow.




Altre novità sono in programma per quei giorni....
vi informeremo nei prossimi articoli



Il vecchio articolo, per coloro che vorranno conoscere la sua storia.
Cap. Henry T. Waskow

Durante i combattimenti su monte Sammucro cadde il Capitano venticinquenne Henry T. Waskow, cresciuto in una famiglia poverissima con genitori tedeschi di fede battista; la loro povertà li portò a vestirsi con i sacchi della farina, ma lui ed i suoi 7 fratelli si formarono lo stesso con sani principi, era il classico ragazzone americano, biondo e con gli occhi azzurri, laureato giovanissimo si era arruolato nella guardia del Texas e faceva parte della 36° Divisione Texas.
Cadde la notte di martedì 14 Dicembre, una scheggia di granata lo colpì al torace. Stava raccontando ai suoi soldati di voler comprare un tostapane per la mamma.
Il rientro della salma del Capitano Waskow fu osservato dal corrispondente di guerra Ernie Pyle, “MrGod” come veniva chiamato dai soldati, i suoi articoli erano famosissimi sia tra i soldati che negli Stati Uniti. Pyle osservò i muli che rientravano dal monte Sammucro con sopra i cadaveri dei soldati americani , osservo i soldati di Waskow che si chinavano sul loro comandante disteso in terra, gli parlavano, si confidavano, altri si disperavano, poi osservò il portaordini, RileyTidwell, prendere la mano del Capitano e stringerla tra le sue, fissare a lungo il suo volto, ricomporre la divisa, sistemare i brandelli di stoffa nel punto dove la scheggia aveva straziato il giovane Capitano e riprendere la sua strada nel chiarore della notte.
Pyle quella sera scrisse di getto, nella tenda poco distante, con le sensazioni che aveva provato, ed il suo articolo divenne il più famoso della sua carriera di corrispondente e considerato uno dei più belli di tutta la Seconda guerra mondiale.
Una lettera arrivò nel Texas qualche settimana dopo la fine dei combattimenti, era stata scritta da Henry T. Waskow, erano le sue ultime volontà ed il testamento e la richiesta di renderlo noto solo 15 anni dopo la sua morte.
Tra le righe si legge:
“mi sarebbe piaciuto vivere, ma poiché Dio ha voluto altrimenti, non doletevi troppo, miei cari, perché la vita nell’altro mondo non può che essere bella e io sono vissuto sempre con questo pensiero. Non ho avuto paura di morire, di questo statene certi. Avrò fatto la mia parte per rendere questo mondo un posto migliore in cui vivere. Chissà, forse quando su tutta la Terra si riaccenderanno le luci, le persone libere potranno essere di nuovo felici e liete. … Se dovessi fallire come comandante, e prego Dio che non accada, non sarà stato perché non ci ho provato. Vi ho amato con tutto il mio cuore.”
Brano tratto da: il giorno della battaglia, Rick Atkinson ed. Mondadori 2008
Il capitano Waskow riposa nel cimitero americano di Nettuno, abbiamo trovato il suo nome nel registro centrale e la sua tomba nel lato Ovest del cimitero.




http://www.texasmilitaryforcesmuseum.org/hallofhonor/waskow.htm


martedì 4 ottobre 2016

La guerra per Max Deauville


"Non bisogna cercare in queste pagine ciò che potrebbe contribuire alla gloria di un uomo.
Sono gli stati d'animo per cui siamo passati, i paesaggi in cui abbiamo vissuto.
Quelli che sono vissuti per anni nel fango comprenderanno.
Se certe pagine riuscissero a far risorgere in loro i più tristi giorni della nostra melanconia, possano esse aggiungerci il fascino del ricordo. Il quale fiorisce anche sui nostri più grandi dolori.
Questi giorni di sofferenza saranno stati invano? Forse.
Pure ci hanno dato la vittoria.
Che le gioie e le delusioni della vittoria non ci facciano dimenticare le ore povere. Più delle altre, esse hanno diritto a un grande posto nel nostro passato.
Appare sempre più vero che queste ore povere sono state le più curiose e originali che si siano potute vivere nell'epoca nostra.
L'idea che facessimo la guerra alla guerra, quest'idea che ci ha sostenuto, non era che un illusione?
E' possibile. Ma almeno abbiamo imparato che cos'era veramente la guerra.
Noi abbiamo vissuto prima del 1914 sopra un vecchio fondo di leggende eroiche.
Esse avevano impregnato i nostri spiriti, ci avevano foggiati, deformati, e hanno una grossa parte di responsabilità negli eventi crudeli che abbiamo veduto svolgersi davanti a noi.
Si può dire ch'esse sono state falciate dalle raffiche delle mitragliatrici, e che ormai agonizzano non avendo più nè corpo nè credito se non presso qualche fossile delle generazioni anteriori.
Stiamo vigili che l'antico spirito non risorga.
Ma se non abbiamo incontrato i fantasmi che c'eravamo creati, è inutile sostituirli con altri che sarebbero altrettanto pericolosi alle giovani generazioni.
L'immagine della vera guerra è più sobria, più smorta, più impastata di noia, di paura, di melanconia.
Essa è brutta e interessante, non soddisfa mai l'istinto di lotta e di combattimento che dorme nel cuore dell'uomo. Gli eroi sono uccisi senza gloria, senza sapere come e da chi, senza veder nulla, in uno scatenamento di forze oscure tra cui impera, unico, il caso.
Al contrario, la guerra mette a nudo il cuore degli uomini, ed è triste vedere tutto quel che può scoprirvi.
Gli elementi nobili delle nazioni si sono sacrificati a vantaggio degli altri, e la vera lezione che bisogna trarne è che i migliori hanno molto meglio da fare che non macellarsi vicendevolmente."

Max Deauville
Prefazione al suo libro: La boue des Flandres 1931 (il fango delle Fiandre)

A distanza di 85 anni le intuizioni del soldato-scrittore restano vive e attuali.





Portait de Maurice Duwez allias Max Deauville.  Source: Fonds Max Deauville




lunedì 3 ottobre 2016

Le storie dei soldati Italiani del secondo conflitto mondiale spesso non fanno notizia, come fosse un esercito minore, un esercito di sbandati. Ma sono storie anch'esse di uomini e quando qualche registra ne traccia il ricordo in un film ne esce spesso un oscar. 
I ben pensanti e politicamente corretti adesso balzeranno sulla sedia, "ma come?" "erano invasori!" "Fascisti" "vanno condannati a priori" ed a questi rispondiamo che avete ragione, ma poi andando in Inghilterra, Francia e Stati Uniti, vediamo nei musei che l'uomo soldato è rispettato sia esso conquistatore o conquistato ed anche a loro diciamo "avete ragione" e quindi parliamo ad entrambi.
Tornando all'uomo libero, nel suo lavoro  e nei suoi affetti, di una qualsiasi campagna, del sud o del nord, l'arrivo della cartolina con la chiamata militare era presagio di sventure e non partire voleva dire essere dati per traditori... ma non vogliamo riprendere questo discorso che in Italia non finirà mai; lasciamo a ognuno il proprio credo, la propria fede, per noi  la loro storia resta, celata dentro racconti che si tramandano in libri, che pochi eletti leggeranno, nei ricordi dei reduci, del prima e del dopo l'armistizio, tutti Italiani alla fine, dimenticati nei cimiteri, pieni di sterpi e rovi in Italia e puliti e ordinati negli altri paesi d'Europa dove riposano.
Letture, racconti, visite, viaggi, ricerche, come torrenti riempiono i fiumi dei nostri racconti davanti ad una pizza ed un bicchiere di vino rosso, mentre li ricordiamo stando insieme o sui campi di battaglia, quando da soli depositiamo corone ai vinti ed ai vincitori nel silenzio generale. 
I loro ricordi spesso vagano sulle bancarelle di mercati, mentre tutti cercano cimeli Americani e Tedeschi o ricordi del Fascismo.
Degli uomini-soldato poco interesse; del torinese diventato alpino, del siciliano diventato sommergibilista, del romano diventato artigliere cosa vuoi che importi?
La storia a volte è così, per questo il racconto di oggi è rivolto a quei pochi e soli, a quella banda di fratelli che sparsi in giro per l'Italia si emozionano alla vista di cose del Regio Esercito e del rinato Esercito Italiano; oggetti, storie, uomini, medaglie, valore.
Piccole cose che compongono la nostra memoria, la nostra identità e che ci fanno guardare una valle, un monte, una collina, sapendo che gli Italiani o per assolvimento del dovere o per la voglia di libertà, erano presenti e si sono battuti con onore.
 
La storia di oggi parte da alcuni oggetti, facenti parte di una ricca collezione che un socio del Cinquantunesimo ha recuperato dal dimenticatoio in un baule che la storia ci ha donato,  il baule di un Alpino con dentro la sue guerra personale, prima con il Regio Esercito e poi con il rinato Esercito Italiano.

La nostra storia racconta l'Alpino

Nicola Guarnieri
Reggimento Fanteria Speciale Legnano
Battaglione Alpini Piemonte
1a Compagnia Alpini


Di seguito le prime foto dei suoi ricordi di guerra, non senza prima dedicare questa raccolta al nostro amico di Torino, Alberto Turinetti di Priero, speriamo di averti con noi quando inaugureremo il manichino completo in una grande mostra a Roma.....



Ass. LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo1943"
Progetto Cinquantuno    
 
 


Il suo anello


Il fodero della pistola ed il cinturone


La gavetta Gruppo Legnano

 
Le ghette


I Pantaloni


Particolari dei pantaloni
 

 


 E gli immancabili mutandoni

Per chi volesse saperne di più.
L’armistizio dell’8 Settembre 1943, trovò gli alpini lontani dalle loro montagne, sparsi su tutti i fronti, travolti anche loro dal disgregamento dell’esercito.
L’Italia si spezzò in due tronconi, ognuno scelse la propria strada.
Molti vennero deportati nei lager in Germania, altri si diedero alla macchia costituendo formazioni partigiane.
 
Nel Cuneese si formò il 1° Gruppo Divisioni Alpine, in Valcamonica si costituirono reparti di Fiamme Verdi, nel Veneto Brigate partigiane ebbero gli stessi nomi di battaglioni alpini
In Montenegro, la Divisione Taurinense diede vita alla Divisione Partigiana Garibaldi.
Sotto le insegne della Repubblica Sociale Italiana si costituì la Divisione Monterosa e altri reparti alpini operarono al Nord (trattati in altro saggio).
Anche nell’Italia del Sud occupata dagli Anglo-Americani furono presenti gli alpini.
A Bari, all’atto dell’armisitizio, si trovavano presso il locale Comando Tappa 287 tra ufficiali, sottufficiali ed alpini, in attesa d’imbarco per raggiungere la divisione Taurinense in Montenegro. A questi si aggiunsero circa centocinquanta alpini del battaglione Fenestrelle in ripiegamento dalle Bocche di Cattaro. Si accamparono a Nardò (Lecce), ove giunsero altri alpini dalla Balcania con i quali si formò il 28 Ottobre 1943 un reparto esplorante alpino che il 4 Dicembre diviene battaglione alpini Taurinense su tre compagnie ed una batteria con pezzi da 75/13. Il 1 Gennaio1944 ,con l'inserimento del Btg Monte Nero del 176° Rgt,assume la denominazione di battaglione Piemonte (nappina rossa) al comando del Maggiore Alberto Briatore .  Il 19 Marzo 1944 entra nel 1° Raggruppamento Motorizzato (poi Corpo Italiano di Liberazione), il 25 Giugno con il battaglione Piemonte ed il battaglione Monte Granero in arrivo dalla Sardegna,si costituisce per la Prima Brigata del CIL il 3° Reggimento Alpini. Sarà sciolto il 30 Settembre per formare il Reggimento di Fanteria speciale al comando del Colonnello Galliano Scarpa (su 2 btg alpini (Piemonte e L’Aquila) e uno di bersaglieri (Goito)) del Gruppo di Combattimento Legnano.
Aliquote di alpini costituivano inoltre reparti di salmerie e di servizi.
Il 31 Marzo 1944 il battaglione Piemonte, con un’ardita scalata notturna occupa di sorpresa Monte Marrone (mt 1805) ritenuto imprendibile dai tedeschi, e nei giorni seguenti difende la posizione dal contrattacco nemico. Di fatto questa azione con le successive occupazioni di Monte Mare e Monte Cavallo,forzò la linea Gustav sulla direttrice operativa della valle del Liri. Il 20 Luglio liberò Jesi. Il 19 Aprile 1945 conquistò quota 363 posizione chiave sul contrafforte tra la Val Zena e la Val Idice. Il 21 entra in Bologna, prosegue quindi coi reparti del Gruppo Legnano l’occupazione di grandi città del Nord sino alla fine delle ostilità.
Battaglione Piemonte - Medaglia d’Argento al VM (Campagna di liberazione 18/3/1944 - 8/5/1945)
"Costituito con elementi della Divisione  alpina Taurinense, che dai porti adriatici della Balcania riuscirono a raggiungere fortunosamente la Puglia dopo l'armistizio, partecipava a tutta la guerra di liberazione riconfermando la tempra intrepida delle genti della montagna. Alla gloria perenne delle nostre armi offriva due difficilmente pareggiabili esempi di fusione perfetta di perizia, valore e fortuna:prima a Monte Marrone, scalato di sorpresa per la ripida parete ed eroicamente difeso sull'orlo dell'abisso alle spalle;poi a quota 363 di Valle Idice,  strappata al nemico con una stoccata saettante e fulminea, spazzando la cerniera delle due Armate tedesche in Italia, donde poi traboccò su Bologna,"
Fonte dati vecio.it