Riportiamo il messaggio scritto dal dott. Giorgio Verbi sul portale dell'Associazione Nazionale Bersaglieri.
STRETTA DI MANO
Si può “raccontare” una stretta
di mano? Beh, il gesto in sé lo conosciamo tutti, tutt’al più se ne può
percepire il maggiore o minore vigore. Molteplici invece possono essere i
significati di questo gesto: soddisfazione per una nuova conoscenza,
riconciliazione, amicizia nata o rinnovata, fiducia, stima, suggello di un
accordo, e forse ci sta anche qualche ecc.
Non saprei peraltro dare un
significato particolare o una definizione precisa alla stretta di mano che mi
accingo a “raccontare”: forse si potrebbe definire come suggello fra persone di
buon senso di una situazione comunque già abbondantemente in atto.
Mi riferisco alla stretta di mano
genuinamente bersaglieresca avvenuta fra i Presidenti delle Associazioni Reduci
del LI Battaglione Bersaglieri AUC Montelungo Claudio Vigna e del 1°
Battaglione Bersaglieri Volontari “B. Mussolini” Giorgio Verbi: vale a dire fra
il rappresentante dei Reduci e Famigliari dell’Unità che si può definire la
pietra miliare del “nuovo” Esercito Italiano sorto all’ombra del Regno del Sud
dopo l’armistizio dell’8 settembre e quello dell’Unità che dall’ottobre 1943
fino all’aprile 1945 difese – invitta – i confini orientali d’Italia dalla
tentata invasione da parte dei partigiani di Tito, combattendo quindi contro un
avversario “diverso”, seppur collegato con gli Alleati, e riuscendo in
particolare a preservare l’italianità di Gorizia.
Molte le analogie fra i due
Battaglioni (dato per scontato il comportamento di grande valore dei
Bersaglieri di entrambe le Unità) a
cominciare dalla data di impiego: il LI in linea già il 9 settembre 1943 contro
i Tedeschi a Bari, per salvaguardare il porto, il “Mussolini” i cui primi
volontari si misero all’opera per la costituzione del Battaglione lo stesso 9
settembre 1943, raggiungendo poi in due riprese la zona di operazioni, nelle
Valli del Baccia e dell’Alto Isonzo, all’epoca in provincia di Gorizia, il 10 e
il 14 del mese successivo.
La situazione in atto cui facevo
riferimento più sopra si riferisce al superamento ufficiale di una
“classificazione” tra Bersaglieri di serie A e di serie B, a seconda delle
posizioni ideologiche di ciascuno, di Bersaglieri del Nord e del Sud, di
Bersaglieri – e più in generale di Forze Armate - che vanno (o andavano)
esaltati per aver combattuto su un fronte e quelli che invece andavano
denigrati e condannati per aver combattuto sull’altro fronte.
Una doppia stretta di mano sembra
possa essere il suggello – anche se non mancheranno i mugugni o gli
atteggiamenti di diffidenza se non di ostilità, su questo c’è da giurarci – di uno
stato mentale che prende atto di una verità tanto lapalissiana e scontata da
apparire quasi banale: i Bersaglieri che hanno combattuto indossando
un’uniforme con tanto di stellette, che hanno indossato lo stesso tipo di
cappello piumato, di fez o di elmetto, a sua volta piumato, che hanno servito,
spesso fino al supremo sacrificio, la loro unica Patria, l’Italia, che si sono
battuti – sempre con l’entusiasmo, la generosità, l’eroismo che hanno sempre
contraddistinto le truppe cremisi – all’ombra del Tricolore, beh…sono
Bersaglieri e basta.
Le assurde barriere ideologiche
“separatiste” – spesso e volentieri non disinteressate - non hanno mai voluto
tenere nella debita considerazione il fatto che la decisione presa da ciascun
Bersagliere, e più in generale da ogni militare, di schierarsi con il Regno del
Sud o con la Repubblica Sociale Italiana fu fatta in coerenza di una scelta
operata in determinate ed eccezionali condizioni, della quale ognuno si è
assunto la propria responsabilità di fronte alla Storia, alla Nazione ma
soprattutto di fronte alla propria coscienza, in ossequio quindi al proprio
personale senso dell’onore e all’interpretazione altrettanto personale del
“giuramento” a suo tempo prestato.
Ora forse è stata scritta la
parola “fine” ad atteggiamenti che in alcuni casi permangono antagonisti.
Analoghe iniziative di superamento delle “barriere” erano state già prese in
passato, anche per interessamento del Gen. Giuseppe Moiso, Reduce di
Montelungo, brillante Ufficiale Bersagliere arrivato al Grado di Generale di
C.A. Lasciato il servizio attivo, Moiso ricoprì numerose cariche sociali
dell’ANB, fra le quali quella di Consigliere Nazionale. In questo ambito
fraternizzò con l’avv. Arturo Salvatore Campoccia, Reduce del “Mussolini”,
primo Presidente di quella Associazione Reduci, e insieme avviarono
l’avvicinamento fra tutti i Bersaglieri.
Sono però state iniziative che
non hanno avuto presa ad ampio raggio e sono cadute nell’oblio. L’auspicio è
che sia definitivo nei risultati lo scambio di cui stiamo parlando, frutto di
una lunga serie di contatti avviati e condotti con rara sensibilità e grande
intelligenza dal Bersagliere Ing. Sandro di Russo, di Pescara, figlio di un
Bersagliere combattente del LI Battaglione AUC.
Lasciamo che a soffiare sul fuoco
delle polemiche, per quanto fruste, anacronistiche e basate sul nulla, o a
lanciare le solite accuse di revisionismo, siano certi politici e/o le
associazioni interessati a questo tipo di contrapposizioni.
La stretta di mano, oggetto di
questo commento, è stata in realtà doppia: la prima, sempre con gli stessi
protagonisti già citati, è avvenuta a Gorizia, il 13 ottobre dello scorso anno,
in occasione del Raduno dei Reduci e dei Famigliari del “Mussolini” che ha
celebrato il 70° anniversario delle costituzione del Battaglione; la seconda è
avvenuta a Mignano Montelungo, in provincia di Caserta, lo scorso 7 dicembre,
in occasione della celebrazione del 70° anniversario della mitica “battaglia di
Mignano Montelungo” che si combatté l’8 dicembre 1943, e a seguito della quale
la omonima cittadina è stata decorata di due Medaglie d’Oro, una al V.M. e una al
Merito Civile.
Particolare con un significato
del tutto particolare: la stretta di mano tra Vigna e Verbi è avvenuta, prima
della celebrazione ufficiale al Sacrario di Montelungo, davanti alla stele che
in localit
località SS 6 Casilina, al km. 153+ 600, nei
pressi cioè del Sacrario, rende omaggio al Ten. Rino Cozzarini, Medaglia d’Oro
al V.M., con una dedica che denota grande civiltà e apertura mentale in chi
l’ha voluta: “Per l’onore d’Italia - qui il 10 novembre 1943 – cadde il Tenente
dei Bersaglieri della RSI – Rino Cozzarini”.
Chi nutrisse ancora qualche
dubbio sulla questione che stiamo trattando in queste note, tenga bene a mente
questa dedica, chi l’ha realizzata e il rispetto di cui tuttora gode e ne
tragga le conseguenze.
Veneziano di nascita, volontario
a 18 anni nella guerra di Spagna e poi in un Battaglione “M” nella Seconda
Guerra mondiale, Cozzarini, sorpreso a Milano dall’armistizio e rientrato
immediatamente nella sua caserma di Caserta, che trovò deserta, non si rassegnò
agli eventi e riuscì a raccogliere attorno a se militari sbandati e volontari
di ogni età ed estrazione, prima formando un plotone, poi una compagnia, infine
- con una forza di circa 700 uomini - un Battaglione, denominato poi anch’esso
Battaglione Mussolini, inquadrato nelle Forze armate tedesche, e impiegato nel
settore operativo Falciano – Mondragone. Cadde in combattimento nella zona dove
appunto gli è stato dedicato il monumento.
Una stretta di mano, semplice ma
densa di significati, quella fra Vigna e Verbi, nessun pronunciamento di
amicizia, di affratellamento ecc., perché non era proprio il caso, non ce n’era
bisogno, la deposizione congiunta di una corona d’alloro.
Per il Raduno di Gorizia era
giunto un messaggio di adesione del Presidente Nazionale della nostra ANB Gen.
Marcello Cataldi. A Mignano Montelungo alla stretta di mano era presente il
Vice Presidente Nazionale ANB Gen. Mario Rezzoagli: evidentemente i vertici
della nostra Associazione Nazionale Bersaglieri con grande buon senso e
lungimiranza si sono rifatti all'encomiabile atteggiamento tenuto in proposito
dall'ANB che fin dal primo dopoguerra accolse nel proprio seno i...Bersaglieri,
appunto tutti i Bersaglieri, senza distinzione alcuna fra Nord e Sud.
Essere Bersaglieri, nell'animo e
nella mente, significa anche questo, senza bisogno di ulteriori commenti.
Ricordiamo con alcune foto quel giorno:
Nessun commento:
Posta un commento