lunedì 3 marzo 2014

STRETTA DI MANO - MIGNANO MONTELUNGO 7 DICEMBRE 2013

Riportiamo il messaggio scritto dal dott. Giorgio Verbi sul portale dell'Associazione Nazionale Bersaglieri.

STRETTA DI MANO
Si può “raccontare” una stretta di mano? Beh, il gesto in sé lo conosciamo tutti, tutt’al più se ne può percepire il maggiore o minore vigore. Molteplici invece possono essere i significati di questo gesto: soddisfazione per una nuova conoscenza, riconciliazione, amicizia nata o rinnovata, fiducia, stima, suggello di un accordo, e forse ci sta anche qualche ecc.
Non saprei peraltro dare un significato particolare o una definizione precisa alla stretta di mano che mi accingo a “raccontare”: forse si potrebbe definire come suggello fra persone di buon senso di una situazione comunque già abbondantemente in atto.
Mi riferisco alla stretta di mano genuinamente bersaglieresca avvenuta fra i Presidenti delle Associazioni Reduci del LI Battaglione Bersaglieri AUC Montelungo Claudio Vigna e del 1° Battaglione Bersaglieri Volontari “B. Mussolini” Giorgio Verbi: vale a dire fra il rappresentante dei Reduci e Famigliari dell’Unità che si può definire la pietra miliare del “nuovo” Esercito Italiano sorto all’ombra del Regno del Sud dopo l’armistizio dell’8 settembre e quello dell’Unità che dall’ottobre 1943 fino all’aprile 1945 difese – invitta – i confini orientali d’Italia dalla tentata invasione da parte dei partigiani di Tito, combattendo quindi contro un avversario “diverso”, seppur collegato con gli Alleati, e riuscendo in particolare a preservare l’italianità di Gorizia.
Molte le analogie fra i due Battaglioni (dato per scontato il comportamento di grande valore dei Bersaglieri di entrambe le Unità) a cominciare dalla data di impiego: il LI in linea già il 9 settembre 1943 contro i Tedeschi a Bari, per salvaguardare il porto, il “Mussolini” i cui primi volontari si misero all’opera per la costituzione del Battaglione lo stesso 9 settembre 1943, raggiungendo poi in due riprese la zona di operazioni, nelle Valli del Baccia e dell’Alto Isonzo, all’epoca in provincia di Gorizia, il 10 e il 14 del mese successivo.
La situazione in atto cui facevo riferimento più sopra si riferisce al superamento ufficiale di una “classificazione” tra Bersaglieri di serie A e di serie B, a seconda delle posizioni ideologiche di ciascuno, di Bersaglieri del Nord e del Sud, di Bersaglieri – e più in generale di Forze Armate - che vanno (o andavano) esaltati per aver combattuto su un fronte e quelli che invece andavano denigrati e condannati per aver combattuto sull’altro fronte.
Una doppia stretta di mano sembra possa essere il suggello – anche se non mancheranno i mugugni o gli atteggiamenti di diffidenza se non di ostilità, su questo c’è da giurarci – di uno stato mentale che prende atto di una verità tanto lapalissiana e scontata da apparire quasi banale: i Bersaglieri che hanno combattuto indossando un’uniforme con tanto di stellette, che hanno indossato lo stesso tipo di cappello piumato, di fez o di elmetto, a sua volta piumato, che hanno servito, spesso fino al supremo sacrificio, la loro unica Patria, l’Italia, che si sono battuti – sempre con l’entusiasmo, la generosità, l’eroismo che hanno sempre contraddistinto le truppe cremisi – all’ombra del Tricolore, beh…sono Bersaglieri e basta.
Le assurde barriere ideologiche “separatiste” – spesso e volentieri non disinteressate - non hanno mai voluto tenere nella debita considerazione il fatto che la decisione presa da ciascun Bersagliere, e più in generale da ogni militare, di schierarsi con il Regno del Sud o con la Repubblica Sociale Italiana fu fatta in coerenza di una scelta operata in determinate ed eccezionali condizioni, della quale ognuno si è assunto la propria responsabilità di fronte alla Storia, alla Nazione ma soprattutto di fronte alla propria coscienza, in ossequio quindi al proprio personale senso dell’onore e all’interpretazione altrettanto personale del “giuramento” a suo tempo prestato.
Ora forse è stata scritta la parola “fine” ad atteggiamenti che in alcuni casi permangono antagonisti. Analoghe iniziative di superamento delle “barriere” erano state già prese in passato, anche per interessamento del Gen. Giuseppe Moiso, Reduce di Montelungo, brillante Ufficiale Bersagliere arrivato al Grado di Generale di C.A. Lasciato il servizio attivo, Moiso ricoprì numerose cariche sociali dell’ANB, fra le quali quella di Consigliere Nazionale. In questo ambito fraternizzò con l’avv. Arturo Salvatore Campoccia, Reduce del “Mussolini”, primo Presidente di quella Associazione Reduci, e insieme avviarono l’avvicinamento fra tutti i Bersaglieri.
Sono però state iniziative che non hanno avuto presa ad ampio raggio e sono cadute nell’oblio. L’auspicio è che sia definitivo nei risultati lo scambio di cui stiamo parlando, frutto di una lunga serie di contatti avviati e condotti con rara sensibilità e grande intelligenza dal Bersagliere Ing. Sandro di Russo, di Pescara, figlio di un Bersagliere combattente del LI Battaglione AUC.
Lasciamo che a soffiare sul fuoco delle polemiche, per quanto fruste, anacronistiche e basate sul nulla, o a lanciare le solite accuse di revisionismo, siano certi politici e/o le associazioni interessati a questo tipo di contrapposizioni.
La stretta di mano, oggetto di questo commento, è stata in realtà doppia: la prima, sempre con gli stessi protagonisti già citati, è avvenuta a Gorizia, il 13 ottobre dello scorso anno, in occasione del Raduno dei Reduci e dei Famigliari del “Mussolini” che ha celebrato il 70° anniversario delle costituzione del Battaglione; la seconda è avvenuta a Mignano Montelungo, in provincia di Caserta, lo scorso 7 dicembre, in occasione della celebrazione del 70° anniversario della mitica “battaglia di Mignano Montelungo” che si combatté l’8 dicembre 1943, e a seguito della quale la omonima cittadina è stata decorata di due Medaglie d’Oro, una al V.M. e una al Merito Civile.
Particolare con un significato del tutto particolare: la stretta di mano tra Vigna e Verbi è avvenuta, prima della celebrazione ufficiale al Sacrario di Montelungo, davanti alla stele che in localit
 località SS 6 Casilina, al km. 153+ 600, nei pressi cioè del Sacrario, rende omaggio al Ten. Rino Cozzarini, Medaglia d’Oro al V.M., con una dedica che denota grande civiltà e apertura mentale in chi l’ha voluta: “Per l’onore d’Italia - qui il 10 novembre 1943 – cadde il Tenente dei Bersaglieri della RSI – Rino Cozzarini”.
Chi nutrisse ancora qualche dubbio sulla questione che stiamo trattando in queste note, tenga bene a mente questa dedica, chi l’ha realizzata e il rispetto di cui tuttora gode e ne tragga le conseguenze.
Veneziano di nascita, volontario a 18 anni nella guerra di Spagna e poi in un Battaglione “M” nella Seconda Guerra mondiale, Cozzarini, sorpreso a Milano dall’armistizio e rientrato immediatamente nella sua caserma di Caserta, che trovò deserta, non si rassegnò agli eventi e riuscì a raccogliere attorno a se militari sbandati e volontari di ogni età ed estrazione, prima formando un plotone, poi una compagnia, infine - con una forza di circa 700 uomini - un Battaglione, denominato poi anch’esso Battaglione Mussolini, inquadrato nelle Forze armate tedesche, e impiegato nel settore operativo Falciano – Mondragone. Cadde in combattimento nella zona dove appunto gli è stato dedicato il monumento.
Una stretta di mano, semplice ma densa di significati, quella fra Vigna e Verbi, nessun pronunciamento di amicizia, di affratellamento ecc., perché non era proprio il caso, non ce n’era bisogno, la deposizione congiunta di una corona d’alloro.
Per il Raduno di Gorizia era giunto un messaggio di adesione del Presidente Nazionale della nostra ANB Gen. Marcello Cataldi. A Mignano Montelungo alla stretta di mano era presente il Vice Presidente Nazionale ANB Gen. Mario Rezzoagli: evidentemente i vertici della nostra Associazione Nazionale Bersaglieri con grande buon senso e lungimiranza si sono rifatti all'encomiabile atteggiamento tenuto in proposito dall'ANB che fin dal primo dopoguerra accolse nel proprio seno i...Bersaglieri, appunto tutti i Bersaglieri, senza distinzione alcuna fra Nord e Sud.
Essere Bersaglieri, nell'animo e nella mente, significa anche questo, senza bisogno di ulteriori commenti.

Ricordiamo con alcune foto quel giorno:








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