Quelle che inseriremo alla fine di questo Post sono due immagini che parlano più di mille parole, sono due immagini che raccontano, meglio del miglior narratore, a che livello è arrivata la memoria in Italia.
Raccontano, in maniera indelebile, quello che ci vorrebbero far passare per Onorare e Ricordare.
Chiaramente se l'idea o il gesto che vi raccontiamo non fosse condizionato da fatti storici e dal sacrificio di tante vite per ideali di libertà diremmo che ognuno è libero di pensarla come vuole e di agire come vuole, ma c'è di mezzo il rispetto degli altri... già gli altri, ma chi sono questi altri?
Chiaramente se l'idea o il gesto che vi raccontiamo non fosse condizionato da fatti storici e dal sacrificio di tante vite per ideali di libertà diremmo che ognuno è libero di pensarla come vuole e di agire come vuole, ma c'è di mezzo il rispetto degli altri... già gli altri, ma chi sono questi altri?
Questi altri, sono i reduci?
Un reduce, secondo il Dizionario Garzanti è:
pl. -ci
che, chi è ritornato da poco nei suoi luoghi dopo aver svolto o essere stato coinvolto in un’attività, una situazione rischiosa lontano da essi; in particolare, che, chi è ritornato da una guerra: essere reduce da una brutta avventura; i reduci dalla prigionia; un raduno di reduci di guerra | che, chi è uscito da un’esperienza difficile, sgradevole: è reduce da una seria malattia
che, chi è ritornato da poco nei suoi luoghi dopo aver svolto o essere stato coinvolto in un’attività, una situazione rischiosa lontano da essi; in particolare, che, chi è ritornato da una guerra: essere reduce da una brutta avventura; i reduci dalla prigionia; un raduno di reduci di guerra | che, chi è uscito da un’esperienza difficile, sgradevole: è reduce da una seria malattia
Etimologia: ← dal lat. redŭce(m), deriv. di reducĕre ‘ricondurre’, comp. di re- ‘indietro’ e ducĕre ‘condurre’.
Quindi, appurato chi è un reduce e considerato che stiamo parlando della Seconda Guerra Mondiale, si tratta di persone che sono tornate dalla Guerra, dopo averla fatta.
A noi non importa se vinta a o persa, hanno obbedito a degli ordini, onorato la propria patria ed il proprio giuramento.
A noi non importa se vinta a o persa, hanno obbedito a degli ordini, onorato la propria patria ed il proprio giuramento.
E cosa fanno i Reduci quando tornano e quando di nuovo c'è la pace?
Normalmente si ritrovano tra di loro, creano associazioni e poi, come gesto immediato, si ricordano dei loro compagni caduti in battaglia, di coloro che non ce l'hanno fatta.
Vivono la loro esistenza nel ricordo dei momenti vissuti accanto a soldati che diventavano amici nel più profondo del significato, erano gli amici che ti coprivano le spalle, gli amici che dividevano il pane o la sigaretta, gli amici che hanno visto gridare e morire a volte dilaniati a volte con un solo piccolo foro da cui non usciva nemmeno sangue.
Questo rapporto di amicizia, che si forma in battaglia, questo donare la propria vita all'altro, questo aiutarsi reciprocamente nelle difficoltà, crea un unione che noi non possiamo capire.
Vedere il nemico che ti sta per uccidere e poi vederlo cadere, perché un fratello in armi è arrivato in tuo aiuto, crea un legame che noi non possiamo percepire.
Vedere il nemico che ti sta per uccidere e poi vederlo cadere, perché un fratello in armi è arrivato in tuo aiuto, crea un legame che noi non possiamo percepire.
Negli occhi lucidi di un Reduce scorrono milioni di immagini, belle e brutte, scorrono le atrocità e i gesti eroici, scorre il dolore, scorre la forza, scorrono i ricordi, le parole, le grida, scorre il sangue che sa di polvere da sparo tanto ne hanno respirata i polmoni.
I reduci, quando si ritrovano, vanno nel luogo dove riposano i loro fratelli caduti, che noi chiamiamo Sacrario.
Secondo il Dizionario Treccani, al punto 3, il Sacrario è:
3. Cappella o ambiente in cui sono raccolti i resti o i ricordi di persone benemerite della patria: il s. dei caduti.
Resti o Ricordi....
E quale ricordo migliore che una targa, posta da coloro che sono tornati, che rende gli onori a coloro che sono caduti?
E' un messaggio; "noi siamo qui, siamo salvi, ci siamo ancora, grazie per quello che avete fatto".
E' un messaggio che rimane, è un messaggio che fa capire a tutti che nulla è andato perso di quella esperienza, fa capire che ci sono persone che ricordano e che onorano; è un segno, un graffio sulla roccia, che resta indelebile nel tempo.
we well remember, "noi ricordiamo bene" scrivono gli Inglesi, per i loro caduti della Prima Guerra Mondiale, lo scrivono in centinaia di targhe che mettono ovunque a ricordo di quello che è stato e per coltivare la memoria, affinché resti.
E noi?
Noi, preoccupati dal proliferare di targhe, che possono deturpare l'immagine dei nostri Sacrari, le facciamo togliere a monito di tutti!
Che nessuno deturpi con i ricordi il bianco marmo dei sacrari!
E giù con i martelli a togliere targhe poste dopo la guerra. Martellate sui ricordi dei reduci dei Bersaglieri, degli Alpini della Julia, dei reduci della Folgore, martellate ai reduci della marina e dei fanti tutti.
Che nessuno deturpi con i ricordi il bianco marmo dei sacrari!
E giù con i martelli a togliere targhe poste dopo la guerra. Martellate sui ricordi dei reduci dei Bersaglieri, degli Alpini della Julia, dei reduci della Folgore, martellate ai reduci della marina e dei fanti tutti.
Hanno combattuto contro le manganellate di ieri e vedono ricevere martellate oggi sui loro ricordi, attaccati in un sacrario.
Il destino di questi soldati non cambia; mandati in una guerra più grande di loro, con mezzi e risorse scarse, abbandonati in Russia, abbandonati in Africa ed in Grecia, sono sopravvissuti in pochi e vogliono lasciare un ricordo di ottone del loro passaggio, ricordarsi dei vivi e dei morti, prima di scomparire per sempre anche loro.
Senza queste targhe non sapremo più, perderemo la memoria del loro passaggio, della loro esistenza dopo la guerra, i ragazzi che verranno domani, non sapranno che sono tornati da quell'immane tragedia, ma soprattutto vedranno che negli anni non è passato nessuno...
In aiuto a tutto questo chi ha fatto togliere le targhe, chi ha deciso di martellare, chi considera orpelli fastidiosi quei riquadri di ottone ed è preoccupato se dei bambini delle elementari magari decidono di mettere una targa per i propri nonni, dopo averne studiato la storia, acquista dei cavalletti, come Armani telefona alle modelle, li sceglie belli e robusti e poi, poco prima della manifestazione, quando arrivano tutti i reduci, ci pone sopra le targhe staccate, così sono contenti e la piantano di frignare e piangere.
Si muovono queste targhe sul sacrario, "stanno meglio qui?" "o forse qui?" " se mi metto seduto qui si vedono?" "vengo bene in foto?" ...
E come le modelle sulla passerella le vediamo sfilare, dietro ai reduci, seduti ormai in pochi.
Dai, ancora un paio di anni e non serve più di farle uscire, nessuno si ricorderà di loro e se qualche rompiscatole le chiede ancora, e le vuole rivedere, le rifacciamo sfilare.
Grazie, veramente geniale, la memoria "prêt-à-porter" il "made in Italy" apprezzato in tutto il mondo.
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