Quando vai a trovare un Reduce, non è solo per un doveroso saluto, per il rispetto che hai che per quella persona e per tutto quello che rappresenta.
Quando suoni alla porta di un Reduce e questa si apre, varchi una soglia che è quella della storia, con essa si apre un mondo di ricordi e la persona che hai davanti a te ha scritto la storia.
E' la Storia che leggi nei libri, quella che leggi nelle targhe nei sacrari, quella che vedi nei filmati in bianco e nero che con passione archivi e rivedi, è la Storia.
Passare del tempo in sua compagnia è come sfogliare le pagine di un libro, è precipitare nei fatti bellici e nella vita di quei giorni, come se fossero accaduti ieri.
Impressiona a volte la semplicità con la quale, mentre si prende un caffè e si chiede quanto zucchero si desideri, i racconti ripartano da quella tragica mattina, o da quel ponte attraversato sotto i colpi dei mortai, ogni particolare è vivo nella mente del reduce; la guerra, nella sua tragicità, ha la capacità di fissare nella mente del soldato, in maniera indelebile, tutte le immagini e le emozioni vissute, una ad una e queste ritornano come un fiume in piena, quando i suoi occhi diventano rossi e lucidi e le sue mani iniziano a gesticolare ripercorrendo azioni, movimenti e grida.
L'incontro avuto qualche giorno fa dal nostro Vice Presidente con Giorgio Carducci, reduce del LI° Btg. Bersaglieri è stato tutto questo ed i suoi ricordi e la sua gioia per aver vissuto un pomeriggio con la Storia ci sono stati trasmessi la sera stessa con una mail e con delle immagini che Giorgio Carducci vuole condividere con tutti noi.
La prima è quella del suo tesserino, del Primo Raggruppamento Motorizzato, una rarità, la seconda è la poesia scritta da suo nipote, colpito dai racconti del nonno ed in particolare dal racconto della grande amicizia che aveva con Sergio Corvino, giovane bersagliere, che ha visto morire al suo fianco, colpito da una scheggia di mortaio, la terza è la foto del suo amico, Sergio.
A distanza di decine di anni, tornando a casa di Giorgio Carducci, l'amicizia con quel Bersagliere è immutata e indelebile nel tempo è ferma ai giorni trascorsi insieme ed a quel tragico istante.
Noi andiamo ad ascoltare Lui e Lui ci racconta di un'altro che non è tornato, perchè nel suo cuore pensa che ne abbia più diritto, è questa la grandezza di questi uomini, di questi Bersaglieri, passati attraverso la Seconda Guerra Mondiale e giunti fino a noi.
Vi riportiamo, tra le immagini, quella di Giorgio Carducci davanti la Sala della Memoria, rimase in silenzio, con i suoi ricordi, l'immagine era troppo forte per lui e ognuna di quelle croci bianche era per lui un volto, un racconto, una situazione vissuta.
Prima di avvicinarsi, chiese alla figlia il cappello piumato, lo indossò e riprese ad avvicinarsi alla Sala, dando ad ognuno di noi il significato più profondo che hanno quelle piume al vento.
Il suo amico, Sergio Corvino
Giorgio Carducci visita la Sala della Memoria
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