In questo giorno, nel quale ricordiamo l'avvenuta liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo, ci torna subito il pensiero a quanti non videro quel giorno, ma furono i primi a credere in quel Secondo Risorgimento Italiano.
Insieme a loro ricordiamo i fanti, i marinai, gli aviatori che videro quel 25 aprile del 1945 ed i nostri Bersaglieri, che ci hanno fatto compagnia per tanti anni, fondando l'associazione e dando il via ad una storia che dura ancora oggi e che ci sarà anche domani, perchè i messaggi che ci hanno lasciato accompagnano il presente e le generazioni future che vivranno all'interno dell'Associazione LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo 1943".
Ed è proprio in un giorno come questo, dove spesso si dimenticano i soldati dei gruppi di combattimento Italiani, che noi dedichiamo a tutti Voi alcune delle frasi che quei ragazzi del Secondo Risorgimento Italiano ci hanno lasciato; e per ultima la frase di un partigiano, impiccato a Berlino l'8 settembre del 1943, ne abbiamo fatto il nostro credo dal primo momento in cui l'abbiamo letta.
Quindi vi lasciamo alle loro frasi, alle foto dei nostri padri fondatori che erano a Bologna in quel 25 aprile del '45 e a quella frase in cui crediamo di più, che ci fa vivere ogni giorno come se fosse il 25 aprile.
Ciao
Dal portafoglio del sottotenente Giancarlo Gay, caduto sulle rocce di Montelungo mentre assaltava un nido di mitragliatrici, appariva un lembo di tricolore con la scritta:
“Anima
mia!”
Mario Cheleschi, nel suo testamento scritto il 30 Novembre del 1943 prima della partenza per il fronte, scriveva:
“Lascio da uomo questa vita, non inquieto ma sereno,
il Mistero dell’al di là è tanto grande!”
Giuseppe Cederle, 25 anni. Chiese di andare in prima linea con i suoi ragazzi al comando di un plotone. La citazione della sua medaglia d’oro dice:
Sotto micidiale tiro di mitragliatrici e bombe a mano, con un braccio fracassato, incitava i suoi uomini a sostenere il contrattacco nemico gridando:
Colpito a morte, trovava ancora la forza di trarre da sotto la giubba una bandiera tricolore, che scagliava in un supremo gesto di sfida contro il nemico, additandola ai suoi soldati perché la portassero avanti.
I “bocia diciottenni” Bornaghi, Luraschi, Morelli, Santi, Sibilia.
Erano ragazzi dell’Accademia navale di Brindisi, fuggiti per arruolarsi volontari nel Cinquantunesimo Bersaglieri per servire la Patria, per liberare la nazione. Si unirono a quel gruppo di bersaglieri, patirono la fame ed il freddo come gli altri, ma non videro l’Italia libera, caddero tutti la mattina dell’8 Dicembre nel primo attacco dei Bersaglieri a Monte Lungo.
Dario Sibilia, Bersagliere del LI btg. Bersaglieri A.U.C., appunti trovati nel suo zainetto accanto al corpo.
"Guardo con profondo dolore la situazione nazionale e internazionale della mia Patria e vengo a queste conclusioni. Per il momento bisogna buttare a mare ogni idea di partito, ogni idea personale, per pensare, essenzialmente, a poter salvare il salvabile della nostra Patria….Quindi il comportamento nostro (primo nucleo di forza al loro servizio) deve essere ammirabile, i morti che verranno saranno dei veri e puri eroi, che daranno il loro sangue per questa Patria tanto martoriata ed afflitta"
"La mia vita deve essere spesa esclusivamente al servizio della mia Patria, del mio Re. Per questo, solo per questo, ho lasciato il certo per l'incerto. Voglio combattere, voglio dare anch'io il mio modesto contributo alla mia Patria ridotta in sì pietose condizioni. Voglio incominciare, a diciott'anni, la mia vita al sacrificio, per poi spenderla, sempre e costantemente, per la ricostruzione dell'Italia."
Non dimenticate.
Vi chiedo una sola cosa:
se sopravvivete a questa epoca non dimenticate.
Non dimenticate né i buoni né i cattivi.
Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono
caduti per loro e per voi.
Un bel giorno oggi sarà il passato e si parlerà di una
grande epoca e degli eroi anonimi che hanno creato la storia.
Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi.
Erano persone, con un nome, un volto, desideri e speranze, e il dolore dell
'ultimo fra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome
resterà.
Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini come
persone che abbiate conosciuto, come membri della vostra famiglia, come voi
stessi.
Julius Fucik eroe e dirigente della Resistenza cecoslovacca, impiccato a Berlino l’8 settembre 1943
Agli ultimi fra gli ultimi, buon 25 aprile.
Ass. LI Btg. Bersaglieri AUC "Montelungo 1943"
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