Sembrava assurdo qualche domenica
fa, seguire una traccia, un ricordo sbiadito dal tempo, che narrava di un
camion e di una jeep nascosti in una grotta a pochi chilometri da Roma.
Ma la passione non si ferma a
ragionare tanto su queste cose e quando l'ho detto a Marco Presti, presidente
dell'associazione HighWay Six e socio del cinquantunesimo la risposta è stata
una sola... quando andiamo?
La cosa incredibile è che quando
stavo parlando con lui al telefono avevo da poco messo un cd di varie musiche
da film (di guerra naturalmente) e stava andando il brano "Band of
Brothers Requiem (voice)... sorrisi e pensai che forse era la volta buona che
ritrovavo in quel fosso profondo il camion e la jeep che vidi tanti anni fa, da
ragazzo, in una passeggiata in cerca di un laghetto e di una piccola cascata.
Partimmo in una domenica assolata
e calda, condizione peggiore per la zona dove saremmo dovuti andare, ci davano
una mano nelle ricerche due amici a cavallo, altra condizione sfavorevole perché
sia io che Marco eravamo appiedati.
Il caldo era opprimente e non si
respirava, la zona era infestata di zanzare in cerca di sangue umano e credo il
mio gli piacesse particolarmente, ogni tanto spuntava dalla boscaglia, tra i
rami e gli spini qualche gruppetto di ciclisti in mountain bike, chiedevamo
informazioni a loro sulle grotte ma ci dicevano solo del laghetto e di come
arrivarci.
Nella mia memoria ricordavo solo
una salita, un piccolo pianoro, degli ulivi ed una serie di grotte, dove nella
più grande giaceva un GMC intatto ed una Jeep Willys ed altre cose di cui non
ricordavo bene.
La strada percorsa diventava
sempre più lunga mentre l’orologio segnava orari di calura piena, ormai le speranze
erano ridotte al lumicino.
Avevo trovato solo dei chiodi
medievali gettati nella scarpata insieme ai calcinacci dai soliti ignoranti incivili
di cui questo paese è pieno, che non capiscono non solo le cose che buttano ma
i danni che arrecano all’ambiente.
Tutta la zona era abbandonata
eppure era piana di tracce romane e medievali che se le avessero avute in
Belgio, ci avrebbero sfamato l’intera regione.
Continuammo ancora per un po’,
fino a trovare il laghetto e la speranza iniziò di nuovo a tornare; la memoria
non mi stava tradendo e decidemmo di prendere una strada sterrata in salita
(molto in salita) che si avvicinava ad un grande costone di tufo, raggiunto
iniziammo a trovare le prime grotte ed i primi reperti assolutamente bellici,
dei fusti di benzina, dei ganci di traino ed altro materiale troppo in
profondità nelle grotte per essere decifrato al meglio.
Proseguimmo su quella stradina
quando il muso inconfondibile di un camion alleato uscì dalla boscaglia, era lì
da 70 anni e lo avevo ritrovato dopo averlo visto la prima volta 28 anni fa!
Qualcuno lo aveva tolto dalla grotta che ora risultava chiusa da un cancello di
ferro e lasciato a marcire all’aria aperta, ma lui aveva resistito, ed era li.
Per un appassionato di mezzi
storici, come è Marco Presti, la vista di un GMC in quella boscaglia è un
emozione diversa dalla mia, la sua vista ne studiava i particolari, la
conservazione, le parti meccaniche, io mi limitavo a guardarlo in generale, mi
stupiva la conservazione della sua stella e delle scritte USA nella parte
anteriore. I fari sembravano occhi lucidi e vivi che ci dicevano “portatemi via
da qui, sono vivo!” ed il motore sembrava intatto, come pronto a partire per
uscire da quel fosso dove lo avevano abbandonato.
Restammo qualche minuto a
guardarlo mentre un serpente enorme, di quasi due metri, strisciava a pochi
metri da noi, entrando nella grotta da un grande foro nel muro.
Lasciammo il GMC, ma non fu un
addio ma un arrivederci perché ci siamo promessi di tornare a trovarlo il
prossimo inverno, forse in una missione recupero. Non si può dire di nò a quei
fari così lucenti…
Buona visione.
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