Da questo Blog, inviamo un saluto Bersaglieresco al nostro nuovo socio:
Principe Maurizio Gonzaga del Vodice
Discendente di una delle massime storiche famiglie del patriziato italiano, stirpe di ferrei uomini d'arme e forti condottieri fino dal Medio Evo ma anche di "martiri della carità" come San Luigi Gonzaga.
Ricordiamo da questo Blog il nonno ed il padre, due figure importanti della storia Italiana.
Maurizio Ferrante Gonzaga
Allievo della scuola militare nel 1879, prestò giuramento di
fedeltà in Alba nel 1881 in qualità di sottotenente. Nominato capitano nel 1889
e dieci anni più tardi maggiore, venne promosso nel 1906 tenente colonnello e
capo di stato maggiore della divisione militare di Livorno.
Fu inviato nel 1909 presso il comando del quarto corpo
d'armata di stanza a Genova agli ordini del generale Luigi Cadorna e partecipò
nel 1913 alla guerra italo-turca in Tripolitania e Cirenaica, venendo nominato
colonnello e comandante del reggimento misto di fanteria con sede a Tobruk. Fu
quindi promosso a maggiore generale e nominato a vice-governatore della
Cirenaica.
Rientrato in Italia presso l'intendenza del secondo corpo
d'armata durante la prima guerra mondiale, alle dipendenze del generale Pietro
Frugoni organizzò le truppe destinate al fronte. Il 24 ottobre 1915 gli venne
affidato il comando della 9ª divisione di fanteria. Combatté nella battaglia
del Podgora e a Tonezza, arrestò la marcia del nemico in Val d'Astico e
sull'Isonzo e conquistò il monte Cimone nel luglio 1916.
Partecipò alla battaglia di Caporetto (24 ottobre 1917),
sbarrando l'avanzata nemica sul Natisone, ma venne gravemente ferito a un
ginocchio e alla mano destra dallo scoppio di una granata, rimanendo mutilato
di tre dita della mano destra. Venne quindi trasferito all'ospedale militare
di Udine dove lo raggiunse la moglie che lo riportò in auto a Genova, evitando
la cattura da parte degli austriaci, entrati ad Udine la mattina del 28
ottobre. A Genova rimase ricoverato presso l'ospedale Mackenzie fino all'agosto
del 1918. A Stupizza intanto, gli era stata assegnata su interessamento del re,
la seconda medaglia d'oro.
Incaricato di mantenere l'ordine alla conferenza di pace di
Genova, evitò dimostrazioni di piazza. Dal febbraio 1919 fu comandante della
divisione militare territoriale di Genova. Fu quindi promosso a comandante di
corpo d'armata, assumendo il comando a Firenze e fu nominato senatore del
Regno.
A Firenze si impegnò per l'edificazione di un monumento in
onore della "madre italiana" che pensava di collocare in una cappella
della chiesa di Santa Croce.
Il 3 settembre del 1925 Benito Mussolini lo nominò comandante
supremo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Dopo poco
più di un anno si ritirò a vita privata, sebbene avesse avuto dal re un
ufficio presso il Ministero della guerra.
A Roma riordinò gli scritti del suo archivio ed arredò il
proprio appartamento romano in Prati. Nel 1932 fu creato marchese di Vodice con
Regio Decreto del 29-12-1932 e il riconoscimento della qualifica di “Altezza
Serenissima”.
Morì nella sua casa romana il 24 marzo 1938. Nel 1941 il
governo gli fece edificare un mausoleo sul Vodice, ora in Slovenia, ma a causa
della seconda guerra mondiale non poté esservi tumulato e riposa in una tomba
familiare del cimitero del Verano a Roma, insieme al figlio Ferrante Vincenzo
Gonzaga.
Ferrante Vincenzo Gonzaga
Laureato a Torino in ingegneria, si arruolò nella 222ª
brigata di artiglieria costiera.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre i tedeschi
avviarono l'operazione Achse che prevedeva il disarmo di tutti i reparti
italiani in armi.
In località Buccoli, nel comune di Eboli il generale Gonzaga
fu raggiunto con il proprio reparto da un raggruppamento tedesco comandato dal
maggiore Alvensleben che gli intimò la resa.
Gonzaga rifiutò di arrendersi
gridando ai propri uomini: "Un Gonzaga non si arrende mai".
Impugnata la propria pistola fu però falciato con una raffica di mitra. Lo
stesso maggiore Udo von Alvensleben espresse poi ammirazione per il coraggio di
Gonzaga.
Fu decorato con medaglia d’oro al valore militare, medaglia
d’argento al valor militare, due medaglie di bronzo al valor militare, medaglia
d’argento al valor militare di marina e croce di guerra al valor militare.
MOVM
«Generale comandante di una divisione costiera, avuta
notizia della firma dell’armistizio tra l’Italia e le Nazioni Unite, impartiva
immediatamente gli ordini del caso per opporsi ad atti ostili da parte delle
truppe germaniche, pronto a tutto osare per mantenere fede alla consegna
ricevuta dal Governo di S.M. il Re. Mentre si trovava con pochi militari ad un
osservatorio, invitato da un ufficiale superiore germanico — scortato da truppa
armata — ad ordinare la consegna delle armi dei reparti della Divisione,
opponeva un reciso rifiuto. Minacciato a mano armata dall’ufficiale germanico, insisteva
nel suo fermo atteggiamento e portando a sua volta la mano alla pistola,
ordinava ai propri dipendenti di resistere con le armi alle intimazioni
ricevute, quando una scarica di moschetto automatico nemico l’uccideva
all’istante. Chiudeva così la sua bella esistenza di soldato, dando mirabile
esempio di elevate virtù militari, cosciente sprezzo del pericolo, altissimo
senso del dovere.»
Salerno, 8 settembre 1943
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